Gian Antonio Stella Corriere della Sera, 09/05/2002, 9 maggio 2002
Un Parlamento chiuso per mancanza di argomenti, Corriere della Sera, giovedì 9 maggio 2002 Il funzionario incaricato dalla Regione Sicilia di contare i vulcani isolani (un incarico massacrante: Etna, Stromboli, Strombolicchio
Un Parlamento chiuso per mancanza di argomenti, Corriere della Sera, giovedì 9 maggio 2002 Il funzionario incaricato dalla Regione Sicilia di contare i vulcani isolani (un incarico massacrante: Etna, Stromboli, Strombolicchio...) è da martedì affiancato da altri lavoratori inchiodati all’ozio forzato: i deputati regionali. La mitica Ars ha infatti deciso di sospendere le sedute perché, varata due settimane fa una leggina per votare anche il lunedì e un’altra per rimuovere le ultime baracche del terremoto di Messina del 1908, non aveva più una sola legge in calendario (mai visto nella storia patria) da poter discutere in aula. Che senso c’era dunque ad andarci? Il presidente regionale Totò Cuffaro, che solo la settimana scorsa se l’era presa con l’’Economist” accusandolo di essere «superficiale» per aver definito la Sicilia «il Terzo mondo dell’Europa», non ha potuto rimediare con qualche provvedimento istantaneo alla figuraccia: è infatti in Argentina, dove ha inaugurato in pompa magna una Casa dei Siciliani. Salvatore Cintola, capogruppo dell’Udc, lo stesso partito di Zu Totò, ha però ammesso in una lettera di denuncia a tutti i colleghi della maggioranza che, al termine del primo anno di legislatura, il bilancio è sconfortante: « venuta meno una reale e fattiva azione legislativa». Colpa dell’opposizione? Tesi dura da smerciare: la Casa delle Libertà può infatti contare, nell’Assemblea regionale siciliana, su numeri paragonabili solo a quelle plumbee alleanze dei comunisti bulgari o slovacchi coi finti partiti dei contadini: 63 deputati contro 27. Il che non è bastato neppure a condurre in porto la legge di bilancio se non con la miseria di 41 voti e all’alba del 15 marzo (dopo due mesi e mezzo di esercizio provvisorio) e solo grazie al fatto che quelli della sinistra, stremati sui banchi e paghi di alcuni compromessi, non si erano accorti che uscendo loro dall’aula sarebbe mancato per l’ennesima volta il numero legale. «A chi interessa accreditare l’immagine di una isola alla deriva?» ha chiesto Cuffaro, indignato coi giornali sempre pronti ad «attacchi interessati». Risposta non semplicissima. Negli ultimi mesi il cammino della sua amministrazione è stato infatti piuttosto travagliato. Prima le accuse dell’assessore alla Sanità Ettore Cittadini, che denunciò in commissione di essere assediato da insostenibili pressioni per nominare gente scadente e raccomandata (talvolta pregiudicata) ai vertici delle Asl. Poi le polemiche sui dolorosissimi ticket imposti da un extradeficit sanitario di circa 650 milioni di euro. Poi le manifestazioni di piazza dei dipendenti regionali riottosi a digerire l’amaro boccone di una inedita austerity sul fronte delle pensioni baby, che ha visto nei primi quattro mesi di quest’anno andarsene 20 persone per vecchiaia e 721 (tra i quali anche donne nate nel 1962) per anzianità. Per non parlare delle risse sulla pioggia di nomine (il responsabile dell’ufficio trasparenza Lino Buscemi ha scoperto che neppure una volta negli ultimi anni i presidenti di enti e organismi regionali hanno rispettato l’obbligo d’una relazione all’Ars, pena l’automatica decadenza) e dello scandalo scoppiato sull’assessore al territorio Bartolo Pellegrino. Beccato da una intercettazione ambientale a una riunione di presunti mafiosi di Monreale mentre parlava dei carabinieri chiamandoli «sbirri». Un termine che secondo lui, assolto dai colleghi di maggioranza, «ha un’accezione positiva». Tema: possibile che in una regione così sofferente, dove i problemi sul solo fronte dell’acqua sono tali che ad Agrigento hanno chiuso il liceo classico e lo scientifico perché i cessi erano immondi e certi paesi fanno le processioni alla Madonna perché i rubinetti buttano ogni venti giorni, non ci siano leggi urgentissime da dibattere e approvare? Al punto di costringere il presidente dell’Ars Guido Lo Porto a convocare l’aula per giovedì prossimo sperando che per quella data, «le commissioni facciano in tempo ad approvare qualche testo da esaminare»? I responsabili del vuoto produttivo, spiega Salvatore Cintola, ci sono e hanno nome e cognome: «I deputati delle province più lontane si fanno vedere sempre meno». Tirati in ballo, costoro contestano: falso! Ricordate le reazioni alla denuncia dei giornali il giorno che l’Assemblea regionale fu chiusa il 18 dicembre per essere riaperta il 12 febbraio dopo un «ponte» che univa Natale al Capodanno e il Capodanno al Carnevale per un totale di sette settimane? Dissero che l’accusa era qualunquista: «In quel periodo sgobbavano le commissioni». Oggi siamo in grado di fare un confronto. A parte l’assenteismo di deputati come l’azzurro Franco Catania, che ha dato buca nell’83 per cento dei suoi appuntamenti, le cinque principali commissioni siciliane (affari istituzionali, bilancio, lavoro, ambiente e sanità) si son riunite in media, in un anno, 34 volte. Contro le 146 di ognuna delle 14 commissioni di Montecitorio. Immaginiamo già la replica: ma l’Ars ha lo statuto del Senato! Bene. Sapete quante volte è stata aperta la Sala d’Ercole a Palazzo dei Normanni dal 25 luglio in cui iniziò la legislatura? Risposta: 54. Contro le 162, nello stesso periodo, di Palazzo Madama. Gian Antonio Stella