Aldo Cazzullo La Stampa, 08/05/2002, 8 maggio 2002
Pim, i suoi boys e le serate maledette, La Stampa, mercoledì 8 maggio 2002 Rotterdam. Il bar si chiama ”Boys”
Pim, i suoi boys e le serate maledette, La Stampa, mercoledì 8 maggio 2002 Rotterdam. Il bar si chiama ”Boys”. Lui veniva quand’era solo, a volte in taxi, a volte in bicicletta (casa sua è a 400 metri). Orario: 14-24. La bandiera arcobaleno, il bancone per le birre, la tendina, i video; il distributore di sigarette, quello dei preservativi. Ragazzi giovani, boys appunto. Efebi, come il suo autista. Maghrebini, come quelli di cui vantava la conoscenza in tv, al dibattito con l’imam di Rotterdam: «Lei che ne sa degli islamici?». «Mi creda: parecchio». Quand’era in coppia, mai con lo stesso uomo, andava allo Schaft, bar al pianterreno, sauna al primo piano. Ingresso: 12,5 euro. Culturisti con gli occhi azzurri e i capelli rasati, come lui. Anche qui, più giovani dei suoi 53 anni. «Certo che conoscevamo Pim. Vuol sapere cosa veniva a fare? La dark room è di là». Per le serate maledette: in riva al fiume Maas, nel Rosetuin, il roseto del Meuzeumpark, nome gentile, incontri casuali. Quand’era con amici, entrava nella discoteca a fianco, il Kay Palace, primo locale gay della città dei portuali e della socialdemocrazia, aperto trent’anni fa. Gli piaceva il contrasto tra i tubi colorati tipo Beaubourg e i lampadari di cristallo; detestava però la finta radica del bar. Tutti quei palloncini colorati, poi: che cattivo gusto. Così aveva deciso di comprarlo, ribattezzarlo ”Palace on the Maas” e ridisegnarlo, ma non si è messo d’accordo sul prezzo. Del locale. «Certo che conoscevamo Pim. Non la pensavamo come lui. Non siamo fascisti, ma neppure Pim lo era. Era uno dei nostri, e questo ci basta per piangerlo». Non erano fascisti, almeno non in senso tecnico, neppure le centinaia con camicie verde militare e orecchini che l’altra notte hanno tentato un improbabile assalto al palazzo del governo all’Aja, la capitale più raccolta curata silente d’Europa, che al confronto Berna pare Bangkok. Respinti. Certo non sono fascisti e tranne eccezioni neppure gay le migliaia di persone in fila attorno alla casa di Burger Plein, ribattezzata da un cartello appeso a un albero ”Piazza Pim Fortuyn. Caduto per la patria e per l’onore”. Potrebbe essere uno dei nostri girotondi: zaini, tailleur, orsacchiotti e coniglietti di pezza da lasciare al cancello. Nessuno parla, qualcuno fuma. Non un segno che richiami la politica, meno ancora la destra: solo fiori, girasoli, rose, tulipani, ovviamente i tulipani. Lapide con Cristo portacroce, ritratto di Oscar Wilde, bottiglia di beaujolais nouveau. Pianti. Tenerezza per i cagnolini Kenneth e Clara, che all’una escono con l’efebo per la passeggiata. Le Pen, cui Fortuyn detestava essere paragonato, ha una cameriera nera con crestina, due dobermann e vicini miliardari. I vicini di Pim (così lo chiamano tutti) sono venticinque sans papiers. In casa - una di quelle case che sembrano dipinte da Vermeer, mattoni a vista, tetto a graticcio - non aveva stampe settecentesche ma installazioni di arte contemporanea, nessun ritratto di Giovanna d’Arco ma dei suoi amici (nudi), e poi migliaia di libri di cui almeno dieci suoi, ieri in vetrina in tutte le librerie di Rotterdam (titoli: L’Olanda soffoca, Contro l’islamizzazione della nostra culura, L’Europa senz’anima). Mai portato nulla di banale: vestiti pensati da sarti italiani, papillon, cachecol. In un dibattito tv, non quello con l’imam, aveva irriso gli altri leader di partito: «Ma guardatevi, sembrate in divisa!». Ex marxista, ex democristiano. Aveva anche una laurea e una cattedra, sociologia, a Groeningen. Decisamente, non era il Le Pen olandese. Uno dei mille in coda ha un cartello con la sua foto accanto a Martin Luther King, Malcolm X, John Kennedy. Non le sembra di esagerare? «No. Siete voi giornalisti che avete esagerato. Spero che domani darete una rettifica». la scoperta dell’odio politico. Del delitto politico. Qualcosa che in Italia rimanda agli Anni 70. A Moro. O al ’48, cattolici contro comunisti, forchettoni contro trinariciuti, Togliatti sotto i ferri, Secchia in corsia che avverte la Iotti: «L’insurrezione non si può fare». «E se l’intervento fallisce?». «Se l’insurrezione è un errore lo è anche se l’intervento fallisce». Gli olandesi non hanno precedenti. Calma, hanno raccomandato i vice di Pim: «Votatelo anche da morto». Calma, ripeteva la radio, tra una canzone di Zucchero e una dei Beatles. «Perdita dell’innocenza» hanno detto, come da noi dopo piazza Fontana. Qui però gli estremisti di destra non sono assassini, ma vittime. Gli intolleranti, accusano i cartelli appoggiati nel giardino di casa Fortuyn, sono i socialisti, i giornalisti, gli antirazzisti, i politici democratici. ”L’assassinio di Pim è l’assassinio della democrazia” è scritto sulla schiena di una ragazza, che invita a una fiaccolata notturna. ”Assassina è la democrazia” ha scritto invece una sua amica. Uscendo sul viale, a sinistra si arriva al ristorante déco preferito da Pim. ”De bleu angel”, l’angelo azzurro. Parquet di legno inchiodato, lo stesso che lui aveva suggerito al gestore del Kay Palace. Specchi, boiserie scura, trompe-l’oeil. Candele. Una stella Michelin. Cucina ricercata: il rombo con asparagi e tartufo costa 35 euro; e poi carpaccio e prosciutto di San Daniele, come in Friuli, dove Pim aveva casa, dove sarà sepolto. Prendendo invece a destra si arriva in tre minuti alla moschea. ”Inaugurata il 6 ottobre 2001” dice l’iscrizione, in turco. Colori della moschea: arancione, viola, giallo, verde. Pim la trovava orribile. Offendeva il suo gusto, diceva. Il bene e il male gli apparivano ai due incroci sotto casa, sotto forma di stili e di stereotipi cui non possiamo dirci estranei: quando consideriamo che si fuma «come turchi», si bestemmia «come turchi», si fanno «cose turche»; quando associamo l’Olanda alla libertà di amare (sia pure negli eros center vagheggiati da Bossi), di sposarsi tra omosessuali, di fumare spinelli, financo di morire. Per questo a Rotterdam nessuno trova bizzarro che si sia levato un omosessuale (il cui feretro sarà esposto in cattedrale) a difendere tutto questo, sia pure con parole distorte, e suscitando una reazione ancora più distorta. E non è il caso di evocare Röhm e le Sa, i legionari di Fiume e D’Annunzio, i miti dell’ardito armato e del languido decadente, se nei manifesti elettorali Pim saluta militarmente con lo slogan: al vostro servizio. L’ultimo, trionfale comizio, cinque ore prima di essere ucciso, l’aveva tenuto tra il delirio popolare (e in particolare dei cadetti dell’Accademia) a Breda, la capitale dell’orgoglio militare olandese, il feudo dei Nassau, la famiglia reale che prese le armi contro gli spagnoli, ancora cinta dai bastioni contesi da Guglielmo il Taciturno e Ambrogio Spinola e ritratti da Velázquez. Se le due intolleranze, la xenofoba e la democratica, generano odio e sangue: cosa particolarmente grave se accade qui, perché se crolla la diga olandese - la terra d’asilo dove esercitare ogni eresia, Spinoza e i libri proibiti, Rembrandt e le tele dipinte con le mani, giù giù sino ai ragazzi italiani che cercano i bar con la foglia di marijuana -, allora si va tutti, in tutta Europa, sott’acqua. ”Tu hai fatto il primo passo, il prossimo tocca a noi” dice un altro cartello. Aldo Cazzullo