Claudio Gatti Il Sole-24 Ore, 15/05/2002, 15 maggio 2002
La cimice privatizzata, Il Sole-24 Ore, mercoledì 15 maggio 2002 New York. un’anomalia tutta italiana: nel nostro Paese la sorveglianza di pregiudicati, indiziati e sospetti, anziché essere un’attività svolta nel massimo della segretezza da inquirenti e forze di polizia, è un business appaltato a ditte private, con ricadute facilmente immaginabili - la riservatezza delle indagini va a farsi benedire - e altre meno ovvie: si creano rapporti impropri tra elementi privati e forze di polizia
La cimice privatizzata, Il Sole-24 Ore, mercoledì 15 maggio 2002 New York. un’anomalia tutta italiana: nel nostro Paese la sorveglianza di pregiudicati, indiziati e sospetti, anziché essere un’attività svolta nel massimo della segretezza da inquirenti e forze di polizia, è un business appaltato a ditte private, con ricadute facilmente immaginabili - la riservatezza delle indagini va a farsi benedire - e altre meno ovvie: si creano rapporti impropri tra elementi privati e forze di polizia. la conclusione di un’inchiesta del ”Sole-24 Ore”, dalla quale risulta che ben 2 volte negli ultimi 5 anni questa situazione è stata denunciata al ministero di Grazia e Giustizia dal procuratore nazionale Antimafia, Pier Luigi Vigna. La prima volta a marzo del 1997 e l’ultima volta nel dicembre scorso. Ma in nessuno dei due casi il ministero ha dato una risposta. Né tanto meno è intervenuto per porre rimedio alla situazione che molti procuratori, come Vigna, ritengono scandalosa. Cinque mesi fa, il procuratore nazionale Antimafia ha presentato uno studio del fenomeno estremamente preciso e dettagliato. Da esso risulta che nel corso del secondo semestre del 2000 e del primo semestre del 2001, su un totale di oltre 6.000 attività di monitoraggio attraverso ”operazioni d’intercettazioni ambientale” (in pratica le cosidette cimici), videosorveglianza e localizzazione satellitare, le varie procure hanno fatto ricorso a ditte private nel 60 per cento dei casi. A Napoli, Catanzaro e Bologna, in particolare, i privati hanno avuto l’appalto nella quasi totalità delle indagini. «Le procure hanno accesso a postazioni fisse per le intercettazioni telefoniche, ma per quelle ambientali debbono affittare le apparecchiature dai privati», rivela un sostituto procuratore che preferisce mantenere l’anonimato. «Così come ci si deve appoggiare all’esterno per le intercettazioni telematiche». Non essendo dotate di autonomia finanziaria per comprare le attrezzature da intercettazione, le procure sono costrette ad affittarle a prezzi che nel lungo andare diventano di gran lunga superiori ai costi d’acquisto. Secondo i calcoli del ”Sole-24 Ore”, in media, l’installazione di una ”cimice” costa 500 euro, la sua disinstallazione 1.000 euro e l’affitto dai 150 ai 200 euro al giorno. «Si parla di decine e decine di milioni di euro. Ma non quantificabili, e ben più gravi sono i danni alle indagini» dice al ”Sole-24 Ore” il procuratore Vigna. «Queste attività per la loro stessa natura richiedono rigidissime norme di riservatezza, che non possono essere garantite da appaltatori privati». Ogni procura ha i suoi fornitori, spesso piccole società locali create da ex funzionari delle forze di polizia (solo a Roma ce ne sono 4 o 5), ma ad operare a livello nazionale sono solo una mezza dozzina di aziende. Tra queste il gruppo Sit di Quarto Altino, in provincia di Venezia, la Electron Italia di Roma, la Medea e la Bea di Torino e la Millennium 2 di Verona. Il leader del settore è però il Gis, Gruppo italiano sicurezza, che include la Ies, società con sede a Milano che affitta strumenti e servizi per intercettazioni ambientali, e la Italcons, che gestisce un centro Gps per la sorveglianza e la localizzazione satellitare. «Oltre il 70 per cento del nostro giro d’affari viene da attività che svolgiamo per lo Stato», dice Antonio Magrini, consigliere delegato della Ies. Ma che tipo di servizi vengono offerti dalla Ies alle forze di polizia e alle procure? «Queste sono informazioni riservate» risponde Magrini, che su una nostra insistenza aggiunge: «Noi forniamo tutto ciò che serve... insomma, apparecchiature, libretti di istruzioni e istruttori». Ma fate anche le installazioni? «Direi di no... non posso dare altre informazioni. materia riservata». In realtà, al ”Sole -24 Ore” risulta che tra i servizi che società come la Ies offrono allo Stato c’è anche la cosidetta ”infiltrazione” con l’installazione di microspie, o cimici. A occuparsene sono per lo più ex poliziotti o ex carabinieri assoldati dalle società private come ”ausiliari di polizia giudiziaria”, o Apg. Ma in alcuni casi, le società si avvalgono addirittura di agenti di polizia ancora in servizio attivo. In questo caso come ausiliare di polizia giudiziaria viene semplicemente scelto un prestanome. Il ”Sole-24 Ore” è venuto a sapere che un ufficiale di polizia del commissariato Musocco-Bonola di Milano ha svolto questo genere di attività per arrotondare lo stipendio. Quattro anni fa questo poliziotto ha, per esempio, collocato una cimice sotto al letto di un inquisito nella zona di Monza. «Non sono operazioni particolarmente complicate - rivela un nostro informatore -; di solito si installano cimici fatte con un microfono e il chip di una scheda telefonica prepagata il cui credito residuo è inferiore ai 5 euro, perché così non lascia tracce. E per l’alimentazione si fa in modo di installarla all’interno di una presa o di una qualche apparecchiatura elettrica». Questo incestuoso rapporto di collaborazione tra forze di polizia e società private rimane solitamente coperto dal segreto (istruttorio e non). Ma a volte la situazione può sfuggire di mano. avvenuto recentemente a Roma, nell’ambito di un’indagine su un possibile caso di frode alla Ue. Cosa è successo esattamente? Dopo un’indagine della Guardia di Finanza, la Eos srl, società con sede legale a Sassari, è stata accusata di aver frodato Bruxelles ottenendo fondi in modo illecito. Temendo di avere gli uffici sotto sorveglianza, i funzionari della Eos hanno fatto una bonifica dei loro spazi romani e hanno trovato una cimice nascosta in un ventilatore a pala in disuso. E poiché negli atti giudiziari non risultava esserci traccia di richieste di autorizzazione alla sorveglianza ambientale o telefonica da parte del Gip, i loro avvocati hanno sporto una denuncia per ”illecita interferenza nelle comunicazioni”. Risultato: la magistratura romana ha iscritto nel registro degli indagati la Ies, mettendola sotto inchiesta per aver svolto operazioni di sorveglianza non sancite dalle autorità Claudio Gatti