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 2002  maggio 16 Giovedì calendario

Presunto vivente, La Stampa, giovedì 16 maggio 2002 L’aggettivo che si spreca di più, in questo fior di linguaggio corrente, è presunto

Presunto vivente, La Stampa, giovedì 16 maggio 2002 L’aggettivo che si spreca di più, in questo fior di linguaggio corrente, è presunto. Addirittura ossessivo. Non c’è cronaca radiofonica o televisiva senza martellìo insistente di presunti. uso? obbligo? paura di offendere i Presunti? Ma chi sono - un popolo o, come si dice anche spesso (quale eleganza!) un’etnia? E dove vivono i Presunti, e come? In capanne? Alla macchia? In galera? Li appagherà essere presunti o aspirano a non esserlo? A diventare finalmente veri ladri, veri assassini, veri terroristi, veri truffatori, veri evasori? Presunto è Limbo. Né su né giù. E si può restarlo indefinitamente, per motivi che non sono soltanto di tribunale o di grado di giudizio (del resto, c’è qualcosa di definitivo in un giudizio umano?). Per motivi politici, presunto diventa uno status permanente. Si può essere presunti su una riva dell’inqualificabile Mediterraneo e non esserlo affatto su un’altra. Un esempio attualissimo è fornito dai Tredici Presunti passati dalla mangiatoia di Betlemme (dove non sono per niente morti di fame) all’albergo di Cipro: entro i confini di Israele sono terroristi e fabbricatori di morte, nei territori palestinesi sono semplicemente eroi e in Italia sono presunti. Nel resto d’Europa non so: esiste il presunto in ugro-finnico, in fiammingo, in catalano? Per quelli che verranno in Italia il presunto gli sarà segno di riconoscimento e insieme di offuscamento. La folla dei presunti ha molte facce: il presunto Terrorista può ripararsi dietro la presunta Madre Infanticida, confondersi col presunto Camorrista e perfino sparire insieme al presunto clandestino. Inoltre, dappertutto, potrà contare sulla solidarietà dei presunti affini, i presunti di Al Qaida, i presunti del GIA, i presunti dell’ETA. A ogni sigla i suoi presunti. A ogni presunto i suoi simpatizzanti e i suoi diffidenti. Per il Vaticano i Tredici sono dei presunti Gesù. Il sillogismo funziona così: Gesù era palestinese, perseguitato e ricercato. I tredici presunti angeli della Natività sono palestinesi, perseguitati e ricercati. Dunque i tredici presunti sono Gesù. E si può fare il muso duro se Gesù viene? Venga venga, sarebbe un guaio cambiasse strada. Molti si sono domandati perché non li abbia accolti tutti, nella sua extraterritorialità, lo Stato Vaticano: non c’è posto per tredici presunti Gesù nell’immensità dello spazio ben fornito di Castelgandolfo? La risposta è, forse, quella ancora di Dostoevskij nei Karamazov: proprio in quanto sono Gesù, i tredici presunti non possono essere accolti nella domus papale, le guardie svizzere li respingerebbero a colpi di alabarda sotto l’occhio trepidante del cardinal Tonini e dietro ordini implacabili del Sodano. Giudicando che tredici presunti Gesù fossero una grazia eccessiva, Berlusconi si è adoperato premurosamente per collocarli qua e là, a gruppetti ancora da numerare: così ogni nazione cattolica avrà i suoi baffuti angeli per il prossimo Presepe. Per quanto di uso estesissimo, il presunto non è applicato al di là della fantastica gamma dei delitti. Perché non dire il Presunto Grande Scrittore, il Presunto Grande Architetto, il Presunto Grande Cantante, il Presunto Campione, il presunto innamorato. la presunta cuoca, il presunto idraulico, il presunto ambientalista? Io mi considero un presunto vivente e vedo tutti gli altri come presunti viventi. Vengo da un dubbio del tragico Euripide. Guido Ceronetti