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 2002  maggio 17 Venerdì calendario

L’artista col fisico da stopper, La Stampa, venerdì 17 maggio 2002 Avevano scritto: Rui Costa ne vale due

L’artista col fisico da stopper, La Stampa, venerdì 17 maggio 2002 Avevano scritto: Rui Costa ne vale due. Avevano detto: più divertente che utile. Avevano bluffato: ha 31 anni (ne compie 30 il 23 giugno). Nel paese dei perdenti di successo, Zinedine Zidane era diventato il «vincente di insuccesso»: campione del Mondo, sì, ma come? segnando due gol ”soltanto” nella finale. Soltanto nella finale, capito? Campione d’Europa a Rotterdam contro di noi, uffa, ma chi aveva ragione, Berlusconi a dare a Zoff del dilettante allo sbaraglio per non averlo fatto marcare da Gattuso, o Zoff a dimettersi di fronte a cotanta accusa? Zoff, Zoff... E quanto agli scudetti vinti con la Juve, due in cinque stagioni, sarà mica stata un’impresa... Se mai, le due finali di Champions perse: quelle sì che ancora gridano vendetta: e lui c’era. Per paradossale che sia, il gioiello balistico di Glasgow non sposta niente. Zidane è, oggi, quello che era mercoledì sera fino al momento dell’impatto del suo sinistro con il cross di Roberto Carlos: non Maradona (per carità!), non Platini, ma il migliore al mondo nel suo ruolo. Un artista con il fisico da stopper. «Non mi sento un eroe», ha dichiarato al ”Sun”. « stata la vittoria del Real, non di Zidane». Ne ha viste troppe, quando era piccolo e povero nel quartiere La Castellane, il Bronx di Marsiglia, per ergersi a primo della classe o trascurare le imboscate che la vita e la carriera hanno sempre in serbo. La sua conferenza nelle viscere di Hampden, a champagne ancora gocciolante dalla chierica, è stata di una sobrietà unica: «Il mio gol? Sono cose che non si pensano: si fanno. Mi è andata bene». «Lo scudetto della Juve mi ha riempito di gioia. Ci siamo telefonati spesso, prima e dopo, io a complimentarmi, loro, i miei ex compagni, a farmi gli auguri per Glasgow». «Con il Real ho firmato per quattro anni. Nei miei piani non è contemplato un ritorno in Italia. Inter, Milan: no, grazie». Non ha mai rinnegato la Juve, alla quale deve l’ultimo, decisivo, salto di qualità. La Juve, in compenso, gli deve il record assoluto di trasferimenti, 150 miliardi delle vecchie lirette. Su quel divorzio si è scritto tutto e il contrario di tutto. Alla fine hanno brindato entrambi: la Juve in Italia, Zidane in Europa. Zizou, da noi, non è mai stato amato. La gente del Real, viceversa, lo ha adorato sin dal primo giorno di scuola, 9 luglio 2001. Erano così forti, le pressioni, che Zinedine meditò di andarsene. Il peso del prezzo, la zavorra delle coccole: meglio Torino, quasi quasi... E poi il ruolo, l’intesa con Figo, la necessità di integrarsi in una squadra ostaggio e retaggio dei suoi solisti (e dei loro egoismi). Ha tenuto duro, ha preso possesso della nuova orchestra, ha scoperto la felicità di un calcio «più tecnico, meno tattico». Magic Johnson, ex stella dei Los Angeles Lakers, ebbe la fortuna di vederlo all’opera in campionato contro il Deportivo La Coruña. Segnò un gol superbo: «Zidane è un fenomeno - disse - è bravo come me e Michael Jordan messi insieme». Nella Juve era tutto: per necessità, non certo per ingordigia. Nel Real è diventato il n. 1. La finale persa in coppa del Re e il terzo posto in campionato stavano per consegnarlo al solito rango di genio sin troppo «compreso», bravo ma non bravissimo, deciso ma non decisivo. Il gol che apre il Barcellona nella semifinale d’andata, il gol che «chiude» l’ordalia di Glasgow: è stato lui a trattare il risarcimento con gli dei, alla faccia di tutti coloro che lo consideravano un luccicante optional da cruscotto. E come sempre succede, il gol fatto ha oscurato i gol non fatti fare da Iker Casillas, il portiere del Real, tre-prodigi-tre agli sgoccioli del recupero. Zidane se n’è ricordato al momento di celebrarsi, «ha vinto il gruppo», perché il suo calcio è stato sempre per gli altri, e dagli altri non sempre apprezzato. ”El Zid” ha ripagato il Real dell’azzardo mercantile come meglio non avrebbe potuto. Voce di popolo: fin lì aveva combinato poco. Mettiamoci d’accordo: se gioca ma non segna, sai che lagna; se segna ma non gioca, sai che fortuna. Controllo il suo albo d’oro e lo trovo debordante. Trap una moglie ce l’ha già: ma se Zizou fosse di Cinisello Balsamo? Roberto Beccantini