Gianni Ranieri La Stampa, 20/05/2002, 20 maggio 2002
Doping: dalla ”schioppettata” all’eritropoietina, La Stampa, lunedì 20 maggio 2002 Il nome di battaglia era l’Acrobata
Doping: dalla ”schioppettata” all’eritropoietina, La Stampa, lunedì 20 maggio 2002 Il nome di battaglia era l’Acrobata. Una leccatina al braccio e, zac, un’iniezione volante pedalando a 40 orari. Qualcuno in gruppo applaudiva; qualcuno si congratulava con una strizzata d’occhio. La siringa da pronto intervento finiva in un fosso, l’Acrobata estraeva dal tascone della maglia un’innocente banana, pappata la quale era pronto per l’attacco. Terminata una stremante tappa di montagna, il noto grimpeur raggiunse l’albergo in compagnia d’un gregario. Tutt’e due s’infilarono sotto la doccia. Il noto grimpeur s’impossessò d’un piede del collega e cominciò a insaponarlo. A un certo punto si mise a gridare: «Oddio, oddiomio, ’un mi sento più il piede, oddio ho perso il mi’ piede!». Il corregionale compagno cercava di spiegargli: «Se tu c’hai il mio, io ’un ce l’ho i’ tuo». Andarono avanti così fino all’arrivo del massaggiatore che disse al noto grimpeur: «Un fare i’ bischero, Saponetta, e restituisci il piede a Cecchino». Il noto grimpeur si chiamò da quel giorno Saponetta. Sono storie vere. Non è vera, invece, la storia del velocista che leggeva la ”Gazzetta dello Sport” seduto sul letto al buio. Entra nella stanza il suo diesse, accende la luce ed esclama: «E che ci fai seduto sul letto al buio?». «Leggo la Gazzetta - dice l’altro -, perché?». Anni 60, tappe dure, vita dura. Alle partenze del Giro, nelle piazze assolate del Sud, ogni tanto si sentiva un botto, pam! Era saltato il tappo d’una borraccia. Dentro la borraccia c’era il doping d’allora, caffè e simpamina. Agitare bene e, glu glu, inghiottire. A volte, oltre a caffè e simpamina, c’era qualche altra bomba fatta in casa e il sole la faceva esplodere. Simpamina, metedrina e la famosa schioppettata: optalidon ed efedrina. Molti ci ridevano sopra. Poi vennero le lacrime di Merckx. Poi qualche medico di squadra si dette al gioco dello stregone. Morì Simpson al Tour ’67, ma gli stregoni ormai ci avevano preso gusto. E ai corridori piaceva da matti salir sul podio. Nel ’78 la multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson mette sul mercato l’eritropoietina (Epo), un farmaco per bambini nati prematuramente e per curare l’anemia nei malati emodializzati. Dopo poco tempo, l’Orho-Cilag, filiale della Johnson & Johnson, scopre che l’Epo viene usato illecitamente. Aumentano i controlli, ma il farmaco ha già invaso il ciclismo. Gli stregoni hanno scoperto che è una manna ai fini di grandi performances muscolari. L’Epo dilaga. E all’eritropoietina si associano gli steroidi anabolizzanti; il Pfc (perfluoro carbonato, utilizzato soprattutto in Usa), molecola di sintesi capace di fissare l’ossigeno nel sangue senza aumentare il livello dell’ematocrito; l’emoglobina reticolata, prodotto sperimentale che, iniettato nel sangue, aumenta la capacità di trasporto dell’ossigeno e anche in questo caso l’ematocrito resta nella norma; l’Interleukine 3, ormone che favorisce l’incremento dei globuli rossi; l’Igf, usato dai velocisti australiani, ormone che sortisce effetti simili agli anabolizzanti. Le vicissitudini dell’Acrobata e di Saponetta appartengono all’avanspettacolo del ciclismo. Il 18 gennaio ’98 il campione belga Eddy Planckaert dichiara in un’intervista alla tivvù fiamminga: «Certo che mi sono dopato. L’eritropoietina è fantastica, ragazzi, ti fa sentire fortissimo. Vi assicuro che tutti, dall’asso al più umile gregario, prendono l’epo». Era il primo a cantare. Al Tour di quell’anno cantarono in molti e caddero le prime picconate sulla leggenda dei giganti della strada. Si alzò il sipario su bugiardi matricolati, ma coloro che non possono fare a meno delle leggende hanno continuato e continuano a negarsi alla verità. Ed eccoli di nuovo all’opera, infischiandosene di rovinare la propria salute e lo sport che gli dà da mangiare, il Farmacista, l’Ago d’oro, il Morticino e il Pompa, gli eredi dell’Acrobata e di Saponetta. E gli stregoni si fregan le mani: venite, venite nel Paese dei balocchi. Dove qualche volta si vince e qualche volta si muore. Gianni Ranieri