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 2002  maggio 31 Venerdì calendario

Tutti schedati, La Stampa, venerdì 31 maggio 2002 La storia delle impronte digitali agli extracomunitari è emblematica di un certo modo retorico di affrontare il problema dell’immigrazione

Tutti schedati, La Stampa, venerdì 31 maggio 2002 La storia delle impronte digitali agli extracomunitari è emblematica di un certo modo retorico di affrontare il problema dell’immigrazione. Si ragiona pigramente per automatismi ideologici, lubrificati dai luoghi comuni e dall’opportunismo politico: forse che la sinistra che oggi si adonta per la decisione governativa non è la stessa che la sollecitò nella scorsa legislatura, attraverso il sottosegretario Brutti? Quando si parla di immigrati, nella testa di un italiano su due spunta l’immagine di un pappone arrogante con la fuoriserie. Nella testa dell’altro, quella di un orfanello bisognoso di affetto. Due situazioni reali, ma minoritarie rispetto a un fenomeno che riguarda dei disperati che vanno aiutati a distinguersi e a tutelarsi dai mascalzoni. Invece Berlusconi, tanto per rasserenare gli animi, ricorda che il 25 per cento dei reati sono commessi da stranieri. E l’interista Moratti, in un inedito derby politico, lamenta l’ingiustizia di un provvedimento che colpirà persino i suoi miliardari d’importazione, poveri figli. Entrambe le reazioni sono vittime di una cultura cinematografica datata, che associa il rilievo delle impronte all’inchiostro e alle manette. Ed entrambe finiscono per trattare un normale strumento di controllo, praticato senza problemi negli Stati Uniti, alla stregua di una gogna. Perché a parole tutti vogliono la sicurezza, ma appena si tratta di scendere sul concreto, spuntano i pregiudizi o gli scrupoli da educanda. Se le impronte servono, prendiamole. A tutti. Anche agli italiani. Massimo Gramellini