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 2002  maggio 27 Lunedì calendario

Melchizedek, il regno del gran Bidone, Corriere Economia, lunedì 27 maggio 2002 Per aprire una banca, oggi, bastano 30 mila dollari, il costo di una licenza internazionale di classe A

Melchizedek, il regno del gran Bidone, Corriere Economia, lunedì 27 maggio 2002 Per aprire una banca, oggi, bastano 30 mila dollari, il costo di una licenza internazionale di classe A. La si ottiene in paradisi fiscali come l’isola caraibica di Grenada e consente di operare subito anche all’estero, previo versamento di un capitale sociale ridicolo. Non autorizza ad aprire degli sportelli, certo: ma è un limite che si aggira con un sito Internet o una sede di rappresentanza. è così che è nata la Euro Caribbean Bank (Ecb), una banca virtuale che in Italia gestiva una regolare attività creditizia attraverso un ufficio romano intestato alla Imr, e che è appena stata posta sotto sequestro, dopo un blitz dei carabinieri e il fermo di sette persone per l’accusa di truffa. Anche la Imr operava come una banca ed era rappresentata in Europa, come la Ecb, da Domenico Lombardi, salernitano domiciliato a Londra. Ma la sua specificità, che da oltre un decennio impegna la magistratura di mezzo mondo, è un’altra: azionista di controllo e licenziatario della Imr è infatti uno Stato che non esiste, il ”Dominio di Melchizedek”. Una nazione virtuale che ha cercato in passato di darsi lo status giuridico di ordine religioso sulla falsariga del Sovrano Militare Ordine di Malta (da non confondere con l’omonima Repubblica), unico Stato al mondo oggi riconosciuto senza territorio. Melchizedek è nato infatti con Internet, all’inizio degli Anni Novanta, da uno degli antesignani del cybercrimine, il pregiudicato californiano Mark Pedley. Che ha registrato il dominio web di Melchizedek, autoproclamandosi vicepresidente di un immaginario Stato con capitale la città biblica di Salem, e nominando la moglie filippina a presidente. Fin qui sembra un gioco. Ma poi è partita una truffa intercontinentale che sfrutta le zone d’ombra del diritto. Per essere uno Stato offshore, Melchizedek aveva bisogno di un territorio adatto, trovato a Taongi, un atollo disabitato nel Pacifico. Serviva poi almeno un riconoscimento diplomatico, arrivato dalla Repubblica Centroafricana. Lo Stato di Melchizedek ha iniziato così ad emettere (e a vendere) passaporti, lauree, certificati di ogni tipo, soprattutto in Bangladesh, Cina, Filippine, aprendo rappresentanze anche in Vaticano, con un certo dott. Romeo Ricciuti. Poi è stato nominato un ministro delle Finanze (italiano, nome d’arte Frank Merovingi), che ha iniziato ad emettere licenze bancarie. E così sono nate Zurich Euro Bank, Swiss Investment Bankers, Morgan Guarantee, Banco de Asia, Canam Pacific Management, Cambridge Merchant Bank, Caribbean Bank of Commerce e altre banche dal nome altisonante che hanno prodotto lettere di credito e titoli-bidone. Spiega Guglielmo Rinaldini, consulente di finanza offshore, a sua volta bidonato dalla Imr: «I responsabili di Melchizedek distribuiscono garanzie bancarie a banche virtuali incassando un 2 per cento di interesse, poi cercano di piazzare questi titoli nel sistema bancario internazionale per ottenere un riconoscimento di fatto e fare asset». Che in parte è arrivato, visto che la Sparkasse Austria e la Hsbc hanno accettato garanzie emesse nello Stato di Melchizedek in cambio di prestiti. Ogni volta però che la truffa si è fatta troppo grande e gli inquirenti si sono avvicinati all’origine di Melchizedek, come nel caso Credit Bank International e Roger Rosemont (che nel 1998 hanno travolto 2 mila risparmiatori in Inghilterra e Svizzera con un fantomatico piano di investimento), Merovingi è intervenuto liquidando gli istituti colpevoli e cancellando ogni traccia. Uno schema che si è ripetuto con la London Chartered Bank di Robert Styer, banchiere approdato (virtualmente si intende) a Taongi dopo una condanna a quattro anni per frode, e una successiva latitanza. E che ci si attende di nuovo, ora che anche in Italia 200 persone sono cadute nella rete di Melchizedek, per una truffa complessiva di almeno un milione e mezzo di euro. Sandro Orlando