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 2002  maggio 30 Giovedì calendario

Nel paese dei teledipendenti hanno oscurato le partite, Corriere della Sera, giovedì 30 maggio 2002 Ghirla

Nel paese dei teledipendenti hanno oscurato le partite, Corriere della Sera, giovedì 30 maggio 2002 Ghirla. «Già gli orari sono fuori di testa per quei povericristi che lavorano, ma noi siamo messi ancora peggio degli altri». La ”teledipendente furiosa” Claudia Keller, casalinga milanista di Ghirla, non ne vuol sapere: lei i Mondiali li vedrà anche se «’sti bastardi ti tiran via i programmi migliori». Ghirla è un paesotto di 700 abitanti, frazione di Valganna, una decina di chilometri da Varese verso Luino, tra insegne e capannoni, Diamond Market, Palestra Body-Time, Hotel Drive, Photo Gallery. Un paesotto affondato in un cono d’ombra, in cui vedere il sole è un miracolo o quasi. Per arrivare qui si attraversano gallerie buie, antri muschiosi da cui per otto mesi all’anno pendono stalattiti di ghiaccio. Ghirla sta per vivere i suoi primi Mondiali di calcio senza televisione. «I ripetitori di Monte Marzio - spiega l’elettrotecnico Roberto Lima, titolare della ”Sinergy” - non coprono questa fascia qua, e anche se hanno la parabolica per i grandi eventi, quelli di Ghirla spesso rimangono tagliati fuori». Il fatto è che i ripetitori che spuntano dai boschi di Monte Marzio sono rivolti verso la Svizzera, «perché gli svizzeri hanno i soldi, investono di più in pubblicità e sono forti consumatori». «Se poi - continua Lima - gli eventi sportivi e i film sono codificati, siccome né Rai né Mediaset pagano i diritti per l’estero, allora anche lì vengono oscurati, e Ghirla è come se fosse su territorio straniero». Insomma, per vedere i Mondiali, in questo angolo umido della Valganna, non basta neanche essere collegati al satellite. Ma Claudia non ne vuol sapere: «Se non mi fanno vedere i Mondiali m’incazzo, lo scriva pure». Al bar centrale di Ghirla, Internet Cafè («ma ancora non sono arrivati i computer» dice il giovane gerente Giuliano Callegher), c’è un televisore spento. In compenso la parete sul fondo è occupata da cinque slot machine che vanno a pieno regime. I pensionati (per lo più meridionali), che hanno lavorato per una vita come frontalieri in Svizzera, giocano a scala quaranta. Nicola De Leo, detto Cambogia, irpino settantenne, ex minatore e manovale, è il più arrabbiato: «I canali di Berlusconi sono tutti sabbiosi, brutti da vedere. Con la Rai non ne parliamo: ho sempre pagato il canone e devo continuare a pagarlo anche se è inutile». E che cosa farà Cambogia lunedì mattina, quando l’Italia scenderà in campo contro l’Ecuador? «Me ne resto in casa, che devo fare, sto mica lì a girare dappertutto, eventualmente ci sta la radio, che devo fare?». Per gli altri c’è sempre un amico a Marchirolo, a Cunardo, a Boarezzo, a Cugliate, a Ganna. Perché basta fare pochi metri fuori da Ghirla per uscire dal cono d’ombra, perché la ”sabbia” si dilegui e i canali Rai e Mediaset si offrano nella loro più nitida bellezza. Mentre i ripetitori di Monte Marzio guardano la Svizzera, quelli di Campo dei Fiori (un bosco di antenne) sono rivolti a Sud, verso Varese e Milano: «E noi a Ghirla siamo morti», urla Cambogia mostrando la bocca sdentata. «Sarebbe meglio fare le cose come le fanno in Svizzera, - dice un anziano di Catanzaro mentre distribuisce le carte agli amici - dove paghi e hai tutto. Qui invece li vedi il sabato sera o la domenica andare in altri paesi vicini per guardare la partita, è una vergogna». E i Mondiali? «Io vedo appena appena il canale svizzero, altro che Mondiali. Quando sarà il momento andrò da qualcuno...». «Puoi sempre venire da me a Cunardo», bofonchia un compagno di gioco senza muovere gli occhi dalle carte che tiene tra le dita. Poco più in là, sulla piazzetta, l’ampio locale ”Donna Fashion” pullula di giovani parrucchiere con mèche azzurre e piercing . Antonella Corbetta, sulla quarantina, ha la testa impiastricciata di tintura nera: «Qualche anno fa ci hanno fatto pagare 29 mila lire per vedere Mediaset e Montecarlo, poi con il passaggio al digitale non siamo più esistiti e si sono pappata pure l’una tantum». Interista senza pentimenti, Antonella rimpiange i tempi in cui poteva vedere «le partite di Champions League» (la Coppa dei Campioni è archeologia anche qui), ”Pressing” e ”Controcampo”: «Ormai devo accontentarmi della ”Domenica Sportiva”». «Ma lo sa che hanno criptato persino l’Under 21? Tutta nera. Eppure era Italia pure quella, o no? Si figuri che le partite dell’Inter in Coppa Uefa quest’anno le ho viste con tutta quella sabbia, in condizioni penose...». Antonella non vuol neanche pensare a un Mondiale in nero: «Me ne vado da mio padre». Non vuole neanche sentir parlare delle domeniche sera con i figli che «non possono neanche vedere i cartoni Disney su Italia 1 perché è criptato pure quello. E fino a poco tempo fa eravamo secchi anche con i telefonini. Speriamo che prima o poi ci prenda la Svizzera, così non avremo più problemi». Sorride. Ride di gusto un ragazzotto che la sta a sentire fermo sulla porta: «Io vivo a Masciago e vedo tutto, perfino Telesette Laghi...». Perfino. Paolo di Stefano