Guido Ceronetti La Stampa, 06/06/2002, 6 giugno 2002
La gigantesca badante tiene a bada pure Bossi, La Stampa, giovedì 6 giugno 2002 Badanti è bello. Credevo fosse un neologismo d’invenzione parlamentare, invece no, è sui dizionari
La gigantesca badante tiene a bada pure Bossi, La Stampa, giovedì 6 giugno 2002 Badanti è bello. Credevo fosse un neologismo d’invenzione parlamentare, invece no, è sui dizionari. L’azione di badare (a degenti per lo più suonati e poco curabili) si potrebbe chiamarla badanza. Mi provo a lanciare la parola, chissà se avrà fortuna. In special modo il badante è oggi di provenienza extraeuropea ed è quasi sempre una badante. Calata dall’astrazione all’esperienza umana la badante può essere in casi fortunati di una devozione e di una perfezione illimitate, oppure un tampone tollerato per necessità, una tonta che balbetta quattro parole, una geniale che parla l’italiano meglio dell’Ariosto, una irreprensibile, una che va a letto col figlio dell’incurabile, una permalosa primitiva, un faro nella notte, una ladra. La gigantesca figura della badante tiene a bada anche Bossi e Borghezio. La nuova legge sull’immigrazione rende inviolabile la badante. Le famiglie con badante s’infuriano a toccargliele. Alle spalle della badante ci sono realtà di mores incurabili quanto i badati: l’eccessivo protrarsi della vita, inesauribile produttore di magagna fisica di ogni grado; l’allargamento per qualche oscura ragione dell’ospedale casalingo, per cui non avere malati cronici o invalidi in casa è un dono precario e strano; il rifiuto dei familiari di farsi essi stessi badanti e la crescente indisponibilità delle donzelle italiche ad abbracciare, anche se ben pagate, tale professione, perché maleodorante, confrontata incessantemente con la morte, esasperante, noiosa, meritoria ma senza premio, senza promozione. Benefica come la Madonnina di Oropa o inquietante come la Durga shivaita, la badante è di pelle scura, la sua faccia è nera e di lettura non facile. -Hai bisogno di una badante? Ne ho una sottomano, della Malesia, straordinaria! - -Grazie. Per ora no, non ancora. Ma mi dicono che le berbere sono più affettuose. - -Assolutamente non vorrei una berbera: non capisci mai come la pensano... Le malesi sono un libro aperto! - Le agendine del telefono si riempiono di nomi strani, Fatima, Katmandula, Cio-Cio-San, tutte badanti in grado di materializzarsi, ma quasi sempre già presissime. E allora che fare? Ci sono più carrozzelle e pannoloni che badanti: bisogna farne venire, di più e di più. A meno di pigliare le nostre universitarie e obbligarle al servizio civile di badante, per un anno almeno, per gli esami e la laurea c’è sempre tempo, vecchie fissazioni. La badante che sappia cucinare al posto della signora è idolatrata. Il rischio è di mangiare invece di una zuppa un carbone rovente, per l’abbondanza forsennata di piccante. Le amicizie maschili della badante non sono ahimé controllabili: soltanto il vescovo Myriel, dei Miserabili, non avrebbe, verso queste ombre dietro lo schermo-badante, diffidenza. La badante è come la Donna Maritata secondo Balzac: una schiava che bisogna saper mettere sopra un trono. Ma una volta sul trono non sappiamo che cosa sarà, la badante: una Elisabetta II o una Lady Macbeth? Una Teodora di Bisanzio, una Fredegonda di Austrasia o una Cordelia di Francia, una Elena del Montenegro? Una Madre Teresa di Calcutta o una Erzsébet Bàthory, la tigre di Cseithe? Badante è bello, ma tutto è sempre luce e tenebra. Guido Ceronetti