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 2006  marzo 10 Venerdì calendario

NOBILE

NOBILE Stefania Bologna 16 novembre 1964. La figlia di Vanna Marchi • «[...] ”Iettatrici”: non è usuale sentire in un’aula di giustizia simile termine a base di un’accusa. Soprattutto non è usuale se, alla fine della sua requisitoria, il pubblico ministero chiede per le ”iettatrici” condanne a dodici e tredici anni di carcere. [...] ”Iettatrici che hanno venduto, coltivato, ingenerato la sfortuna approfittando delle disgrazie della gente”: così il pm Gaetano Ruta ha definito Vanna Marchi, campionessa delle televendite, e sua figlia Stefania Nobile; chiedendo per loro una pena che ha lasciato stupefatti i presenti. Il più stupefatto di tutti il loro avvocato, Liborio Cataliotti: ”Uno sproposito - dice - neanche per i bambini di Satana si è arrivati a tanto”. Il capo di imputazione, per la verità, non fa alcun riferimento alla jella. ”Associazione per delinquere finalizzata alla truffa”: di questo devono rispondere Vanna Marchi, sua figlia (per lei la richiesta più dura) [...] Vanna Marchi prometteva inizialmente la fortuna: numeri del lotto che sarebbero ”sicuramente usciti”. Per averli bastava mettersi in contatto con la società Asciè dove un autentico esercito di centralinisti (quelli accusati di complicità hanno già patteggiato la condanna durante l’udienza preliminare) in un primo tempo aveva il compito di rassicurare i potenziali clienti. O meglio le clienti: erano quasi tutte donne a chiamare; quelle che guardano la tv nell’orario delle casalinghe, che devono far quadrare i conti e sperano sempre che un colpo di fortuna risolva i loro problemi con il magro portafogli. Le stesse donne che poi, quando i numeri si rivelavano per nulla magici e protestavano ”venivano minacciate di eventi drammatici - dice il pm - facendo leva su paure e sensi di colpa”. E così continuavano a pagare, nel silenzio e nella disperazione: spesso infatti dilapidavano un piccolo patrimonio senza dir nulla, per vergogna, ai propri familiari. Il meccanismo della truffa prevedeva che le vittime venissero convinte dell’esistenza di un misterioso ”malocchio” che impediva ai numeri di sortire il loro effetto benefico. E per liberarsi dal malocchio, che poteva rapidamente estendersi in modo funesto sugli affetti più cari, bisognava pagara il solo e unico ”mago” in grado di liberarle dal sortilegio: Mario Pacheco Do Nascimento, di professione cuoco, che è tornato in Brasile per evitare l’arresto e stato già condannato, in appello, a quattro anni di carcere. [...]» (Susanna Marzolla, ”la Repubblica” 10/3/2006). «[...] Una dama nera, più nera di sua madre, dice l’accusa. E lei non fa niente per togliersi di dosso questa fama. [...] ”La mia coscienza è a posto. Non so se si può dire lo stesso di tutte quelle persone che sono venute a testimoniare contro di noi. Tutte fan di Striscia la Notizia, che non ha mancato un’udienza con le sue telecamere. Peccato che non le mandi anche in aula a Imola, dove li abbiamo citati per diffamazione [...]» (or.li., ”la Repubblica” 10/3/2006).