Varie, 10 marzo 2006
ACCAME Nicolò
ACCAME Nicolò Roma 21 novembre 1967. Giornalista. Figlio di Giano. Ex portavoce del presidente della Regione Lazio Francesco Storace, con cui fu coinvolto nel cosiddetto “Laziogate” (vedi STORACE Francesco), nel maggio 2010 subì una condanna - primo grado - a due anni, nel novembre 2010 altra condanna a 3 anni (filone milanese) • «[...] filiforme e spigoloso direttore generale della comunicazione e relazioni istituzionali al dicastero della Salute [...] già coordinatore dell’ultima campagna elettorale della Lista Storace nel Lazio, per un lustro capo delle relazioni esterne alla Pisana a 128 mila euro l’anno. Una sfilza di incarichi lunga una quaresima ma sempre “al seguito”, voluti o indotti per chiamata diretta dall’amico di famiglia. Sì perché Nicolò è figlio di Giano Accame, giornalista e scrittore della destra storica, repubblichino a soli 17 anni e militante di Nuova Repubblica, direttore del Secolo d’Italia dall’88 al ’91, proprio quando Storace era a capo dei servizi parlamentari. Un’intesa professionale spesso sconfinante nel privato, cene domestiche e incontri di famiglia a interrogarsi su come traghettare il vecchio Msi nella nuova Italia post-Tangentopoli. E Nicolò sempre lì, insieme al padre, accanto a quello che diventerà il suo mentore. Tanto da seguirne le orme anche nella carriera. Dando una mano nell’ufficio stampa di An durante la campagna elettorale del ’94; facendosi le ossa come redattore nel quotidiano del partito; sempre al fianco di Storace quando decise di candidarsi alla guida della Regione [...]. Diventando pian piano, per l’allora governatore, molto più di un consulente d’immagine: il suo vero braccio destro. Un’ombra discreta e fidatissima, capace di anticipare le mosse degli avversari e intercettare gli umori degli elettori. Anche a costo di rischiare grosso perché quando si punta alto gli incidenti di percorso fanno parte del gioco. Il primo nel 2003, quando l’Usigrai smaschera un tentativo di lottizzazione della Cdl che vorrebbe far assumere Accame nella sede Rai di Roma. L’ultimo alla vigilia delle regionali 2005: Storace teme Alessandra Mussolini, fuoriuscita da An e candidata alla presidenza della formazione neo-fascista Alternativa Sociale. Scoppia lo scandalo delle firme false presentate per sostenere la lista. Il Campidoglio denuncia la violazione dell’anagrafe capitolina dai pc di una società della Regione. Il 10 marzo, alle 20.38, dall’ufficio di Accame parte un fax indirizzato ai giornali: contiene l’esito di quelle incursioni illegali, tra cui la sottoscrizione, palesemente contraffatta, di Francesca Rivelli alias Ornella Muti. Il resto è storia [...] i giudici ordinano di perquisire la casa di Accame. Storace scende in campo per difendersi, e per difenderlo. Lui resta zitto. Per tutto il giorno il suo telefono squilla a vuoto. “Oggi”, dice una collaboratrice, “Nicolò non risponde neppure alla madre”. Le ombre, si sa, non parlano» (Giovanna Vitale, “la Repubblica” 10/3/2006).