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 2002  giugno 01 Sabato calendario

Còfene e tavoli a castello nel ristorante dei vip della Rai, La Stampa - ttL, sabato 1 giugno 2002 Che cosa significa per un ristorante romano l’essere accanto a piazza Mazzini? Che in uno stesso giorno, a tavoli diversi ma vicini vicini, ci potreste trovare la conduttrice Paola Saluzzi con l’autore Sergio Grasso, l’autore Tiberio Fusco con il conduttore Piero Chiambretti e Carlo Freccero e, magari, in contemporanea, anche il direttore generale Agostino Saccà o Giorgio Gori

Còfene e tavoli a castello nel ristorante dei vip della Rai, La Stampa - ttL, sabato 1 giugno 2002 Che cosa significa per un ristorante romano l’essere accanto a piazza Mazzini? Che in uno stesso giorno, a tavoli diversi ma vicini vicini, ci potreste trovare la conduttrice Paola Saluzzi con l’autore Sergio Grasso, l’autore Tiberio Fusco con il conduttore Piero Chiambretti e Carlo Freccero e, magari, in contemporanea, anche il direttore generale Agostino Saccà o Giorgio Gori. Caspita, che posto, che fortuna, che clientela! «Ma noi ci veniamo perché è comodo, mica per altro» - mi confesserà poi uno di questi personaggi quando gli racconterò quello che è capitato a me, inatteso e sconosciuto dall’inizio alla fine. Chissà che cosa capiterà a voi che, magari, la vostra foto sui giornali o la vostra immagine in Tv non la vedono ogni settimana otto milioni di italiani. Una tiepida sera di venerdì, metà dei posti fuori, nello scampolo di verde costruito dai grandi vasi lungo il marciapiede, è già occupata. L’altra, tristemente, non è nemmeno apparecchiata. Entri («C’è posto!» - mi ha detto chi mi accompagnava, che aveva messo il naso dentro ed interrogato lo staff). Sì, il posto c’è: o nel tavolo accanto alla porta della cucina oppure a quello proprio vicino al buco del passe, dove dovremo sorbire non solo l’arrivo tutti i piatti sporchi della clientela ma anche, ogni tanto, il lancio che, fischiando, portatori di piatti con il tovagliolo sotto le ascelle, fanno delle cose più disparate dalla sala del ristorante verso il contenitore degli scarti che indovini oltre il muro ed il buco del passe. I tavoli più che vicini sono appiccicati; sono di quel tipo che Luca Goldoni chiamerebbe «tavoli a castello»: se metti la mano in tasca rischi di infilarla nella giacca dell’elegante vecchietto che, al tavolino accanto al tuo, avendo di fianco il genero, straripa verso di te. Poi, di succede di tutto: che il tuo portatore di piatti per due volte ti metta il coltello a sinistra e le forchette a destra, che nei tuoi vini, sia nel bicchiere del bianco, sia nel bicchiere del rosso ritrovi vistose le tracce dei tappi. Dalla carta dei vini scegli una bottiglia: c’è in carta ma non in cantina; ne vedi un’altra della stessa casa (Russiz Superiore), la chiedi e la solfa si ripete. Alla fine tu e chi ti accompagna, con il bianco il rosso e l’acqua, avrai quattro tipi di bicchieri diversi. L’ex sindaco Rutelli ha abolito per legge, a Roma, la triste gabella del ”coperto”? Qui, come in tanti altri posti romani, indicano nel menu ”il pane” a 2 euro (anche se, francamente, nel mio conto di 69,10 euro non l’hanno messo). Non state a chiedere ”mezze porzioni” o degli assaggi, anche se prendete più cose, perché potreste sentirvi rispondere, magari con il ”Tu”: «Una porzione è una porzione». Poi, più che una porzione vi arriverà una còfena, una montagna di roba. A cominciare dal ”fritto misto” (11 euro) che è un’accozzaglia molliccia grondante olio. è buonissima e fa sperare bene la grande quantità dei bucatini all’amatriciana, ma si ricade nel precipizio con le fettuccine ”al ragù” (8,80 euro). Eduardo avrebbe detto, sdegnato: «Ragù? Questa è carne con la pommarola». Non è mica male la fiorentina (38 euro al chilo), ma i dolci vengono da fuori, le fragoline in coppa sono schiacciatelle e poco profumate. All’entrata, nella piccola enoteca, la clientela felice aspetta in piedi il suo turno, il primo tavolo libero. Edoardo Raspelli Ristorante Nuova Fiorentina, Roma provato il 24 maggio 2002