La Stampa 09/03/2006, pag.11 Marina Verna, 9 marzo 2006
Dresda in bolletta vende le case agli Usa. La Stampa 9 marzo 2006. Berlino. E’ il sogno di tutti i pubblici amministratori: un colpo di spugna sulla montagna di debiti, denaro fresco in cassa per nuovi progetti
Dresda in bolletta vende le case agli Usa. La Stampa 9 marzo 2006. Berlino. E’ il sogno di tutti i pubblici amministratori: un colpo di spugna sulla montagna di debiti, denaro fresco in cassa per nuovi progetti. Accadrà oggi a Dresda, prima grande città tedesca a scrollarsi di dosso il passato - un «buco» di 740 milioni di euro - e guardare con fiducia al futuro. Un grande investitore immobiliare americano - il gruppo Opportunity Fund Fortress, creato a New York nel 1998, capitale investito 15 miliardi di dollari - ha offerto 1,75 miliardi di euro per acquisire l’intero patrimonio immobiliare pubblico, i 47.600 appartamenti della società Woba. Anche il grande investitore George Soros aveva partecipato alla gara, mettendo però sul tavolo 50 milioni in meno. Con l’offerta Fortress alla città arriveranno, subito e in contanti, 981 milioni di euro. Una cifra che ha lasciato sbalordito l’assessore alle Finanze, che pensava di poter arrivare al massimo a 650 milioni di euro. Invece, pagati i debiti, avrà un attivo di 240 milioni. E già corre la fantasia sul loro impiego: una fondazione per aiutare i bassi redditi, un servizio di trasporti per gli handicappati, il sostegno al coro della Frauenkirche... Il sindaco ha promesso una discussione pubblica prima di decidere. C’è ancora un ultimo scoglio: il voto del consiglio comunale. Ma il sindaco è così sicuro di avere la maggioranza dalla sua parte che la votazione di questa mattina sarà segreta: quaranta consiglieri si sono già detti favorevoli, i contrari confessi sono trentuno. Persino dall’ala sinistra, dagli ex comunisti della Pds, arriveranno voti. «Con 70 milioni di interessi da pagare ogni anno, non c’è altra scelta che vendere gli appartamenti», dice un realista come Ronald Weckesser: sa di che cosa parla, perché presiede la commissione Bilancio e Finanze. E dunque: «L’alternativa sarebbe un taglio drastico alla spesa sociale e culturale. Quale sinistra lo vorrebbe?». Furibondi e preoccupati sono, ovviamente, gli inquilini, che già immaginano un aumento degli affitti o una salata proposta di acquisto. Non si fidano della «Carta sociale» che Fortress ha dovuto firmare, impegnandosi ad affitti moderati per dieci anni, restrizioni nella disdetta dei contratti e nessuna ristrutturazione importante senza il loro consenso. Gli alloggi popolari non potranno diventare appartamenti di lusso. Gli handicappati gravi e le persone oltre i sessant’anni manterranno l’attuale diritto all’appartamento per tutta la vita. Fortress non ha voluto cozzare contro lo storico slogan di Woba - che si presenta come «Il paradiso dell’affitto» - ed è andata oltre le richieste della città, allungando a cinque anni, anziché tre, la garanzia di occupazione per i 500 dipendenti, e considerando intoccabili 41 mila appartamenti anziché i 35 mila richiesti. Questo impegno non è però bastato a fugare le paure. «Questa Carta vale meno del foglio su cui è scritta. Ci sono sì delle penali, nel caso in cui venga disattesa. Ma per una società miliardaria sono cifre ridicole», fa sapere l’Associazione Inquilini. «L’unica cosa che hanno in testa è la rendita. Metteranno in vendita gli appartamenti per realizzare. E noi ci sbatteranno tutti fuori». Fortress ha ottenuto un finanziamento al 65 per cento da Lehman Brothers e fa sapere che «l’affare si regge sugli affitti, abbiamo intenzione di mantenere la situazione così com’è. E di recuperare quel 18 per cento di appartamenti che sono vuoti». Ha in programma la creazione di una holding e l’ingresso in Borsa. L’operazione Woba coinvolge centomila persone, un quinto della popolazione di Dresda. E non è la prima in Germania: Fortress ha già acquistato 158 mila alloggi a Essen, la società britannica Terra Firma 230 mila a Bochum, altri fondi di investimento hanno scommesso miliardi su Berlino. Le casse locali sono vuote, il governo centrale deve fronteggiare il suo deficit e non resta che una risorsa: le case, appunto. Marina Verna