Varie, 8 marzo 2006
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Amir Yigal
• Herzliya (Israele) 23 maggio 1970. L’uomo che uccise il premier israeliano e premio Nobel per la Pace Yitzhak Rabin (1 marzo 1922-4 novembre 1995) • «[...] da quando è stato arrestato con la pistola in pugno [...] non ha mai manifestato alcun cenno di pentimento. Ma quello stesso Stato nel quale Amir continua a non credere gli ha permesso di ricevere in prigione la “visita coniugale” della moglie Larissa Trimblobler, sposata con un trucco [...] La possibilità data ad Yigal Amir [...] al suo primo matrimonio, di mettere al mondo un erede, per quanto si tratti di un diritto costituzionalmente riconosciuto, ha provocato sconcerto in quegli strati della popolazione più sensibile ai valori democratici. A queste proteste, espresse sui giornali e su internet ha risposto la madre di Amir, Geula, in modo significativo. “Le autorità carcerarie - ha detto - permettono ad assassini abominevoli che hanno ucciso a sangue freddo di unirsi con gioia alle loro mogli ed è una vergogna che noi abbiamo dovuto combattere per ottenere lo stesso diritto”. In realtà, la vera battaglia in cui Amir, la moglie e la sua famiglia d’origine sono impegnati è di far passare l’uccisione di Rabin, l´omicidio politico più grave nella storia d’Israele, come un delitto su commissione divina, eseguito per impedire la svendita della Terra d’Israele agli arabi. Il delitto e il suo autore devono pertanto essere ripuliti di qualsiasi connotato terroristico ed apparire, per lo meno “normali”. Piano piano, a forza di proteste, istanze, trucchi e manipolazioni, l’assassino di Rabin - un eroe per alcuni settori dell’estrema destra nazional-religiosa, un terrorista assassino per altre aree della popolazione - sta riuscendo nel suo intento. Gli era impedito il matrimonio, ad esempio, ed invece s’è sposato per procura facendosi rappresentare dal padre. E il matrimonio è stato poi legalizzato. Gli era stata concessa l’inseminazione artificiale della moglie, ma ha tentato di contrabbandare il suo sperma in un sacchetto di plastica sotto gli occhi delle guardie. Sarebbe bastato questo ad annullare, come si dice, i benefici di legge, invece [...] i servizi di sicurezza hanno dichiarato che dal loro punto di vista Ygal Amir “non rappresenta più un pericolo attuale” per la sicurezza del paese. L’ostacolo che aveva impedito le visite della moglie senza telecamere è stato così rimosso» (Alberto Stabile, “la Repubblica” 25/10/2006).