Ricerca fatta da Paolo Forcellini per articolo uscito su L’Espresso il 9/3/2006, argomento Taxi, 9 marzo 2006
Raddoppiare il numero di taxi puo’ sicuramente favorire l’utenza ma nel contempo riduce e dimezza l’introito del Lavoratore/imprenditore Tassista
Raddoppiare il numero di taxi puo’ sicuramente favorire l’utenza ma nel contempo riduce e dimezza l’introito del Lavoratore/imprenditore Tassista. Il rischio e’ rappresentato dal raggiungimento di un livello di incasso insufficiente a garantire una buona manutenzione del veicolo ed un "incoraggiante" stipendio a garanzia del rischio stradale che vuole dire sia di danni all’auto sia di danni personali. Il fatto che il Tassista con auto danneggiata o reso infermo (quale sia il rischio professionale ognuno puo’ valutare) non percepisca alcuna forma di supporto economico. Inoltre va naturalmente considerato che il traffico e’ responsabile nella maggior parte dei casi delle attese lunghe ... Il Taxi (in genere) non dispone di ali. Frequentemente impiega 5-10 minuti per percorrere 500 metri o un km ( che e’ la distanza media dal posteggio taxi al luogo di prelievo dell’utente) da: AlainCh Data: 1 Agosto 2005 ma ... ecco ... dunque .. HO un dubbio servono + taxi oppure piu’ clienti ?? Se una qualunque azienda non incassa abbastanza ... che fa ... non lavora .. o aumenta i prezzi per stare dentro alle spese ( mi pare ) Se il Tassista non fa abbastanza corse ... che sta a fare DODICI ore in piazza?? se Liberalizzo .. Tutti possono fare il tassista ... e portarsi a casa qualche liretta .. (oops euretto) ed il servizio chi ce l’avra’? non certo gli utenti di periferia, ma sono certo su quelli degli aeroporti !!! (facile fare corse all’aeroporto in poco tempo... no?) Altro dubbio Ora le tariffe sono amministrate ed i tassisti sono come i notai, dipendenti dai voleri delle pubbliche amministrazioni.... Ma dopo la liberalizzazione (ragioniano insieme) gli affitti sono forse diminuiti? e le tariffe delle RCauto ?? ed i Pedaggi ai caselli?? Dunque ho qualche serio dubbio che il "Significato" della Liberalizzazione sia: + corse = piu’ benefici per i clienti. Un tassista a Barcellona fa 80 corse per turno .. in Italia un tassista 20 corse ..... L’incasso giornaliero di entrambi i tassisti e’ simile. Sara’ che gli spagnoli usando di piu’ il tassi’ hanno fatto crollare le tariffe ?? da: FABRIZIO Data: 28 Giugno 2005 Qui mi trovate totalmente d’accordo: Abolire limiti, licenze, ordini, coprporazioni, albi ecc. ecc. Lasciare, se vogliamo, a questi enti e a queste associazioni soli compiti di sorveglianza, organizzazione, istruzione ecc., ma senza numeri chiusi o lobby !!! Se siamo un paese libero, vogliamo un mercato libero e non solo per le zucchine !! da: stefano noleggiatore Data: 26 Giugno 2005 svolgo attività di noleggio con conducente in pratica taxi ma con servizio più curato e tariffe fisse secondo percorso.La lobby strapotente e prepotente dei tassisti oltre a ostacolare rilascio licenze taxi a rm ha fatto fare anke legge da giunta storace in contrasto quella nazionale mandando a casa da fine agosto circa 3000 operatori e relative famiglie senza contare indotto ke ruota nostro servizio (mercedes- meccanici - carburante e varie).Ma come con la crisi ke gira???????? E’ vergognoso.Noi portiamo dai turisti ai vip politici e gente comune,ma se non bastano ora come sarà senza 3000 operatori e solo 300 licenze taxi in più???? ci9ao stefano Segnalazione del 3 marzo 2004 COMUNICATO STAMPA SEGNALAZIONE ANTITRUST SULLE DISTORSIONI DELLA CONCORRENZA NEL SERVIZIO TAXI Nell’esercizio dei poteri di cui all’art. 21 della legge n. 287/90, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha inviato una segnalazione ai Presidenti di Senato e Camera, al Presidente del Consiglio, al Ministro per gli Affari Regionali, alla Conferenza Stato-Regioni, alle Regioni e all’Associazione Nazionale Comuni d’Italia per rilevare le distorsioni della concorrenza che emergono, a livello nazionale, nella prestazione del servizio taxi. Il mercato del servizio taxi risulta generalmente caratterizzato, a livello locale, da una insufficiente apertura alla concorrenza, che si manifesta in una domanda da parte dei consumatori non pienamente soddisfatta. In gran parte dei principali Comuni italiani, infatti, la densità di taxi in rapporto alla popolazione risulta inadeguata. Sebbene la normativa vigente attribuisca ai Comuni la competenza in ordine alla determinazione del numero dei veicoli da adibire al servizio di taxi, e quindi ad incrementare eventualmente le licenze a fronte di un’insufficienza dell’offerta, tale facoltà incontra una forte resistenza da parte degli operatori del settore, favorevoli al mantenimento delle restrizioni quantitative. Va osservato che tali comportamenti trovano fondamento nell’elevato costo che gli operatori già attivi sul mercato hanno sostenuto per l’acquisto di una licenza da altri soggetti. Infatti, benché le licenze siano state originariamente rilasciate gratuitamente da parte delle autorità pubbliche, le stesse sono state sovente alienate sulla base di valori economici di volta in volta crescenti in termini reali, circostanza questa che, di per sé, riflette la scarsità del numero delle licenze, ovvero del numero di taxi attualmente in circolazione. In questo contesto, il valore della licenza rappresenta un asset il cui valore economico assume particolare rilievo al momento della rivendita della licenza stessa da parte del fornitore del servizio, mentre ogni emissione di nuove licenze comporta necessariamente una riduzione del valore di quelle originariamente rilasciate. Nell’ambito della definizione di possibili soluzioni volte a promuovere una maggiore apertura dei mercati locali del servizio di taxi, l’Autorità riconosce pertanto la necessità di tener conto delle problematiche avanzate dai conducenti dei taxi, sopra accennate, che ostano ad una riforma del settore, attraverso misure che siano accompagnate da una sorta di "compensazione" a loro a favore. Le iniziative volte a favorire una maggiore apertura dei mercati interessati, ove accompagnate da misure compensative, avrebbero infatti il pregio di limitare gli effetti sfavorevoli sugli attuali detentori di una licenza, garantendo al contempo l’ingresso di nuovi operatori e un incremento dei benefici per la generalità dell’utenza, la quale potrebbe fruire di una maggiore offerta di taxi. In tal senso, un incremento quantitativo dell’offerta appare idoneo a determinare benefici per i consumatori. A tal fine, nell’ottica di pervenire ad un graduale processo di liberalizzazione del settore, l’Autorità intende suggerire alle Amministrazioni preposte alla relativa regolamentazione una serie di possibili interventi. Una prima tipologia di intervento, idonea ad incrementare il numero delle licenze, può essere rappresentata dal ricorso ad una procedura d’asta, a seguito della quale le Amministrazioni potrebbero rilasciare delle nuove licenze, a titolo oneroso. Gli introiti derivanti da tale procedura potrebbero essere impiegati per compensare "una tantum" gli attuali titolari delle licenze. Una diversa soluzione consiste nella possibilità, da parte delle Amministrazioni, di incrementare il numero delle licenze mediante la distribuzione, a titolo gratuito, agli operatori del settore di un’ulteriore licenza. Tale misura avrebbe l’effetto di compensare gli attuali titolari delle licenze della perdita di valore, in termini economici, di queste ultime. I fornitori del servizio taxi, infatti, potrebbero procedere alla vendita della nuova licenza, realizzandone un ricavo, oppure sfruttare entrambe le licenze mediante affidamento della nuova licenza. Affinché tale misura sia efficace, appare opportuno che la nuova licenza venga ceduta, ovvero utilizzata, entro un congruo periodo di tempo, compatibile con il graduale processo di liberalizzazione. La misura in esame richiederebbe, tuttavia, che sia consentito ad un medesimo soggetto di cumulare più licenze per l’esercizio del servizio taxi, diversamente da quanto previsto dalla normativa vigente, nonché la possibilità di essere sostituiti alla guida da chiunque risulti in possesso dei requisiti richiesti. Un’eventuale modifica delle disposizioni previste dagli artt. 8 e 10, di cui alla legge n. 21 del 15 gennaio 1992, potrebbe essere sollecitata dalle Amministrazioni competenti alla regolamentazione del settore. Le proposte sopra delineate potrebbero condurre, nel tempo, alla piena liberalizzazione del settore, mediante approdo a un regime autorizzatorio privo di contingentamento. In aggiunta, potrebbero essere attuate una serie di misure collaterali idonee a facilitare il riassorbimento dello squilibrio tra domanda e offerta del servizio taxi. Si potrebbero rilasciare licenze part-time, onde permettere una maggiore copertura del servizio di taxi durante gli orari di "punta", nonché consentire ai possessori di licenze di esercitare la propria attività anche al di fuori dell’area geografica per la quale sono state rilasciate originariamente le licenze stesse; concedere autorizzazioni ad effettuare un servizio di taxi innovativo, associato ad un minore assoggettamento agli obblighi di servizio, sull’esempio dei minicabs londinesi, i quali possono effettuare il servizio di trasporto clienti solo tramite prenotazione telefonica ed applicare tariffe differenziate da quelle dei taxi a chiamata diretta su strada; favorire lo sviluppo dei servizi alternativi o complementari al taxi tradizionale, quali il "taxibus" e il servizio di "uso collettivo del taxi", ampliando e diversificando l’offerta complessiva di tali servizi a vantaggio dell’utenza finale, consentendo un ampliamento delle possibilità di trasporto urbano a prezzi decisamente più contenuti. Roma, 9 marzo 2004 Roma, stazione Termini, domenica 13 febbraio, ore 20,30: un centinaio di persone in fila alla fermata dei taxi; i tempi di attesa si aggirano intorno ai quaranta minuti dato che la frequenza di arrivo di ogni singola autovettura è di circa due minuti. Si è trattato di un caso isolato -forse indirettamente dovuto alla circostanza che quella è stata una domenica di blocco del traffico (anche se il divieto di circolazione era terminato alle ore 18)- oppure ancora una volta ci si è trovati di fronte ad una situazione di disservizio? In ogni caso, rimane sullo sfondo il ben noto problema della scarsità dell’offerta del servizio che, in certi giorni o in determinate situazioni, non riesce a soddisfare in termini quantitativi la domanda dell’utenza, vuoi per la cronica inadeguatezza del numero complessivo di taxi in città, vuoi per la rigidità del sistema dei turni, fatti in modo di assicurare alla stragrande maggioranza dei tassisti romani il riposo nei giorni festivi e la domenica. Un quadro strutturale e regolamentare datato che non tiene affatto conto dell’evoluzione delle abitudini di cittadini, consumatori e turisti: dopo la riforma del commercio e le successive ordinanze comunali sull’apertura dei negozi, ad esempio, le vie centrali dello shopping della città sono molto più frequentate durante la domenica e negli altri giorni festivi, eppure non è stata superata la difficoltà degli utenti di reperire un taxi in tempi accettabili. Tra i servizi urbani di trasporto della città di Roma, quello dei taxi, nonostante il rinnovo del parco delle autovetture e il loro limitato incremento numerico (il Sindaco Veltroni ha annunciato l’arrivo imminente di 300 nuove vetture ecologiche), è forse l’unico servizio di cui i cittadini continuano a ritenersi ancora molto insoddisfatti. Un settore in cui le rendite di posizione sembrano prevalere rispetto agli interessi generali. Non sono soltanto le Associazioni dei consumatori a denunciare tale situazione, ma anche il più autorevole organismo indipendente, cioè l’Antitrust, giunge alle stesse conclusioni. "Il mercato del servizio taxi risulta generalmente caratterizzato, a livello locale, da una insufficiente apertura alla concorrenza, che si manifesta in una domanda da parte dei consumatori non pienamente soddisfatta dall’attuale offerta del servizio da parte dei conducenti di taxi." Recita così la segnalazione dell’Autorità garante della concorrenza, inviata a Parlamento e Governo il 3 marzo del 2004, nella quale si afferma, inoltre, che l’esercizio della facoltà che possiedono i comuni di incrementare il numero delle licenze incontra la forte resistenza degli stessi operatori del settore, interessati -com’è ovvio’ al mantenimento dei vecchi limiti quantitativi. Non è un problema soltanto romano: dopo lo sciopero contro la proposta (poi ritirata) della Giunta Rutelli di liberalizzare i turni, che bloccò la capitale per qualche giorno nel corso del 1998, anche a Milano, a gennaio dello scorso anno, si sono registrati cortei, ricorsi al TAR e difficili negoziati tra le associazioni dei tassisti e l’amministrazione comunale, a seguito della decisione di bandire 275 nuove licenze. La consistenza numerica dei taxi è inadeguata in rapporto non solo alla popolazione residente ma anche, nel caso delle città turistiche e di quelle d’affari, rispetto alla domanda extra-domestica. I taxi circolanti in Italia sono circa 40 mila: Roma, con 5.860, è la città che ne possiede di più; a Milano sono 4.585; a Napoli 2.739; a Torino 1.506; a Firenze 593. Con riferimento alla densità, se il peggior dato proviene da Firenze con 1,68 autovetture per ogni 1000 abitanti, il confronto internazionale vede le città metropolitane italiane drammaticamente indietro: a Parigi i taxi sono 15.000, Londra e Barcellona presentano una densità rispettivamente di 9,9 e 8,3 taxi ogni mille abitanti contro il 2,1 di Roma e l’1,7 di Milano (dopo la concessione delle nuove licenze). I numeri sembrano dunque confermare le tesi dell’Antitrust che ha messo sotto accusa l’assetto normativo. La legge n. 21 del 1992 ha attribuito ai Comuni, sulla base degli indirizzi fissati dalle Regioni, il potere di stabilire il numero e la tipologia dei veicoli, i requisiti e le condizioni per il rilascio delle licenze, i criteri per la determinazione delle tariffe. La normativa non ammette il cumulo di più licenze in capo ad uno stesso conducente; un limite risiede quindi nell’essere la licenza non solo ad personam ma anche ad vehiculum (la concessione deve essere riferita ad una singola autovettura adibita a taxi). Questo sistema ha di fatto portato a considerare il possesso di una licenza un proprio asset patrimoniale, il cui valore economico (anche 120 mila euro) è dipendente in modo diretto dall’esistenza del numero chiuso e limitato delle licenze. Le peculiarità di questo particolare comparto del trasporto pubblico locale rendono comunque difficile sia la regolamentazione pubblica, sia ogni ipotesi di apertura totale del mercato alla concorrenza: in Europa, tra i principali paesi, soltanto Svezia, Olanda e Irlanda nell’ultimo decennio hanno proceduto a liberalizzare l’accesso al mercato rendendo però più rigorosi i requisiti qualitativi e di sicurezza di conducenti e autovetture. Ben consapevole del fatto che la via della liberalizzazione tout-court non appare percorribile in Italia, l’Autorità antitrust indica, infine, alcune possibili soluzioni compromissorie -purtroppo anche a questa segnalazione, come a tutte le altre dell’Antitrust, nessun organo istituzionale ne ha poi dato seguito- per adottare gradualmente alcuni interventi pro-concorrenziali, con l’obiettivo di procurare subito benefici all’utenza. Tra i possibili interventi se ne segnalano due che francamente sembrano più gestibili sul piano sociale: 1) la distribuzione, a titolo gratuito, ai tassisti di un’ulteriore licenza a seguito dell’eliminazione del divieto di cumulo; 2) il rilascio di licenze part-time al fine di assicurare una maggiore copertura del servizio negli orari "di punta" oppure nei giorni festivi. E chi sa quanti giovani, disoccupati e lavoratori precari, sarebbero ben felici di accogliere, a bordo dei loro taxi, i viaggiatori davanti la stazione Termini la domenica sera. ------------------------------------------------------------------------ L’Agenzia delle Entrate invia questionari sugli illeciti[1 feb 2005] I taxi e le licenze vendute sotto banco Sarebbero 2 mila i passaggi di mano effettuati evadendo l’Irpef I taxisti e le licenze vendute "sotto banco". L’Agenzia delle Entrate sta passando al setaccio tutti i passaggi di mano delle licenze siglati a Milano negli ultimi quattro anni. Numeri importanti: 2 mila venditori e altrettanti compratori potrebbero finire nella bufera se venissero riscontrate le irregolarità ipotizzate dall’ufficio territoriale del ministero delle Finanze. Il dubbio degli investigatori, che non confermano ma nemmeno smentiscono l’indagine in corso, riguarda le cessioni avvenute totalmente in nero, evadendo l’Irpef. Per il momento solo l’agenzia di via Abetone ha inviato 300 questionari di quattro pagine ciascuno alla ricerca di dettagli sulle transazioni. Ma nelle prossime ore anche altri quattro uffici invieranno i questionari, dopo un controllo al registro delle auto pubbliche in Comune. Il costo medio di una licenza a Milano è di 130 mila euro, 15 mila in meno rispetto a qualche mese fa, prima che l’assessorato ai Trasporti di Palazzo Marino emettesse 270 nuovi permessi per auto pubbliche. Si tratta di cifre ufficiose, nessuno vuole sottoscrivere il dato, ma al massimo ci possono essere oscillazioni di poche decine di migliaia di euro. Anche perché le contrattazioni per le cessioni variano di volta in volta a seconda di compratore e venditore. I 2 mila taxisti coinvolti nell’affaire potrebbero essere chiamati a risarcire l’erario per una cifra di poco superiore a 55 mila euro: il 40 per cento dei soldi incassati più il 3 per cento di imposta per il registro. La categoria è in subbuglio. "Monta il malcontento nei confronti dei sindacati che hanno fatto da intermediari nelle contrattazioni senza avvertire gli associati dei rischi in caso di affari compiuti in nero" spiega Alfonso Faccioli, leader del Cat, il Coordinamento ambientalista taxi, uno dei pochi sindacati che non si occupa di compravendite di licenze. "Negli ultimi 15 giorni – continua Faccioli – tutto il mercato si è bloccato, a Milano come nel resto d’Italia". "I taxisti interessati – continua Fabio Strazzeri, il legale interpellato dal Cat – risultano aver trasferito la licenza, come consentito dall’articolo 9 della legge 21 del 15 gennaio 1992. Tuttavia, nell’anno di riferimento, non è stato indicato alcun corrispettivo per la cessione, né è stata effettuata la registrazione dell’atto con versamento della relativa imposta". Denaro incassato in ero: evadendo le tasse. Massimo Goggi, l’assessore ai trasporti di Palazzo Marino, conferma gli accertamenti fiscali. "Sappiamo che sono in atto. Le licenze a Milano passano di mano con molta facilità, c’è parecchio turn over sui 5 mila permessi di tutto il Comune. La legge, comunque, non prevede un canone in denaro fissato per la cessione di una licenza". I sindacati nell’occhio del ciclone per ora tacciono. Dopo diversi incontri informali non hanno ancora deciso di emettere nessun comunicato ufficiale. "L’Agenzia delle Entrate è in piena fase informativa – spiega Nereo Villa, segretario del Satam -. Sta solamente chiedendo informazioni. L’unica cosa che posso commentare sono i numeri. I trasferimenti ogni anno sono circa 200. Parlare di 2 mila taxisti coinvolti mi sembra esagerato, io ho notizia di poche unità". Soluzioni, all’orizzonte, se ne intravedono poche. " un fatto grave – dice Faccioli -. Era da 10 anni che questa situazione appariva critica, adesso siamo arrivati al punto di non ritorno. Se le irregolarità saranno effettivamente riscontrate i sindacati devono riunire i 2 mila taxisti e cercare di firmare un concordato con l’Agenzia delle Entrate. I singoli non erano a conoscenza del problema con la regolarizzazione delle cessioni. Se i rappresentanti di categoria non cercheranno la mediazione rischiano di vedersi chiedere i danni dai loro iscritti". Sulle macchine bianche cresce l’insofferenza. "Siamo molto arrabbiati - sbuffa Salvatore Falco -. Io sono un semplice taxista e, per fortuna, non ho né venduto né comprato la licenza negli ultimi 5 anni. Siamo arrabbiati con i sindacati e con le istituzioni: non è possibile che tocchi a noi pagare per le mancanze di altri. Già ci tocca lavorare tutti i week end per starci dentro con spese. Nessuno ci aveva avvisati e non abbiamo nessuna tutela". Sulla cessione delle licenze Falco è chiaro: "Era ora che regolarizzassero la compravendita: questi soldi potrebbero servire come liquidazione e come pensione per la nostra categoria. Le cessioni devono essere fatte alla luce del sole". 15/2/2006 ?Proteste e cortei "Bloccheremo di nuovo la città" Oggi taxi a passo d’uomo da Malpensa alla Regione, partenza alle 14. Tensione con i vigili urbani Il punto Lo scontro e la mediazione Albertini aveva chiesto nuove licenze per i taxi. Dopo le proteste dei tassisti, il Pirellone ha concesso meno licenze di quelle richieste dal sindaco I provvedimenti: nuovi turni Oltre alle nuove licenze, la delibera della Regione prevede una riorganizzazione dei turni e la razionalizzare del livello dei servizi Controproposta: 100 giorni di pausa I tassisti chiedono a Comune e Regione di congelare la delibera per cento giorni durante i quali monitorare la situazione Cinque chilometri di coda. Un pomeriggio da dimenticare per il traffico. E oggi si replica, con partenza da Malpensa e arrivo al Pirellone. I tassisti (duemila secondo fonti sindacali, mille per la polizia) sono arrivati ieri in piazza Duomo da Linate dopo un’ora e mezzo. Tutti a passo d’uomo. Un serpentone infinito. Mentre la testa del corteo d’auto pubbliche era in centro, la coda iniziava a muoversi in viale Forlanini. L’effetto sul traffico è stato traumatico. Con Milano paralizzata per la seconda volta dai tassisti nel giro di pochi giorni. Macchine ferme. Incroci "occupati" dai taxi. Fischi. Urla. Clacson. E qualche momento di tensione in piazza Cinque Giornate. "Ma la nostra protesta andrà avanti", hanno continuato a ripetere i conducenti delle auto pubbliche. I tassisti hanno attraversato la città per protestare contro le nuove licenze volute dal sindaco e concesse dalla Regione. A alcune decine di vetture, alla fine del corteo, sono state fatte passare simbolicamente accanto a Palazzo Marino durante lo svolgimento del consiglio comunale. In piazza della Scala intanto si era radunata dietro le transenne una folla "spontanea" di conducenti, con fischietti e cartelli contro l’amministrazione, pronta ad urlare a ripetizione slogan contro Albertini. Davanti a Palazzo Marino polizia e carabinieri in assetto antisommossa. C’era anche un elicottero a sorvolare la piazza. La protesta clicca su una foto per andare alla galleria Proprio negli stessi istanti, all’interno di Palazzo Marino si è svolto un consiglio da record: la seduta è durata solo dieci minuti. Il presidente dell’assemblea Giovanni Marra ha sciolto infatti la riunione per mancanza del numero legale. La decisione del presidente ha sollevato polemiche tra i consiglieri, ma Marra è stato irremovibile: "Dovete smetterla di andare all’happy hour quando c’è il consiglio", è sbottato rivolto alla maggioranza. Tra l’opposizione, però, in parecchi hanno letto la decisione in modo diverso: "Il presidente ha interpretato l’imbarazzo della maggioranza sulla vicenda dei tassisti". Fuori dal palazzo, nel frattempo, i conducenti si erano fatti via via più rumorosi. Una delegazione ha chiesto e ottenuto di essere ricevuta dai capigruppo di Palazzo Marino, ma a rappresentare la maggioranza c’erano solo due consiglieri, Manfredi Palmeri di Forza Italia e Laura Molteni della Lega. Per il resto è stato il centrosinistra a raccogliere lo sfogo dei tassisti. I conducenti hanno sottolineato che la guerra continuerà finché il sindaco non farà "un passo indietro". Oggi si replica il caos con presidi informativi alla stazione e agli aereoporti e, dalle 14, con il corteo da Malpensa alla Regione. Domani "pausa di riflessione" nella speranza di essere convocati. Giovedì e venerdì altre agitazioni in vista. Nessuno parla di sciopero, "ma siamo liberi di non lavorare, siamo liberi professionisti". E l’orientamento è chiaro: si va verso la serrata. Lo sciopero ufficiale, probabilmente nazionale, sarà invece il 14 febbraio.