Corriere della Sera 01/03/2006, pag.6 Ian Buruma, 1 marzo 2006
Il Terrorismo dei Kamikaze? Bombe Caricate a Eros. Corriere della Sera 1 marzo 2006. La masturbazione porta al terrorismo suicida? Sembrerebbe di no
Il Terrorismo dei Kamikaze? Bombe Caricate a Eros. Corriere della Sera 1 marzo 2006. La masturbazione porta al terrorismo suicida? Sembrerebbe di no. La masturbazione non è certo connessa con il terrorismo suicida più di quanto non lo sia con la cecità o la schizofrenia. Ma potrebbe esserci un legame tra l’ inadeguatezza o la frustrazione sessuale e la spinta verso l’ estremismo violento. il tema di un’ interessante novella, Seventeen, del romanziere giapponese Kenzaburo Oe, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1994. La storia è ambientata negli anni ’ 60, quando fu scritta. Il protagonista è un diciassettenne che non riesce a trattenersi dal masturbarsi, in bagno, in camera, tra i cespugli, perfino a scuola. Si vergogna di questa pratica, come di qualunque altra cosa. Non è bravo nello sport, è un fallimento con le ragazze e un bullo a casa, non sopporta nessuno, dall’ insulso padre liberale alla madre alla sorella agli insegnanti, per non parlare di se stesso. Perennemente conscio di essere un misero fallimento, a sola cosa che può fare è masturbarsi, vivendo nel terrore che il mondo intero, gurdandolo, si accorga di questa sua abitudine. Ma una sorta di salvezza è a portata di mano. Il ragazzo viene presentato da un amico a una banda di giovani estremisti di destra che indossano uniformi e seguono un leader che farnetica a proposito dei traditori comunisti e socialisti e delle glorie dell’ impero giapponese. In men che non si dica, aAnche il grande masturbatore viene abbigliato con uniforme e stivali e accettato come guerriero per la causa imperiale contro gli stranieri e i traditori di sinistra. Si va anche a cacciare in qualche rissa.E ha il suo primo vero orgasmo nella nuova uniforme quando, in un centro per massaggi, sogna il potere totale, l’ uccisione dei suoi nemici, la violenza sulle loro mogli e figlie e la morte per il glorioso imperatore. Non è l’ opera narrativa più acuta di Oe. Il narratore suona troppo spesso come uno strumento letterario usato per esprimere le idee politiche che il suo creatore aborre. Ma la palude sessuale in cui l’ estremismo può prosperare è descritta bene e vale la pena di esplorarla. Come intellettuale di sinistra in un certo senso dogmatico, Oe sembra pensare che l’ estremismo violento, che nasce da fantasie di onnipotenza, sia tipico dell’ estrema destra. Ha spesso espresso la sua ammirazione per il Presidente Mao. Ma la combinazione di frustrazione sessuale e violenza era tipica tanto delle guardie rosse di Mao quanto delle camicie nere giapponesi. Al contrario del presidente insaziabile, che disponeva di un harem di fanciulle danzanti per uso personale, i cinesi erano costretti a vivere come monaci rivoluzionari e venivano scoraggiati dal contrarre matrimonio in giovane età. E anche il Grande Timoniere si scontrava con l’ inadeguatezza, come è stato riferito dal suo medico personale. La sua potenza sessuale aveva alti e bassi, sembra, di pari passo con le sue fortune politiche. Qualunque minaccia, reale o immaginaria, al suo senso di controllo totale poteva trasformarsi in un insuccesso. La privazione sessuale può avere un ruolo nell’ attuale ondata di violenza suicida liberata dalla causa palestinese e dall’ islamismo rivoluzionario. La prospettiva allettante di possedere le più incantevoli vergini del paradiso viene fatta balenare di proposito agli occhi dei giovani addestrati per la morte violenta. E anche coloro che non vengono addestrati ad uccidere e morire spesso vivono in società autoritarie in cui il sesso prima del matrimonio è severamente proibito e in cui le donne che non fanno parte della cerchia familiare sono da considerarsi non solo intoccabili ma anche invisibili. L’ accesso a MTV, a Internet, ai dvd e alla pubblicità globale rinforza la convinzione che gli occidentali vivano in un giardino degenerato di delizie peccaminose. Questo rende il destino di milioni di giovani arabi ancora più duro da sopportare epuò provocare un misto di rabbia e invidia. Capita che questa rabbia esploda in orge di violenza orchestrate con cura. Si dice che Mohammed Atta abbia visitato uno strip-tease bar prima di schiantarsi con un aereo contro le Torri Gemelle. Forse ha voluto dare un morso al frutto proibito prima della propria estinzione terrena. Il fatto che fosse proibito - repulsivo ma anche terribilmente seducente - caratterizzava la sua visione delle donne in generale. Mise a chiare lettere nel proprio testamento che non voleva che le donne profanassero la sua tomba con la loro presenza. Questo non significa che la frustrazione sessuale o la misoginia intransigente portino direttamente all’ eccidio. Se così fosse, vivremmo in un mondo decisamente pericoloso. Ma sono fattori che non possono essere esclusi. Per molto tempo si è ritenuto che i giovani privati del sesso fossero i guerrieri migliori, come i cani da combattimento nelle fosse. Tra le barbarie della guerra, nell’ antichità come nei conflitti recenti, c’ è la promessa a uomini affamati e brutalizzati che, una volta conquistata una città, le sue donne faranno parte del bottino. L’ unica differenza tra questa promessa e quella delle uri in paradiso è che nel primo caso gli oggetti del desiderio sono reali e pagano un prezzo orribile. L’ idea che fare sesso con le donne distolga gli uomini dalla lotta è abbastanza comune anche in ambiti meno violenti, come il calcio. Spesso, quando una squadra deve giocare una partita importante, l’ allenatore annuncia che, durante il ritiro, saranno bandite mogli e fidanzate. Gli uomini vanno tenuti al guinzaglio. Il sesso sarà la loro ricompensa quando il nemico sarà sconfitto. Tra i grandi miti del calcio olandese c’ è la storia dei Mondiali del 1974. Pare che alcuni calciatori, privati della compagnia femminile, si siano arrangiati con prostitute locali, e abbiano così perso la finale contro la Germania. Tutto questo riguarda il sesso con le donne.Il sesso con gli uomini è un’ altra questione. Di norma, le società che promuovono il machismo e l’ onore del maschio non vedono bene l’ omosessualità. tollerata, al massimo, ma solo il partner attivo, specialmente se è più vecchio e sposato, può uscire con onore da incontri omosessuali. Il partner passivo è come una donna: remissivo, debole, disprezzabile.Si dice sia ancora così in molti Paesi arabi, come lo era nell’ antica Grecia. Esistono però eccezioni alla regola degne di considerazione. Alcune delle società più maschiliste della storia hanno elogiato i rapporti omosessuali. L’ esercito di Sparta incoraggiava le relazioni d’ amore tra soldati perché si riteneva che promuovessero la lealtà e il coraggio. Nel Giappone feudale i Samurai avevano un atteggiamento simile. Il sesso con le donne andava bene, in quanto finalizzato alla produzione di figli. Mal’ onore e la nobiltà si potevano trovare solo nei rapporti tra uomini.La premessa che sta dietro a questo non è così diversa dall’ omofobia di altre culture maschiliste. Le donne sono dolci e la loro prossimità indebolisce gli uomini, così come gli artifici di Cleopatra indebolirono il generale romano Marco Antonio. La vera virilità non deve mai essere corrotta dal sesso femminile o dalla domesticità che esso rappresenta. Nel 2004 Johann Hari scrisse a proposito della «sovrapposizione» di omosessualità e fascismo: «Gli uomini gay sono stati al centro di tutti i principali movimenti fascisti». Questo costituiva un fattore di disturbo per Hari, chesi considera un «gay progressista». Abbiamo esempi che suffragano questa tesi: Pim Fortuyn (benché non fosse un «fascista» vero e proprio, come Hari sembra pensare) era gay. Si dice che Jörg Haider sia gay. E poi c’ erano le truppe d’ assalto naziste, le SA in camicia marrone guidate da Ernst Röhm. Röhm e molti dei suoi compagni erano omosessuali. Röhm era un convinto promotore dell’ ideale spartano dell’ accoppiamento tra uomini prestanti e combattivi. Come molti soldati tedeschi all’ indomani della Prima Guerra Mondiale, si sentiva un perdente, amareggiato dalla sconfitta militare ed emarginato in tempo di pace. Per lui le SA erano un modo di riguadagnare autostima. Vi vedeva un’ élite di uomini superiori, scelti per controllare dapprima la Germania e poi il mondo intero. Röhm era simile al diciassettenne della novella di Oe: le uniformi, gli stivali, la brutalità lo facevano sentire onnipotente. Il sesso era un’ espressione del potere e il potere veniva erotizzato. «Poiché sono un uomo immaturo e malvagio - disse una volta - la guerra e l’ inquietudine mi affascinano più del buon ordine borghese». Secondo Hari nella natura dell’ omosessualità c’ era qualcosa che la rendeva particolarmente congeniale al fascismo. Citando un pornografo gay, Bruce LaBruce, faceva riferimento al «culto del corpo, la venerazione del forte, un fanatismo per la crudeltà e le figure autoritarie». Ma questo presuppone che i desideri omosessuali si possano ridurre a un cartone di Tom of Finland in cui i personaggi vengono maltrattati da poliziotti brutali vestiti di pelle. Tali fantasie esistono, del resto, e il fascismo le ha sfruttate al massimo. Basta vedere le enormi sculture di atleti nudi nel complesso sportivo che portava il nome di Foro Mussolini a Roma, per farsene un’ idea. Ma non bisogna dimenticare che, nonostante le stravaganze di Röhm e dei suoi amici, gli omosessuali venivano perseguitati nella Germania nazista. Esiste una spiegazione più plausibile per l’ attrazione che prova un certo tipo di omosessuale per l’ elitarismo violento e le cause politiche estreme ed è il disgusto per la vita borghese. Röhm divideva gli uomini in soldati e civili e considerava questi ultimi «suini». Qualunque cosa che fosse associata con la parola «prudenza» gli risultava odiosa. Per un uomo come Röhm, la società borghese addomesticata era, per definizione, codarda, materialistica, succube e moscia. Ciò che desiderava sopra ogni cosa era un’ azione violenta e costante che portasse alla distruzione dello stile di vita dal quale si sentiva escluso. Questa potrebbe essere la chiave al fascismo gay, più della natura del desiderio omosessuale. L: l’ estremismo è la rivincita del perdente sulla società. Chi siano i perdenti dipende dalla natura della società. Possono essere gli omosessuali che si sentono esclusi o i giovani immigrati musulmani. Lo scrittore tedesco Hans Magnus Enzensberger ha scritto di recente un brillante saggio sul «perdente radicale», il tipo di persona, generalmente un giovane, che si sente vittima del mondo intero e odia se stesso almeno quanto odia le forze che lo opprimono. Questi uomini sono bombe ad orologeria ambulanti. Qualunque cosa può farli esplodere, un’ umiliazione sociale, la perdita del lavoro. E di solito l’ esplosione uccide sia l’ attentatore che i suoi nemici. Le circostanze determinano fino a un certo punto chi sono i nemici, ma le categorie tendono ad essere limitate. Come dice Enzensberger,, «i soliti sospetti sono gli stranieri, i servizi segreti, i comunisti, gli americani, le grandi aziende, i politici, gli infedeli. E, quasi sempre, gli ebrei». L’ unica cosa che manca nell’ analisi di Enzensberger è il fattore sessuale, la psicologia del grande masturbatore, del criminale gay, del despota abbattuto. Forse questo elemento si spiega meglio ricordando una storia molto recente: l’ omicidio ad Amsterdam del regista olandese Theo Van Gogh. Il suo assassino, Mohammed Bouyeri, è nato in Olanda da genitori marocchini. Da ragazzino provò a conformarsi alla cultura della sua città natale. Si ubriacava, fumava marijuana e cercava di sedurre le ragazze olandesi. In fondo, tutto nella cultura, dalla musica pop agli spot pubblicitari, promette sesso. Questo mondo è molto diverso da quello di casa, dove la pia madre e le caste sorelle vanno protette da occhi lascivi. Ma le cose cominciarono a mettersi male per Mohammed. Le ragazze olandesi non erano facili come pensava. Perdeva progressivamente interesse allo studio. I sussidi per questo o quel progetto non si materializzavano.Ci furono aspri scontri con la polizia e sua sorella si trovò un ragazzo. Questo lo fece infuriare. Si sentiva disonorato, inutile, escluso. Era, in breve, un perdente radicale e l’ islamismo gli prometteva l’ omicidio per una giusta causa, il martirio e la sensazione, per quanto fugace, di potere totale.La ragione per cui Van Gogh divenne il bersaglio di Mohammed fu un cortometraggio girato con la politica di origine somala Ayaan Hirsi Ali, che ne scrisse la sceneggiatura. Il film, Submission, mostrava testi coranici proiettati sui corpi seminudi di donne velate che avevano subito maltrattamenti da parte di uomini. Hirsi Ali attacca l’ Islam per la sottomissione sessuale delle donne e il maschilismo frustrato e maldestro degli uomini. Il suo approccio alla società europea secolarizzata è opposto a quello di Mohammed. Laddove lei vede liberazione - soprattutto liberazione sessuale - lui vede disonore, decadenza, impurità e confusione. La libertà della vita in Olanda ha permesso a lei di prosperare, mentre lui si è sentito piccolo e pieno di rancore. Ecco perché ha provato il desiderio di distruggerla, e con lei la civiltà che lo ha fatto sentire un perdente radicale. Ian Buruma