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 2006  marzo 04 Sabato calendario

Il sindacato celebra i 100 anni, le omissioni sul Ventennio. Corriere della Sera 4 marzo 2006. Quest’anno la Cgil compie cento anni (anche se in origine si chiamava Cgl, senza la i di «italiana») e tiene a valorizzare il suo passato

Il sindacato celebra i 100 anni, le omissioni sul Ventennio. Corriere della Sera 4 marzo 2006. Quest’anno la Cgil compie cento anni (anche se in origine si chiamava Cgl, senza la i di «italiana») e tiene a valorizzare il suo passato. Non tutto però. Infatti nei cenni storici contenuti nel sito web della confederazione, ripresi dal libro Cgil 100 anni al lavoro, curato da Claudio Jampaglia e Andrea Milluzzi per l’editore Ponte alle Grazie, spiccano vistose omissioni (e il video della web tv 100annicgil.it non è meno lacunoso) circa la sorte della Cgl sotto il fascismo. L’anonimo estensore ricorda che la libertà sindacale fu soppressa e che «anche sotto la dittatura, clandestinamente, la confederazione visse e operò», ma tace sulla decisione con cui nel gennaio 1927 il Consiglio direttivo, comprendente gli ex segretari Rinaldo Rigola e Ludovico D’Aragona, sciolse la Cgl e accettò di collaborare con il regime, creando l’Associazione per lo studio dei problemi del lavoro e la rivista Problemi del lavoro. Il testo inoltre ignora il fatto che l’esilio antifascista vide due diverse Cgl in lotta tra loro: quella riformista di Bruno Buozzi e quella comunista (attiva anche in Italia). Tra l’altro la Cgl legata al Pci fu oggetto di una purga staliniana nel 1930, quando i suoi principali dirigenti (Paolo Ravazzoli, Pietro Tresso e Alfonso Leonetti) furono cacciati con infamia. Solo a metà degli anni Trenta, in epoca di fronti popolari, le due Cgl avviarono trattative di unificazione, che però non si conclusero. Tutte vicende omesse. Bisogna aspettare il 1944 perché venga raggiunta l’unità sindacale, con il «patto di Roma» e la nuova Cgil, comprendente (fino al 1948) anche i democristiani. Ed è appunto da quell’evento che il filo della narrazione viene ripreso dal sito, lasciando nella storia del sindacato diverse «macchie bianche». Antonio Carioti