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 2006  marzo 07 Martedì calendario

Uomini quadrupedi in un villaggio turco. Corriere della Sera 7 marzo 2006. Se chiediamo a bruciapelo, alla prima persona che passa, in che cosa gli esseri umani sono diversi dalle scimmie, è assai probabile che la risposta elenchi il linguaggio, il ragionamento, la piena coscienza di sé, la stazione eretta e il camminare su due gambe

Uomini quadrupedi in un villaggio turco. Corriere della Sera 7 marzo 2006. Se chiediamo a bruciapelo, alla prima persona che passa, in che cosa gli esseri umani sono diversi dalle scimmie, è assai probabile che la risposta elenchi il linguaggio, il ragionamento, la piena coscienza di sé, la stazione eretta e il camminare su due gambe. Da Darwin in poi, l’emergenza di ciascuno di questi tratti ha stimolato distinte, plausibili spiegazioni evolutive. La «discesa» dei nostri antenati dalla foresta nelle pianure ha favorito arti inferiori capaci di sostenere da soli il nostro peso e di consentire la marcia e la corsa, il linguaggio ha consentito una comunicazione raffinata, il ragionamento, una intelligente previsione di ciò che può accadere e una pianificazione delle azioni individuali e collettive. Mi fermo qui, perché una storia assai diversa ci viene ora suggerita da un fisiologo turco, il professor Uner Tan dell’Università Cukurova ad Adana. Detto in modo molto sommario, ma non fuorviante, Tan sostiene che tutti questi tratti tipicamente umani possano essere il risultato di un singolo processo evolutivo. Si sarebbe trattato, secondo Tan, di un evento evolutivo «puntuale», uno di quelli messi a suo tempo in evidenza da Stephen Jay Gould e Richard Lewontin, e non di un’evoluzione graduale, come tradizionalmente contemplata nella teoria darwiniana classica. Su che base può affermarlo? Sulla base della scoperta di una sindrome molto insolita, che già porta il suo nome. Clinicamente definita come un caso molto particolare di atassia cerebellare, la sindrome di Uner Tan si manifesta con il quadrupedalismo (questi soggetti camminano solo e sempre sulle mani e sui piedi e spesso procedendo in linea obliqua), un linguaggio assai ridotto, un grave ritardo mentale, una ridotta coscienza di sé, una postura normale ricurva e a testa china, anche quando sono seduti. In una parola, questi sventurati, a causa di un deficit congenito, incarnano nella realtà quello che si potrebbe definire, secondo una lunga tradizione e più di un pizzico di leggenda, il famoso anello mancante. L’ultimo numero dello «International Journal of Neuroscience» descrive minuziosamente questa sindrome e racconta come, in uno sperduto villaggio turco, vicino al confine con la Siria, nella provincia di Iskenderun, città di Alessandro Magno, e sede di mosaici che rivaleggiano con quelli di Ravenna, il medico Osman Demirhan abbia scoperto questo caso e abbia chiamato Uner Tan, con un’équipe di fisiologi, neurologi, e psicologi, per esaminarlo a fondo. In questo villaggio, una coppia di lontani consanguinei ha avuto ben 19 figli, cinque dei quali sono affetti da questa sindrome (quattro femmine e un maschio). Gli altri dodici erano tutti normali, ma due sono morti precocemente. L’età varia dai 14 ai 36 anni. L’analisi genetica dettagliata è in corso, ma si tratta senza dubbio di un carattere genetico recessivo portato da un cromosoma non sessuale. L’analisi a risonanza magnetica mostra un rimpicciolimento della regione del cervelletto chiamata vermis e una riduzione del corpo calloso. Un collega di Uner Tan, Tayfun Ozcelik, professore di genetica umana all’Università Bilkent di Ankara e che ha una lista molto nutrita di pubblicazioni scientifiche internazionali, mi dice: «Conosco e stimo il professor Tan da 25 anni. Quando, lo scorso dicembre, su suo invito, mi sono recato in quel villaggio e ho osservato quei soggetti, ho avuto la più straordinaria esperienza dei miei oltre venti anni di genetista». Aggiunge che questa scoperta può grandemente contribuire a risolvere l’enigma dell’evoluzione umana. Dello stesso parere, ma con interpretazioni assai diverse, sono i biologi evoluzionisti inglesi Nicholas Humphrey e John R. Skoyles, della London School of Economics, e l’anatomista Roger Keynes dell’Università di Cambridge, i quali hanno ben esaminato i soggetti studiati da Uner Tan, su suo specifico invito, nel giugno del 2005, e hanno adesso pubblicato su Internet un dettagliato resoconto. Vi si dichiara che non è stato possibile apporre su questo documento sia la loro firma che quella di Uner Tan e Osman Demirhan (ht- tp://eprints.lse.ac.uk/archive/00000463). Suppongo sia a causa della natura divergente delle rispettive tesi evoluzionistiche. Intanto un gruppo turco-tedesco ha localizzato la mutazione sul cromosoma «17p». Limitiamoci qui ai fatti, prevedendo che questo caso susciterà grande interesse e accesi dibattiti nelle settimane a venire. Questi cinque soggetti si muovono speditamente appoggiando gran parte del loro peso sui polsi, con le palme rivolte in avanti. Si noti che le scimmie si appoggiano, invece, sulle nocche. Si tratta, quindi, si un tratto del tutto insolito. Inoltre, a differenza dei bimbi piccoli che vanno a «quattro zampe», essi non camminano sui ginocchi, bensì mantenendo le gambe distese. Con notevole sforzo, riescono a stare fermi in piedi, ma non a camminare sulle sole gambe. Capiscono sufficientemente il curdo da poter comunicare con gli estranei, e tre di loro capiscono anche un po’ di turco, ma è difficile comprendere quello che dicono, la loro sintassi è assai misera e il vocabolario limitato (circa cento vocaboli). Si capiscono solo tra di loro e con i loro genitori. Non sanno ripetere gran parte delle parole per loro nuove, non sanno rispondere nemmeno alle domande più semplici (in che Paese vivi?), e non sanno piegare in due un foglio di carta. La loro «coscienza» di dove sono, di chi sono e di cosa succede intorno a loro pare essere assai ridotta (secondo Uner Tan, ma il team inglese dice che interagiscono con cortesia e reagiscono adeguatamente alle situazioni nuove, per esempio un viaggio in autobus fino all’ospedale). Tan si accinge a cercare attivamente altri casi simili, mentre gli studiosi inglesi insinuano che le circostanze biologiche e sociali di questo caso sono talmente uniche che potrebbe per sempre rimanere isolato e irriproducibile. Mentre scrivo, il tam tam della sindrome si sta diffondendo nella comunità scientifica e le più prestigiose riviste e anche la Bbc, si accingono a parlarne. Aspettiamo un po’ prima di trarre tutte le interessanti conseguenze evoluzionistiche. Massimo Piattelli Palmarini