Varie, 6 marzo 2006
PRESTA
PRESTA Lucio Cosenza 14 febbraio 1960. Manager • «[...] il manager di Antonella Clerici e Paolo Bonolis [...] in scuderia ha tutto il mondo della tv. Se c’è da costruire un progetto, Rai e Mediaset ricorrono a lui. I tavoli delle trattative sono un ring. [...]» (s. f., ”la Repubblica” 19/2/2010) • «[...] un ex ballerino calabrese dalle idee chiare e dalle maniere decise che ha portato in pochi anni l’artista Bonolis da Bim Bum Bam al gradino più alto della televisione italiana. Sempre rimanendo nell’ombra e lontano dai fari della popolarità. In cambio ha avuto il 15 per cento dei guadagni di Bonolis e si è conquistato la fama di personaggio misterioso e potente. [...] ”Io sono un maggiordomo di alto livello. Sulla mia carta d’identità non posso neanche scrivere ”agente’. Il mio mestiere non esiste. La mediazione tra uomini è vietata [...] Siamo stati tacitamente accettati e non veniamo perseguiti. Ma non abbiamo un albo né un sindacato [...] Io ho avuto la fortuna di cominciare subito con artisti importanti [...] Facevo il ballerino. Avevo deciso di smettere di ballare e siccome ero legatissimo a Franco Miseria e ad Heather Parisi, organizzai per loro, che avevano lasciato il manager Vincenzo Ratti, una piccola tournée in Svezia, Danimarca, Germania. Andò benissimo. Io però mi rendevo conto di essere un dilettante. Allora sono andato a conoscere Vincenzo Ratti, ho convinto Heather a tornare con lui e Vincenzo mi ha preso con sé. Nel giro di due anni ero suo socio al cinquanta per cento. Lui aveva Benigni, D’Angelo, Carmen Russo. Ci univa molto il fatto di avere studiato entrambi dai salesiani [...] A Cosenza ho fatto fino alle elementari. Ma ero tremendo, una spina nel fianco di mio padre, mi divertivano più le scorribande con gli amici che la scuola. E mio padre mi mise in collegio, a La Spezia [...] Giocavo mezzala. Ero magrissimo. 64 chili per 1,84 di altezza. Mi chiamavano ”fogliolina’. Sono diventato un energumeno quando ho smesso di ballare e di fumare [...] Ero pazzo di Giovanni Calone. Come mia nonna [...] Giovanni Calone, in arte Massimo Ranieri. Amavo Massimino alla follia [...] Ho costruito grazie al talento di Bonolis un personaggio che oggi fa tendenza, risultati, qualità. E non è pensabile che i dirigenti non si confrontino con me [...] Ma questo non significa avere potere. Se domani qualcuno dicesse: ”Guarda che le regole le detto io, altrimenti Bonolis va per citofoni’, il mio potere sarebbe quello dell’associazione dei portieri italiani [...] Vivo tranquillo, non vado per locali, ho una barca molto bella, ma lo sa solo chi ci è salito, vivo da solo, in una casa media, ho i miei libri, le mie abitudini, il mio cane. E mi occupo dei miei figli [...] Se vogliono lavorare con me, niente discoteche e vernissage [...] Non me ne frega niente. Questi signori guadagnano molto più di quanto abbiano mai sognato da bambini [...] sono una persona che per principio, per lealtà, per rispetto, ammazza e si fa ammazzare [...] Quando faccio notare un errore a qualcuno cerco di fare attenzione che la cosa non gli arrivi come uno schiaffo. In questo lui riscontra eleganza [...] Io sono salesiano. Prima mi vendico poi perdono [...] Ho patito Gualtiero Pierce, di Repubblica. Diceva cose tremende su Paolo, sulla Perego, su Amadeus. Una volta l’ho incontrato e gli ho detto: ”Il tuo problema è che vuoi fare la televisione e non te la fanno fare’. Poi è diventato autore in Rai. E mi ha confessato: ”Solo tu mi avevi capito’” [...] Ha detto: ”Prima di passare alla storia è meglio passare alla cassa”. ” la battuta di un grande autore di giochi, Popi Perani. [...] Io sono convinto che noi tutti dobbiamo tentare di scrivere la nostra piccola parte di una nostra piccola storia del nostro piccolo mondo [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Corriere della Sera - Magazine” 2/6/2005).