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 2006  marzo 06 Lunedì calendario

GABBRIELLI

GABBRIELLI Mario Catanzaro 14 maggio 1942. Finanziere. Dal 2000 a capo della Gabbrielli & associati Spa (consulenza). Ex direttore finanziario dell’Eni. Passato alla storia per il suo ruolo nel cosiddetto venerdì nero del 19 luglio 1985, quando un ordine d’acquisto in dollari da parte dell’Eni fece schizzare il cambio della lira da 1.839 a 2.200 lire • «Non fu un’operazione speculativa perché l’Eni era solito fare acquisti anticipati di valuta in vista della scadenza di prestiti o di mutui, o anticipando la scadenza, ove possibile, o anticipando l’acquisto di valuta nei 15 giorni che precedevano la scadenza, come previsto dalla normativa Mincomes in vigore all’epoca. Così avvenne quel venerdì, quando demmo l’ordine al San Paolo come banca agente di acquistare 125 milioni di dollari» • «Banca d’Italia aveva programmato la svalutazione per il lunedì successivo, ma noi non lo sapevamo. Eravamo piuttosto convinti che il riallineamento dei cambi nell’ambito Sme sarebbe avvenuto più tardi in agosto. Per cui questa normale manovra di anticipo s’è inserita in un clima di tensioni acuito anche dai rapporti, in quel momento, certo non facili tra la presidenza del Consiglio e Bankitalia» • La Banca d’Italia invitò l’Eni a rinviare l’acquisto. «Quel 19 luglio Fabrizio Saccomanni di Banca d’Italia si limitò a parlare con Bixio Petracca e basta», il quale avvertì il suo superiore Playa che tentò di mettersi in contatto con Gabbrielli senza riuscirci: «Non ero scomparso o in ferie. Quella mattina dopo aver partecipato al cda di Saipem, che da poco avevamo portato in Borsa, stavo dirigendomi in auto a Sesto dove era in programma una riunione della Sameton, coordinata da Piero Schlesinger. Allora non c’erano cellulari e la mia auto non aveva nemmeno il radiotelefono. Strumento che, se ben ricordo, non c’era nemmeno sulla berlina di Reviglio» (all’epoca presidente dell’Eni) • Petracca confermò l’ordine. «Quell’ordine poteva passarlo anche una segretaria perché era una richiesta fatta al fixing, e non a qualsiasi prezzo. E nelle operazioni di fissazione del listino è presente Banca d’Italia dosando gli interventi. L’Eni, di regola, operava al fixing e non nel durante proprio per evitare fluttuazioni di cambio non controllate dalle autorità ed eviatare manovre speculative» • Fatto sta che l’operazione costò all’Eni oltre 35 miliardi: «Ma la mia iniziativa in quei 12 mesi aveva portato all’ente un beneficio complessivamente di 215 miliardi, dato che 250 meno 35 dà sempre un risultato estremamente positivo e un manager va giudicato per il complesso della sua operatività. Inoltre l’Eni alla fine non ci rimise nulla. Pagò infatti con riserva, intentando una causa con il San Paolo di Torino». L’istituto, che era la banca agente, fu giudicato colpevole in Cassazione (12 febbraio 1998) e dovette risarcire l’Eni. Scrisse Guido Carli sulla Repubblica del 23 luglio 1985: «In regime di convertibilità un ordine d’acquisto di 125 milioni di dollari poteva essere eseguito in una qualsiasi delle piazze nelle quali il prezzo espresso in lire fosse risultato più conveniente. Venerdì 19 luglio il dollaro quotava 2,87 marchi a Francoforte; la quotazione del marco in lire in nessun caso avrebbe potuto superare 664,70 lire; altrimenti gli interventi delle autorità monetarie sarebbero divenuti obbligatori nell’ambito dello Sme. Al prezzo di 664,70 lire per marco, si sarebbero pagate 1907,70 lire per acquistare 2,87 marchi, ossia l’equivalente in marchi di un dollaro» • «Io lasciai la direzione finanziaria e anche l’Eni, non avendo accettato la presidenza di Enichem Fibre cje mi venne offerta, Andai per un anno all’Agricola di Raul Gardini. Poi passai al gruppo Bnl» (da un’intervista di Aldo Bernacchi) • *** Il seguente ritaglio è stato contestato da Gabbrielli che ha inviato a Maghda quello di cui sopra: «Chissà quanti telefonini possiede ora Mario Gabbrielli. Di certo nel lontano 1985, nonostante fosse il direttore finanziario dell’Eni, non era dotato di radiotelefono. Questo particolare divenne di colpo d’interesse nazionale il 20 luglio di quell’anno, data passata alla storia come ”il venerdì nero” della lira. Gabbrielli quella mattina diede ordine al Sanpaolo di comprare 125 milioni di dollari per conto dell’Eni, e poi, mentre la moneta americana arrivava a quotare 2.200 lire, si rese introvabile fino al pomeriggio. La commissione parlamentare appurò che quell’ordine, che in altre circostanze sarebbe stato di ordinaria amministrazione, era stato bloccato perché Gabbrielli era irreperibile. Naturalmente quell’episodio cambiò la sua carriera: lasciò l’Eni nel dicembre dello stesso anno, per passare un anno alla Ferruzzi di Gardini. Poi, per 13 anni, dall’87 al 2000, ha fatto il gestore, guidando la società interbancaria (Ina e Bnl), in seguito diventata Bnl Gestioni e Bnl Investimenti Sim. In questo periodo ha scritto, con Sandro De Bruno, alcuni fortunati manuali sulla finanza. [...] si è messo in proprio, fondando la Gabbrielli e associati, con lo stesso De Bruno. [...] fornisce servizi di consulenza e merchant banking [...]» (’Capital” febbraio 2002).