4 marzo 2006
Tags : Tonino. Benacquista
Benacquista Tonino
• Nato a Choisy le Roi (Francia) il primo settembre 1961. Scrittore. « I romanzi di Tonino Benacquista escono ormai nella Nrf, la collana più prestigiosa di Gallimard, e si sono emancipati dalle ”série noir”. [...] Consacrato scrittore ”tout court”, uscito dal ghetto della letteratura di genere, Benacquista non rinuncia però a mettere in scena i suoi personaggi in situazioni e trame che al poliziesco debbono comunque molto. [...] Nel panorama della letteratura francese che ha nel ”polar” le sue origini, i nomi di Jean Patrick Manchette e Jean Claude Izzo sono solo i più noti in Italia, Benacquista è ormai un protagonista di primo piano. Grazie anche alla sua attività di sceneggiatore per il cinema (in Italia si sono visti Sulle mie labbra e Tutti i battiti del mio cuore, entrambi di Jacques Audiard) e per storie a fumetti. Ha anche una biografia da scrittore americano che ha fatto mille mestieri tra i più curiosi. Ha lavorato in una pizzeria, ha fatto il cuccettista sui treni (come il protagonista del suo libro L’uomo che dormiva troppo) o il ”parassita mondano”, vale a dire che si presentava non invitato a cocktail e ricevimenti. ”Dovevo guadagnarmi da vivere, ma cercavo dei lavori che mi lasciassero abbastanza tempo per poter scrivere”. [...] ”Per un certo periodo ho scritto semplicemnete libri polizieschi, noir o gialli, come si chiamano in Italia. I protagonisti erano di fronte a situazioni più forti di loro, a costrizioni che venivano dal mondo esterno, dagli ’altri’. Ora mi interessa di più mettere in scena personaggi che si trovano a confronto con se stessi. Ma non voglio scrivere romanzi intimisti, esistenzialisti o contemplativi. Tento sempre di raccontare attraverso l’azione e i dialoghi, una trama dove molte sono le cose che accadono. Parto sempre dalla storia e solo dopo cerco i mezzi migliori per raccontarla. Le mie sono commedie, anche se oggi il termine non si usa molto, e mi sforzo sempre di dotarle di un certo ritmo e di leggerezza, caratteristiche per me molto importanti [...] Racconto personaggi che abbiano aspetti diversi, che non siano a una sola dimensione. Fred, il protagonista di Malavita, presto si rende conto che se vuole rendere verosimile quello che sta scrivendo, non può raccontare le cose come sono andate veramente, perché non verrebbero credute, e considerate eccessive, frutto di una fantasia esagerata. La realtà è sovente meno credibile della finzione [...] Molti hanno letto Saga come una satira della televisione. In realtà il mio era una sorta di omaggio a coloro che scrivono per la tv. Nella storia di questi autori televisivi che diventano protagonisti delle loro stesse storie, volevo mostrare quanto l’immaginario può essere liberatorio [...] Ho scritto un racconto che in italiano non è stato tradotto, La boîte noire, da cui è stato tratto un film che invece forse vedrete anche in Italia. Un uomo esce dal coma e un’infermiera gli consegna un foglio dove ha scritto quello che lui ha detto in stato d’incoscienza. L’uomo, che non ricorda nulla, inizia così una specie di indagine su se stesso partendo proprio da quelle parole, che costituiscono una traccia del suo inconscio, la sua ’scatola nera’ interiore”. [...] è figlio di genitori italiani, che si sono trasferiti in Francia [...] ”[...] Sono uno scrittore e la lingua è in qualche modo la mia identità: i miei genitori, che vengono da Sora in Ciociaria, parlavano in casa un italiano dialettale. Solo a scuola ho scoperto e studiato l’italiano letterario. Ma ho sempre parlato e mi sono sempre sentito francese. A un certo punto della mia vita però ho sentito crescere con forza un interrogativo: ’quanto di italiano c’è in me?’. Anche in questo caso per trovare una risposta ho scritto un libro: La Commedia des ratés. Non è stato tradotto in italiano e forse è facile capire perché. Il protagonista è costretto dagli eventi a recarsi in Italia, e quello che vede non lo entusiasma affatto. la storia di un uomo che rifiuta le proprie radici italiane, e questo forse sconcerterebbe troppo i vostri lettori, anche se il finale è a sorpresa. Oggi forse le cose stanno un po’ diversamente. L’ho capito da quando un giornale mi chiese per chi facevo il tifo quando ai mondiali di calcio si incontrarono Francia e Italia. E io mi sono trovato incapace di trovare una risposta [...]”» (Leopoldo Fabiani, ”la Repubblica” 4/3/2006).