Panorama 09/03/2006, Stefano Lorenzetto, 9 marzo 2006
Franco Califano. Panorama 9 marzo 2006. Una tuta stropicciata scende lo scalone sforzandosi di conservare l’incedere di Wanda Osiris
Franco Califano. Panorama 9 marzo 2006. Una tuta stropicciata scende lo scalone sforzandosi di conservare l’incedere di Wanda Osiris. L’uomo che c’è dentro ha gli occhi pesti e le labbra impastate. Il naso camuso (chi dice smangiato dalla cocaina, chi appiattito da un incidente d’auto) aggrava la facies da pugile suonato. Il pantalone non arriva a coprire la panza debordante imboschita di peli. "Ahò, ma che ore so’?" barcolla. Sono le 13. "Mortacci! Me so’ coricato appena alle 8...". una vita che il cantautore Franco Califano va a letto presto: la mattina. I critici lo chiamavano il Pasolini della canzone, il Brel romanesco, il Prévert di Trastevere. Ma è il primo a rendersi conto che resterà nella storia come Er leone del Trionfale: "Per come sventravo le prede". Del leone gli è rimasto il coraggio. Ieri pomeriggio s’è messo al volante della Touareg Limited color sabbia ("Me la so’ fatta progetta’ al computer negli States") con interni in pelle tono su tono e sigla FC, che ricorda un po’ il logo della General Electric, saldata sul portellone al posto della VW di Volkswagen. Ha guidato per 431 chilometri dal suo villino di Acilia, fra Roma e Ostia, fino a Manfredonia. Ha cantato dalle 10 di sera alle 2 di notte in un dancing di cui non ricorda neppure il nome. Alle 3 è rimontato in auto e ha pestato per altri 431 chilometri, "perché alla mia età si dorme bene solo nel proprio letto". Se del leone gli sia rimasto anche qualcos’altro, bisognerebbe chiederlo alla nuova fiamma, una ginecologa quarantenne di Verona che ha conosciuto l’11 settembre in Arena, allo show ”Volevo fare il ballerino di Fiorello”. Di sicuro può ancora impartire lezioni di tecnica amatoria, ché quella è difficile perderla. L’editore Alberto Castelvecchi ("Un maniaco, lui vuole sesso, sesso, sempre sesso") gli ha commissionato ”Calisutra”, un manuale nel quale rivedrà, e soprattutto correggerà, le posizioni canoniche del Kamasutra, testo sacro dell’erotismo indù. La madre Jolanda lo concepì a Johannesburg con i geni campani del marito Salvatore, importatore di legnami originario di Pagani, e quel 14 settembre 1938 stava andando a partorirlo nella capitale dell’impero e della maschia gioventù. Purtroppo le acque si ruppero nei cieli della Sirte, l’aereo fu costretto a un atterraggio d’emergenza a Tripoli e lì, sotto il più auspicale dei segni, Vergine, venne al mondo lui, con quel cognome che sembra un compendio di califfato e di caffettano. "Ma il nomignolo Califfo me lo affibbiarono da ragazzino per via delle mie molteplici relazioni amorose. Della Libia nun me frega gnente". Da allora ha sempre preso la vita al volo, prigioniero dello stereotipo di seduttore che s’è cucito addosso. E dire che l’harem di Acilia è popolato solo da maschi: Francesco Sabatino, 30 anni, un nipote con laurea in farmacia che lavora alla Menarini; Antonello Mazzeo, 60, ex batterista che non può darti la mano perché gli sta lavando i piatti; Birillo, un bassotto tedesco, "a pelo duro" precisa il Califfo. Naturalmente. Ma che ci fa lei alle donne? Che ci facevo... Io vivevo per le donne, per il loro piacere. M’alzavo la mattina con l’unico scopo d’essere pronto la sera per il Club 84 di via Veneto. Un tempo era più faticoso. Oggi siamo circondati da gay, c’è meno concorrenza. Aveva un metodo infallibile? Bastava non essere stupidi e farle sorridere. Allora c’ero fisicamente. Non c’è più? Sì, ce so’ ancora, la potenza è rimasta. Ma non è più trainante come una volta. Devo spremermi di più con molta meno voglia. Viagra o Cialis? Non posso prenderli. Il cardiologo dice che mi alzano la pressione e mi alterano la percezione dei colori. Ammette d’averne bisogno. Embè, capirai, li prendono i ragazzini di 25 anni! In ogni caso, quando una donna m’intriga, vado ancora del mio. La prima che ha avuto? Una vedova, madre di un mio compagno di scuola. Aveva 33 anni, io 13. Fece tutto lei. Intanto il figlio finiva i compiti. Era scemotto. Lo spediva a prendere il latte. Andò avanti per un anno. L’ultima? Tredici giorni fa, qui in casa. Una signora di 38 anni rimorchiata a cena. in astinenza da due settimane? Adesso diventa riposo. La compagna che le è durata di più? L’attrice Dominique Boschero. Siamo stati insieme due anni. Poi lei s’è messa col fratello di Gian Maria Volonté, Claudio, una specie di Francesco Caruso, e ha fatto l’extraparlamentare di sinistra. Da ragazzo che cosa voleva diventare? Pompiere. Invece mi hanno sbattuto nel collegio Sant’Andrea ad Amalfi. Sono scappato da quelle suoracce cattive e ho raggiunto Pagani a piedi. A Roma ho frequentato le scuole notturne perché non riuscivo a svegliarmi al mattino. Serali, vorrà dire. Era l’istituto Ludovico Ariosto per ragionieri. Dopo qualche tempo ho esordito nei fotoromanzi delle edizioni Lancio e di ”Grand Hotel”. Parti da antagonista. Cioè? Il cattivo. Avevo la faccia da duro. Poi ho cominciato a comporre poesie, ma ho capito che sarei morto di fame. Mi sono buttato sulle canzoni. ”Da molto lontano” è piaciuta subito a Edoardo Vianello. Per Bruno Martino ho scritto ”E la chiamano estate”. Ma a 29 anni m’è venuta la meningite. Dodici mesi di ricovero alla Mater Dei di Roma. Tutti i risparmi in fumo. All’uscita dalla clinica mi sono dovuto prostituire per avere un tetto. Si vendeva per strada? Ma che (bip) stai a di’? Mi sceglievo donne belle e ricche che mi facevano portare la colazione a letto dal maggiordomo in cambio di sesso. Ogni settimana una casa diversa. Quante posizioni ci saranno nel suo ”Calisutra”? Me sa che una cinquantina ce vojono. Appena? Nel ”Kamasutra” sono 64. Ah, nun lo so. Mai sfogliato. Basta spostare il piede un po’ a destra o un po’ a sinistra ed è un’altra posizione. La sua preferita qual è? La classica pecorina. La più amata dalle donne, anche se loro negano. La più bestiale. E la più adatta al concepimento, così sto a posto col Vaticano. Avevo capito "la smorzacandela, detta anche cavalcata, dove lei è sopra di noi e gestisce tutti i movimenti", come racconta nel libro precedente, ”Il cuore nel sesso”. Beh, a 67 anni e con un po’ d’asma... Quanto ha contato il sesso nella sua vita? In percentuale. Tantissimo. In percentuale, le ho chiesto. Volemo fa’ 60 per cento? Famo 70, va’. Ho capito subito che, praticandolo, potevo diventare un maestro. Ero un animale intrappolato da quella tagliola fatale che le donne nascondono in mezzo alle cosce. Adesso s’è liberato. So’ diventato pigro. Magari trovi quella che te la faresti pure. Ma valla a prendere, portala al ristorante, faje la corte, invitala a casa, guarda che si lavi... ’Na gran rottura de cojoni. Si considera malato di sesso? Malato no. Altrimenti non sarei sopravvissuto alle disavventure giudiziarie che mi hanno separato per tre anni e mezzo dalle mie amanti. L’ultimo posto dove farlo? Il letto. Me mette sonno. Mi fa venire in mente il ministero. Un lavoro da impiegato: te stendi, te tocchi er piedino, te giri, ciuf-ciuf e buonanotte amore. A me piace in piedi, sulle scale, nel bagno, in giardino. Anche al mare e in piscina. Solo ad agosto, però. Già fatica ad arzasse... Cor freddo scompare. Quante donne ha avuto? Calcolando una media di tre al mese, almeno 1.500. Di cui famose? Sette, otto. Ma non chiedermi i nomi. Per rispetto non li ho mai fatti. Almeno uno, Califfo. Mita Medici. Una storia più alla Romeo e Giulietta che alla Califano. Una ragazza seria. Se non ha sfondato come meritava è perché non l’ha data in giro. La più normale? ’Na benzinara strepitosa. Eva Grimaldi. Perché, fa la benzinara? Quando si chiamava Milva Perinoni, lavorava in un distributore a Verona. Ho avuto una storia anche con lei, ma allora non faceva la pompista. Non si sente un po’ ridicolo a ripetere da mezzo secolo che nessuna donna l’ha respinto e che mai una volta è andato in bianco? No, perché io non ci provo. Aspetto sempre che sia lei a prendere l’iniziativa. Però al Festival di Sanremo nel 2005 le andò buca con Concita De Gregorio della ”Repubblica”. Ma chi è? Se lo sarà sognato. L’ha sommersa di pesanti avance: "Quanto sei bella. Ce ne andiamo insieme?". E il giorno dopo: "Sei ancora più bella, bellissima. Che voi magna’?". Semmai m’è rimasta impressa una bionda del ”Corriere”, Monti mi pare che si chiamasse. Con i nomi faccio confusione. Comunque non è che voi giornalisti abbiate ’ste gran (bip) in redazione. Non è come nello spettacolo. A me se c’è una che me fa impazzi’ è Antonella Elia, quella dell’’Isola dei famosi”. Dice che non riesce a trovare l’uomo che la soddisfi. Si candida? Guai! Dal 21 marzo andrò a ”Music farm”, su Raidue, ma giusto perché lì la protagonista è la canzone, non la mutanda. Io sull’’Isola” non ci andrei. E come mai? Mi vergogno delle mie nudità. Nun me manca gnente, intendemose. Anzi. Però in slip davanti agli altri sto a disagio. Potrebbe ripiegare sulla ”Fattoria”. Lì c’è Katia Ricciarelli. Non credo d’esserle simpatico. Del resto ho sempre avuto un rapporto scarso anche con Pippo Baudo. Bah, magari fa la ritrosa e invece vorrebbe essere strapazzata. Mai avuto un’avventura gay? No. Bugiardo. Ha confessato lei stesso d’essere stato con dei travestiti a Parigi e d’averci pure provato gusto. Ma era una donna! Imperiale, bellissima. Tutti a dirmi: "Guarda che è operato". E io: de che, d’appendicite? Non sai quanta tristezza! Sotto era bruttissima. Come si definirebbe? Un artista playboy uomo tutt’attaccato. Conosce Henri Bergson? Henri...? Henri Bergson. Chi è? Un poeta francese? E John Locke? Mi considero più un pensatore che un grande lettore. Chi sono ’sti due? Filosofi. Aaah! E di dove? Uno francese, l’altro inglese. Bravi, manco a dirlo. La New York University le ha conferito la laurea ad honorem in filosofia, si rende conto? La cosa è partita da ”Tutto il resto è noia”. Saggezza tanta, cultura zero. La mia è la filosofia del pratico, me la so’ fatta vivendo. Non come tanti filosofi del (bip) che ostentano la loro cultura fatta di citazioni. Come disse Schopenhauer, come disse Goethe... No, tu me devi di’ come dici tu! Qual è il segreto della sua popolarità? una parola, mignotta, che a Roma gira come l’acqua nel cesso. Allora non si potevano usare termini osé e io misi questo verso in un monologo: "Ne ho conosciute tante di mignotte / ma te lo giuro: tu le freghi tutte". Sono diventato Califano prima d’essere Califano. Per chi vota? Per il centrodestra. Chi non le piace del centrosinistra? Bel duello. Pensa che Romano Prodi è quello che mi sta meno antipatico: almeno fa ridere. Oliviero Diliberto, direi. E Francesco Caruso, ovviamente. Ma una volta non si presentò alle elezioni col Psdi all’insegna dello slogan ”Per una malavita migliore”? Mi usarono come specchietto per le allodole e mi mandarono a perdere nella provincia più remota. Però a Borbona, nel Reatino, mi hanno intitolato una "piazza Franco Califano, musicista e poeta". Credo d’essere l’unico vivente al mondo entrato nella toponomastica. Un magistrato voleva far togliere la targa, ma non c’è riuscito. La malavita esercita un fascino sinistro su di lei, confessi. Sono cresciuto con gente che entrava e usciva di galera. Io stesso sono finito a Regina Coeli per droga con Walter Chiari e Lelio Luttazzi e poi mi hanno assolto. E mi ci ha rimandato l’accusatore di Enzo Tortora: di nuovo assolto con tante scuse. Quando sbarcai a Milano, a 27 anni, non avevo una lira. Francis Turatello, detto Faccia d’angelo, ingiungeva ai titolari dei night di organizzarmi i concerti solo per sentirmi cantare ”Fijo mio”. Prima che lo uccidessero in carcere, voleva affidarmi per davvero suo figlio, perché lo tenessi fuori da quel macello. Era un gangster, però l’ho visto ordinare ai suoi uomini di restituire un portafoglio trovato per strada. Che rapporto ha con la droga? Da 25 anni non tocco neppure le sigarette. S’è mai sentito tossicodipendente? Mai! Mi offendi. Però resta socialmente impresentabile. Alain Elkann partecipò con lei a una festa organizzata da Dagospia ma poi s’affrettò a prendere le distanze: "Di Califano io non penso niente, sono andato a cena da Roberto D’Agostino perché è mio amico. Punto". E vedi che contrappasso gli è capitato con Lapo? Era una cena in mio onore. Poteva restarsene a casa. Stimo di più suo figlio, un ragazzo formidabile che ha dato slancio alla Fiat e al quale auguro le migliori fortune. Anche se a quello snob di suo padre non farà piacere. Va giù pesante. Quali meriti ha? Essere stato genero di Gianni Agnelli? Non è che l’Avvocato fosse ’sta montagna d’uomo... Cominciò a lavorare a 50 anni, prese la Fiat in attivo e la lasciò in passivo. Davvero lei pensa che il suo verso "Tutto il resto è noia" batta uno a zero l’ungarettiano "M’illumino d’immenso"? Hai voja! Pure le quartine di Dante. Veramente sono terzine. Ma non danno emozioni. Dovremmo avventurarci un po’ sull’attualità. Ha mai pianto per una donna? No, piango per altre cose. Mi faccia un esempio. Ho pianto per Eddie Guerrero, il campione di wrestling morto a 38 anni in una stanza d’albergo. I colleghi lo ricordavano sul ring. Ho visto quei volti terribili tornare bambini e non sono riuscito a trattenere le lacrime. Lei come pensa che sarà ricordato? Ho già dettato la lapide: "Non escludo il ritorno". Il titolo della canzone segata a Sanremo. Mi sono impegnato a mandare dei segnali dall’aldilà agli amici. una vita che li chiedo a tutti, ma a me nessuno li ha inviati. Nemmeno mio padre. Il mistero mi tortura. Una vita senza sesso può essere felice? Una vita completa no. Dal Papa in giù, una pletora d’infelici. Mica so’ tutti come me, per fortuna. Però anch’io sono attratto dal sacro. Purtroppo l’amore assomiglia un po’ a Dio. Stefano Lorenzetto