Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  marzo 02 Giovedì calendario

Caro Baricco io la recensisco ma lei non legge. La Repubblica 2 marzo 2006. Caro Baricco, sono davvero pentito, ma non per la battuta contro Questa storia inserita nell’articolo su l’Unità del 26 febbraio, sì invece per aver scritto più volte su di lei, senza che lei abbia avuto la condiscendenza di leggermi

Caro Baricco io la recensisco ma lei non legge. La Repubblica 2 marzo 2006. Caro Baricco, sono davvero pentito, ma non per la battuta contro Questa storia inserita nell’articolo su l’Unità del 26 febbraio, sì invece per aver scritto più volte su di lei, senza che lei abbia avuto la condiscendenza di leggermi. Ne ho scritto nel supplemento al Novecento della Storia della letteratura italiana Garzanti, ne ho scritto nell’ultimo volume, appena uscito, della Storia e antologia della letteratura italiana (Mondadori Università e Einaudi Scuola), e ho addirittura recensito (nel numero di dicembre della nuova rivista Giudizio Universale) il romanzo automobilistico Questa storia, che lei mi rimprovera letteralmente di non aver recensito. Qui la differenza è grande: io la leggo, ahimè, senza ricavarne molto, e lei non legge me e ne ottiene un successo planetario. Se le sue emozioni e seduzioni invadono ogni angolo della terra, diffondendo quel virus apocalittico, quell’avvento dell’impensato con cui Citati e Ferroni dovrebbero confrontarsi, ciò vale certamente come un trionfo del made in Italy e dell’ azienda Italia: ma non mi pare un trionfo della letteratura. Certo la letteratura è passione, emergenza dell’ imprevisto, conoscenza in profondità di ciò che non si vede: la sua mi sembra invece una letteratura patinata, proiettata sull’ orizzonte di una trasgressione pubblicitaria, tra moda e sport~ Il "campo aperto del futuro", che lei oppone a chi indugia a frequentare le "mappe di un vecchio mondo", non viene in realtà nemmeno sfiorato dalla "seduzione" mediatica che promana da quella sua scrittura così disinvolta, accattivante, appunto "sportiva". Siamo proprio lontani da quell’ abietto ma sconvolgente Truman Capote a cui è dedicato il film che lei è andato a vedere invece di Lazio-Roma: io ho visto sia il film che la partita e ne sono uscito doppiamente depresso (anche in quanto laziale). Ma le garantisco che ulteriore motivo di depressione è stato per me sapere che in occasione dell’ inaugurazione dell’ anno accademico della mia università si è esibito il degnissimo cantante Claudio Baglioni, ma non per cantare, sì invece per leggere brani di Aristotele e del suo Novecento: lo vede che le parole dei critici non contano nulla, nemmeno nelle università dove essi insegnano, e i rettori affidano le scelte culturali a ben diversi soggetti? E allora che se ne può fare di recensioni che del resto nemmeno ha il tempo di leggere? Contrito, le prometto che non recensirò i suoi futuri romanzi, e semmai mi limiterò a qualche frecciatina da "primo che passa". Un saluto cordiale. Giulio Ferroni