Onda n. 10 2006, 28 febbraio 2006
«Ciao Antonio, sono Alda. Volevo farti i complimenti per la nomina. è un bene per te e per l’azienda»
«Ciao Antonio, sono Alda. Volevo farti i complimenti per la nomina. è un bene per te e per l’azienda». Lui è Antonio Marano, eletto il 22 febbraio scorso direttore di Raidue, lei è Alda D’Eusanio, dal 5 marzo al timone de Il Malloppo, il gioco domenicale di Raiuno. L’abbiamo incontrata in una splendida giornata di sole in un bar di piazza Navona, nel cuore di Roma, e l’abbiamo trovata al telefono con uno dei pesi massimi di viale Mazzini. Normale amministrazione, per chi ha dedicato tutta la sua vita al servizio pubblico: «Sono entrata in Rai nel 1980, e ho fatto un po’ di tutto, dall’aiuto regista alla redattrice. Devo tutto a quest’azienda, ha permesso a una figlia di contadini poveri come me di crescere». Dopo tre anni d’assenza dal video, torna in tv con un gioco, un’esperienza per lei del tutto nuova: «Presentare Il Malloppo per me è una sfida. Innanzitutto perché, a differenza del mio predecessore Pupo, non sono abituata alle scommesse, al massimo ho fatto una tombola a casa. E poi mi sono stancata di stare nell’occhio del ciclone, ne ho prese talmente tante in questi anni di televisione che tornare con un gioco forse è la cosa più giusta». Il riferimento è soprattutto alle polemiche che nel 2003 hanno accompagnato la trasmissione Al posto tuo: ad alzare un gran poverone fu la presenza in studio di un bambino chiamato a discutere le scelte sentimentali della madre, ma anche una maglietta indossata dalla conduttrice con la scritta ”Dalla: non è un cantante ma un consiglio”. Oggi come ieri, però, Alda D’Eusanio si difende senza mezzi termini: «Il mio programma non era in diretta e prima di andare in onda veniva registrato e visionato dal responsabile della trasmissione, dal vicederittore e dal direttore. Le storie e i personaggi venivano procurate dalla produzione, a me davano solo il pacchetto finale che dovevo condurre al meglio». Nonostante le accuse (il cda della Rai chiese il licenziamento), non porta rancore: «Le critiche non mi hanno mai ferita perché erano strumentali. Piuttosto ho provato dolore per la solitudine nella quale l’azienda mi ha lasciata. Ero facilmente attaccabile, non appartenevo a nessuno schieramento, ho sempre pensato a fare solo il mio lavoro. Lo dimostra il fatto che in questi tre anni d’assenza dal video non ho polemizzato. Non ho fatto come Serena Dandini, Michele Santoro, Sabina Guzzanti, Oliviero Bea e Paola Saluzzi». Dopo essere stata attaccata («ero come pupazzo su cui appuntare gli spilloni, sia dall’esterno che dall’interno dell’azienda»), Alda D’Eusanio ha deciso di mettersi in disparte: «Per tre anni sono stata ad aspettare una telefonata che poi è arrivata un mese fa, quando Fabrizio Del Noce mi ha timidamente chiesto di condurre Il Malloppo. Temeva che rispondessi di no e invece ho accettato con tutto il cuore». Viene spontaneo chiederle come ha fatto in tutto questo tempo a resistere alle avversità in cui, suo malgrado, si è venuta a trovare: «Negli ultimi cinque anni la vita mi ha tolto tutto: mio marito, mio padre, alcuni amici, il mio cane e i miei gatti. La forza l’ho trovata in me stessa perché sono una persona che crede in quello che fa. Sono disposta a tutto per difendere i miei principi». Un esempio? «Quando Bettino Craxi era latitante volevano licenziarmi dalla Rai semplicemente perché ogni tanto ci sentivamo per telefono. Appena intercettarono le nostre telefonate, mi chiesero di abiurare quell’amicizia, ma non l’ho fatto. Se Bettino ha sbagliato, ha pagato con la vita. Gli ho tenuto la mano quando tutti lo stavano abbandonando e ho pagato. Mi tolsero il programma che conducevo, L’Italia in diretta, in onda ogni giorno, per darmi Domani è un altro giorno, un settimanale dedicato agli anziani». La vollero punire, ma finirono per farle un piacere visto che quella trasmissione ancora oggi rappresenta la più grande soddisfazione professionale di Alda D’Eusanio: «Ricordo con grande piacere tutti i soprusi ai danni della terza età che abbiamo smascherato. Ma anche in quell’occasione non mi sono fatta bella». Chiusa la vicenda Craxi, non ha più voluto sapere niente di politica: «Da Tangentopoli in poi ho riacquistato la libertà. Non appartengo a ideologie o a qualche leader politico, non sono né di sinistra, né di destra, né di centro». Una dichiarazione forte per chi da giovane era «terribilmente e romanticamente comunista. Per mio padre ho rappresentato un dolore enorme, dal momento che era missino. Ho fatto il ’68, ho sempre avuto idee di sinistra. Poi ho incontrato mio marito, che era socialista. Lui mi ha portato in giro per i Paesi dell’Est facendomi vedere cosa rappresentava il regime comunista. Da lì ho iniziato a riflettere».