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 2006  febbraio 28 Martedì calendario

Zingaretti - Montalbano: Commissario addio. «Fin da quando ero un bambino, mio nonno diceva che sarei diventato un attore perché vedeva quanto mi piaceva partecipare alle recite

Zingaretti - Montalbano: Commissario addio. «Fin da quando ero un bambino, mio nonno diceva che sarei diventato un attore perché vedeva quanto mi piaceva partecipare alle recite. Ma in realtà la mia carriera è iniziata quasi per gioco: mentre frequentavo gli ultimi due anni del liceo, allo scientifico Morgagni di Roma, iniziai a seguire un corso di teatro. Una volta diplomato, un mio amico disse di provare a dare l’esame all’Accademia. Ci andai senza crederci più di tanto. Fui ammesso, lui no. La fortuna per me è sempre stata una componente essenziale». Chi parla è Luca Zingaretti, 44 anni, noto al pubblico televisivo nelle vesti del commissario Salvo Montalbano, personaggio creato dalla penna di Andrea Camilleri, che da martedì torna sugli schermi di Raiuno. Ha appena finito di girare alcune scene a Milano («sto facendo un film con Francesca Comencini, ma ancora non sappiamo il titolo»), ma trova comunque il tempo per confermare una notizia difficile da digerire per gli appassionati delle inchieste nell’immaginaria Vigàta: «Non interpreterò più Montalbano. I due episodi che vanno in onda sono gli ultimi a cui prendo parte». Viene da pensare che la prossima separazione dell’attore dal suo personaggio sia dovuta alla stanchezza di un rapporto di vecchia data, alla voglia di Zingaretti di non essere ricordato solo per il commissario. Ma non è così: «L’identificazione è inevitabile - spiega - e devo solo ringraziarlo per il successo che mi ha dato. Recitare nei suoi panni mi piace molto, lo sento molto vicino come modo di sentire. Ci somigliamo per irascibilità e senso del dovere. come un vecchio amico con cui tornare a confrontarsi ogni tanto. Quando lo interpreto ho la sensazione di indossare un giaccone comodo». Parole d’amore, ma nel cuore di Zingaretti c’è spazio per tutti i personaggi a cui ha dato vita: «Non posso dire che preferisco Montalbano agli altri ruoli. come chiedere a un bambino se vuole più bene alla mamma o al papà». Per chi vuole continuare a seguire le indagini del commissario, quindi, non resta che tuffarsi nella lettura dei romanzi di Camilleri: «Lui ha detto che ha già scritto l’ultimo racconto, ma sicuramente se lo tiene nel cassetto. Andrà avanti ancora per un po’». Si interrompe così un rapporto iniziato molto tempo fa e legato a una strana coincidenza. Andrea Camilleri, infatti, oltre ad essere l’autore dei racconti di Montalbano, è stato anche insegnante dell’attore all’Accademia d’Arte drammatica Silvio D’Amico: «Durante le lezioni ci incantava con i suoi racconti – ricorda - era capace di catturare la nostra attenzione parlandoci di una persona che aveva appena visto al bar mentre si prendeva un caffè». Quando seppe che c’erano i provini per la serie televisiva del commissario, Zingaretti capì che non era un semplice caso del destino: « un personaggio che ho cercato fortemente, soprattutto perché conoscevo chi l’aveva creato. Ero consapevole che per me si trattava di una grande chance. Appena saputo di aver ottenuto la parte, provai un enorme senso di goia, che immediatamente si trasformò in paura di non essere all’altezza. Il personaggio, infatti, è molto complesso». Oltre al timore per il ruolo complicato, poi, ci si misero anche gli amici: «Mi dissero che con Montalbano non c’entravo niente: ”Nun t’azzardà a rovinaccelo”. Del resto, ancor prima di diventare un personaggio televisivo, il commissario aveva già degli ammiratori accanitissimi, i lettori di Camilleri». Chiuso il rapporto tra i due, Zingaretti vuole godersi il meritato successo: « una splendida sensazione. E finalmente ho la possibilità di scegliere un lavoro che mi piace. Quando mi viene proposta una parte posso anche dire di no, un’opportunità che non ho avuto quando ho iniziato a fare questo mestiere. Ero costretto, per guadagnarmi la pagnotta, ad accettare qualsiasi lavoro mi venisse proposto». Nonostante questo, non rinnega niente del suo passato: «Ho fatto tutto con passione, anche quando per sei mesi portavamo in teatro spettacoli brutti». Un discorso scontato per chi ha fatto tanta gavetta: «La mia carriera è stata lineare, ho lavorato molto tra teatro, cinema e televisione prima di arrivare al successo. Nel frattempo ho avuto pause, ripensamenti e difficoltà. Anche se, una volta diplomato ho iniziato subito a lavorare. Luca Ronconi aveva bisogno di sei ragazzi appena diplomati per fare ”Santa Giovanna” di J. B. Shaw con la grande Adriana Asti. Tra quei sei c’ero anch’io». E pensare che, se non avesse iniziato a recitare, probabilmente avrebbe fatto il calciatore: «Ero arrivato fino al Rimini, giocavo nella primavera quando la prima squadra militava in Serie B». Il ruolo? «Mediano, ovviamente. Con questo fisico che cos’altro avrei potuto fare?». Montalbano, risponderebbero i milioni di fan del commissario.