Varie, 24 febbraio 2006
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Humala Ollanta
• Lima (Peru) 26 giugno 1963. Politico. Dal 2011 presidente del Perù • «[...] è un ex colonnello dell’esercito peruviano. Fu arrestato nel 2000 per aver guidato un tentativo di insurrezione di giovani ufficiali contro l’allora presidente Alberto Fujimori. Liberato subito dopo la fuga del presidente in Giappone, fu reintegrato nell’esercito e spedito come addetto militare prima in Francia e poi in Corea del Sud. Tornato in Perù, ha fondato dal nulla il Partito nazionalista peruviano, per candidarsi alle elezioni presidenziali [...]. La sua candidatura è stata esplicitamente appoggiata del presidente venezuelano Hugo Chávez che parla di lui come della “promessa del nazionalismo andino”. A destra, lo accusano di essere un pericoloso sovversivo. A sinistra, lo temono come convinto militarista. Lui giura di avere solo due miti: il generale Charles de Gaulle e Napoleone; e un solo amore: la giovanissima moglie Nadine, bella, colta, sociologa. [...] “Il mio nazionalismo non è fascismo. Voglio solo recuperare la nostra sovranità nazionale e restituire dignità al mio Paese, ridotto a una neocolonia. È un nazionalismo che non vuole aggredire nessuno, ma vuole risolvere la miseria eterna del Perù, cogliendo tutte le opportunità economiche offerte dalle politiche di integrazione del Sud America [...] i giovani ufficiali sono miei amici. Sono nazionalisti. Anche con loro sto costruendo la mia base politica. Aspettano che io diventi presidente per andare al potere. Buoni quadri si possono trovare anche a sinistra. I leader della sinistra appartengono all’era giurassica, è finita l’epoca della rivoluzione fatta come loro se la immaginano, ma esistono dei buoni dirigenti intermedi anche a sinistra e quelli io me li prendo. L’esercito lo userei più per la politica della salute, dell’educazione perché ha infrastrutture e organizzazione a livello nazionale. Per esempio: le caserme di Lima. Sono grandi, buoni edifici. Se vinco trasformo le caserme in scuole per i bambini di strada. I militari li mando fuori da Lima [...]”» (Angela Nocioni, “L’espresso” 2/3/2006).