24 febbraio 2006
Scarano Elvira, di anni 33. Originaria di Campobasso, viveva a Roma. Da qualche mese cercava di mettersi alle spalle la travagliata storia d’amore con il marito, Donadoni Giuliano, di anni 37, pure lui molisano, un tipo piuttosto incline al tradimento: tredici anni assieme e due figli, uno all’incirca dodicenne, gravemente malato, e una piccola di 5 anni
Scarano Elvira, di anni 33. Originaria di Campobasso, viveva a Roma. Da qualche mese cercava di mettersi alle spalle la travagliata storia d’amore con il marito, Donadoni Giuliano, di anni 37, pure lui molisano, un tipo piuttosto incline al tradimento: tredici anni assieme e due figli, uno all’incirca dodicenne, gravemente malato, e una piccola di 5 anni. Fino a poco tempo fa vivevano tutti in un seminterrato di un prestigioso immobile di cinque piani nel cuore dei Parioli, quartiere ricco della capitale, dove il Donadoni faceva il portiere. Negli ultimi tempi avevano preso a litigare sempre più di frequente, costringendo la polizia a intervenire per placare la collera del marito. Stanca delle frequenti discussioni, il 25 aprile scorso la Scarano aveva lasciato l’appartamento per rifiugiarsi prima da una sorella e poi in un convento di suore insieme ai due figli. Poco dopo, aveva fatto pervenire all’uomo un’istanza di separazione. In sospeso, tra i due, una nuova casa a Palombara Sabina ancora in costruzione ma intestata alla donna, un’abitazione messa su con i risparmi di una vita. Convinta che il Donadoni si trovasse fuori casa, quattro giovedì fa la donna tornò con i figli nell’appartamento di viale Parioli per ritirare alcuni vestitini della piccola ma incontrò il Donadoni. Un’altra discussione e si trovò riversa in un lago di sangue ai piedi del letto matrimoniale con le spalle trafitte da colpi profondi e la gola tranciata con un coltello da cucina di venti centimetri. Poco dopo le diciassette di giovedì 23 giugno, in un seminterrato nel cuore di Roma, davanti agli occhi spaventati del ragazzino malato.