24 febbraio 2006
Muraro Renato, di anni 36. Di Mogliano Veneto, una cittadina alle porte di Treviso, ragazzotto allegro e grande appassionato di musica, impiegato come vigile del fuoco al comando di Mestre fino all’inizio del 2002
Muraro Renato, di anni 36. Di Mogliano Veneto, una cittadina alle porte di Treviso, ragazzotto allegro e grande appassionato di musica, impiegato come vigile del fuoco al comando di Mestre fino all’inizio del 2002. Da tre anni aveva smesso di spegnere incendi dopo essersi schiantato con la sua moto contro un trattore: uscito da un coma profondo, era però costretto a trascorrere il resto dei suoi giorni su una carrozzella, condannato alla tetraplegia e al coma irreversibile. Dal giorno dell’incidente lo accudiva con amore la madre, Giovannina Panizzo, 75 anni, casalinga, occupandosene a tempo pieno. Ogni giorno lo accompagnava a prendere un po’ d’aria e lo riempiva di carezze spingendo la carrozzina elettrica nel viale alberato che costeggia lo Zero, un corso d’acqua che attraversa Mogliano Veneto. Mesi fa, Muraro Michela, sorella di Renato, aveva vanamente lanciato un appello in tv nel tentativo di reperire un elicottero per trasferire il fratello a Innsbruck e sottoporlo a visite specialistiche. Forse piegata dalla difficile situazione, nell’afa di un pomeriggio di tre giovedì fa, la Panizzo uscì come al solito per portare il figlio a prendere una boccata d’aria. Afferrate le maniglie della carrozzella del Muraro, si diresse a passo svelto verso l’argine dello Zero, scaraventò il figlio in acqua facendolo annegare e si gettò assieme a lui fino a farsi mancare il respiro. Davanti ad alcuni increduli passanti, poco dopo le diciassette di giovedì 30 giugno.