Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  febbraio 23 Giovedì calendario

Capurso Marta

• Torino 18 agosto 1980. Pattinatrice su ghiaccio. Medaglia di bronzo con la staffetta short track alle Olimpiadi di Torino 2006. «La centesima medaglia degli inverni olimpici italiani [...] è arrivata a tavolino, ma senza trucco né inganno. Semplicemente, è successo che all’ultimo cambio, cioè al penultimo di 26 indiavolati giri, Marta Capurso sia andata a tamponare la cinese Tianyu Fu (Fu medaglia di bronzo, ma solo per un paio di minuti). La quale, però, non doveva proprio essere lì, in mezzo alla pista, come un pedone al centro dell’incrocio mentre attraversa con il rosso: aveva appena ceduto il testimone alla collega per lo sprint finale, ma anziché scansarsi è rimasta, come inebetita, a mezza strada. La Capurso le ha sbattuto addosso, ha perso quei cinque metri decisivi ma proprio in quell’istante dev’essersi resa conto che aveva già in tasca la medaglia. [...] Il Palavela ha fischiato, ululato, protestato, invocato la squalifica delle cinesi (nessun dubbio, invece, sul’oro coreano e sull’argento canadese), implorato la medaglietta. I giudici - questi buffi arbitri in giacca, cravatta e pattini ai piedi - hanno cominciato un frenetico andirivieni tra il ghiaccio e le sponde, guardando replay e improvvisando consulti, sempre tallonati dalla Capurso: ”Ero alterata, diciamo così”. E alla fine hanno deciso, ma prima che l’arbitro desse la comunicazione ufficiale il palazzetto è esploso per l’esplosione di Marta la bionda, che aveva origliato la sentenza e l’ha praticamente comunicata al pubblico scatenando braccia, lacrime, corpo intero. Ha strappato un tricolore dalle tribune e ha cominciato non ad agitarlo, ma a centrifugarlo. ”E sul podio, poi, siamo state le più cretine, abbiamo fatto un gran casino. Ma cercate di capirmi: già è difficile fare un’Olimpiade nella propria nazione, figuratevi nella propria città. Domani vado a prendermi la medaglia nella piazza dove di solito vado a fare shopping, canterò l’inno di Mameli più forte di quello coreano, credetemi. Io sono originaria della Puglia, un’italiana vera. E adesso voglio una festa con Del Piero, mio fratello me la deve organizzare”. Marta ha riempito mezzo Palavela di parenti e amici, anche se [...] lo striscione abituale (’Capurso, gli occhi di Torino”) è stato sostituito da un più collettivo ”Un pensiero ci attanaglia, la staffetta da medaglia” [...]» (Emanuele Gamba, ”la Repubblica” 23/2/2006).