Varie;, 22 febbraio 2006
Tags : Daria Bignardi
FERRARA Daria Bignardi è nata a Ferrara il 14 febbraio 1961. «Mia madre faceva la maestra, mio padre il rappresentante
FERRARA Daria Bignardi è nata a Ferrara il 14 febbraio 1961. «Mia madre faceva la maestra, mio padre il rappresentante. Ferrara mi stava molto stretta, era deprimente e nociva».
POSTER. Liceo classico al Ludovico Ariosto (lo stesso di Sgarbi), Università a Bologna, al Dams: «Io ero una ribelle. Quello era il posto dei finti alternativi, tutti ragazzotti con gli anfibi da 250.000 lire, il chiodo da 600 mila e l’appartamento pagato da mamma e papà». Genitori molto anziani e di destra, dice che era «in quella certa onda, new wave, punk, ero un’arrabbiata»: «Il mio mito era Gianni Vattimo, il pensiero debole. Mi esaltavo leggendo Wittgenstein, leggendo Nietzsche. In camera avevo attaccato il poster con la frase di Wittgenstein: ”Di tutto ciò di cui non si può parlare è meglio tacere”».
PUBBLICIT. Quando aveva 22 anni perse il padre. «Ero legatissima a lui. Quando succede una cosa del genere sei costretta ad avere rispetto per la vita. Se no ti spari». Andò a Londra per qualche mese: «Facevo la commessa e imparavo l’inglese. Tornata in Italia ho trovato un lavoro come account executive. Pubblicità. Alla Tbwa, a Milano. Quattro anni di spot. Orrore. Andavamo alla Scottex, quelli della carta igienica. Incubo surreale: direttore marketing, product manager, quattro assistenti e io, l’ultima ruota del carro, 20 persone laureate che parlavano del modo in cui si può piegare la carta igienica. Ero una grande lavoratrice, però volevo fare la giornalista, non la pubblicità dello Scottex».
TEMINI. Lo scrittore Raul Montanari, suo amico, le disse un giorno che aprivano un nuovo mensile, ”Chorus”: «Cercavano un photo editor. Mi precipitai dal direttore Giordano Bruno Guerri: ”Io sono la persona che fa per lei. Conosco il mondo della fotografia benissimo”. Odiavo la fotografia. Ma ero una temeraria». Dice che la forza di mollare la pubblicità gliel’ha data la lettura del Seminario sulla Gioventù di Aldo Busi («un libro meraviglioso»). Guerri disse ok. Si licenziò dalla Tbwa. «Mia madre mi telefonò piangendo dicendomi che ero pazza. Io ero affascinata da Guerri. Correggeva i miei primi pezzi. Impietosamente. ”Ma che hai scritto, un temino, una schifezza”. Poi ”Chorus” chiuse». L’esordio televisivo avvenne alla Rai nel 1992, lavorando dietro le quinte di Milano Italia (prima con Gad Lerner, poi con Gianni Riotta), quindi il programma di libri Punto e a capo (con Arnaldo Bagnasco), infine la chiamata di Gregorio Paolini a Mediaset per condurre A tutto volume, il talk show Tempi Moderni, il Grande Fratello ecc.
SNOB. Ha detto: «Io sono un orso»; «Quando qualcuno mi dice che sono antipatica, lo prendo come un complimento»; «Credo di essere antipatica nella vita e simpatica sul video»; «Se potessi, in trasmissione, indosserei una divisa cinese»; «Per non sfigurare in tv, prima di iniziare un programma, dimagrisco tre chili»; «Come tutte le donne vorrei essere Sharon Stone, ma non faccio niente per esserlo»; «I vent’anni sono quelli della ribellione, i trenta della complessità, i quaranta dei valori». A quelli che le danno della snob: «Io non parto mai da una posizione di superiorità con nessuno. Poi certo, sono una persona riservata, il mio stile non è quello di Fiorello».
STILE. Sui suoi programmi: «Il successo dipende da tante cose, soprattutto dall’impegno: ci vuole tempo per mettere a punto i programmi, bisogna lavorarci su»; «Il ”Grande Fratello” mi ha insegnato che è inutile aver paura, tanto nessuno è perfetto e non si può piacere a tutti. Le critiche sono obbligatorie e non devono far male più di tanto»; «I tempi del reality sono molto interessanti, sono il nuovo modo di raccontare in tv storie popolari»; «L’impostazione delle Invasioni barbariche riprende quella di settimanali della carta stampata tipo ”Io donna”: parliamo di questioni che interessano alle donne con approfondimenti d’attualità da ”Corriere della Sera”. Non vogliamo fare ”Report” ma nemmeno ”Lucignolo”. Il difficile sta nel trovare un proprio stile»; «Con il tempo ho imparato a stare meglio in video, passano gli anni e ci si lascia andare».