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 2006  febbraio 21 Martedì calendario

I benefici palesi e quelli nascosti. Il Sole 24 Ore 21 febbraio 2006. Con lo scioglimento delle Camere l’Italia ha licenziato i propri rappresentanti in Parlamento

I benefici palesi e quelli nascosti. Il Sole 24 Ore 21 febbraio 2006. Con lo scioglimento delle Camere l’Italia ha licenziato i propri rappresentanti in Parlamento. C’è da scommettere che molti di costoro si rimboccheranno le maniche per farsi rieleggere, mettendoci impegno personale e anche soldi propri. Che cosa motiva questi cittadini a intraprendere la carriera politica? I guadagni diretti di un eletto sono spesso considerevoli. Un senatore italiano, per esempio, riceve un indennizzo mensile di circa 6mila euro, a cui si aggiungono 4mila euro di rimborso di spese di soggiorno, fino a 570 euro di rimborso viaggi e molti altri ”benefit” di varia natura. E poi ci sono le pensioni. I senatori Cesare Salvi e Massimo Villone hanno calcolato che un parlamentare con soli 15 anni di mandato alle spalle ha diritto a ricevere in media una rendita pensionistica cumulata negli anni pari a 1.650.000 euro, a fronte di contributi versati per soli 240.604 euro. Sarebbe però semplicistico e ingiusto pensare che i candidati siano motivati solo dai ricavi economici direttamente percepiti. Certo, in Parlamento siedono quasi mille eletti e non tutti esercitano il vero potere di scrivere (o modificare) le leggi più importanti. La carriera politica, però, porta con sé molti frutti indiretti anche ai politici meno famosi e influenti. Quanto vale il potere di scrivere una lettera di raccomandazione per il figlio del tuo migliore amico o per un parente? Quant’è il ritorno economico del titolo di onorevole sul biglietto da visita? Quanto vale la conoscenza di come sono scritte le leggi e di chi ha il potere di scriverle? Non si possono ignorare questi aspetti solo perché non sono immediatamente osservabili e facili da quantificare. Per fare i conti in tasca ai politici è necessario essere ingegnosi. Un approccio originale per stimare il valore di un posto in Parlamento si basa su un "esperimento naturale". Fino all’inizio degli anni 90 alcuni membri del Congresso americano (più di 150) potevano legalmente dirottare sui propri conti privati i soldi raccolti (e non spesi) per finanziare le campagne elettorali. Quando la legge ha vietato questa pratica, quei parlamentari si sono visti costretti a scegliere fra dimettersi e intascare i soldi o perderli e conservare la carica. Alcuni avevano accumulato somme ingenti, superiori al milione di dollari. Sulla base delle loro scelte, due studiosi, Tim Groseclose e Jeff Milyo, hanno stimato il valore di un seggio al Congresso: 3 milioni di dollari in media. Ma varia molto in funzione delle caratteristiche del parlamentare (da 30 centesimi fino a 20 milioni di dollari). Da dove vengono queste "entrate"? Combinando modelli teorici con dati sui redditi dichiarati dagli ex parlamentari nell’anno successivo alla fine del mandato e altre variabili, gli studiosi della Kellogg School of Business, Yale e Università della Pennsylvania, Daniel Diermeier, Michael Keane e Antonio Merlo, hanno cercato di individuarne le fonti. Una parte significativa ha origine economica: le opportunità che una carriera politica apre sul mercato privato dopo il mandato. Molti ex membri del Congresso diventano lobbisti, rappresentanti presso il mondo politico di interessi privati, e in media elevano il proprio reddito da 160mila a 250mila dollari in un solo anno. Tale aumento di reddito non spiega del tutto l’attaccamento dei politici alla carica. Bisogna considerare altri vantaggi "consumati" sul posto di lavoro. Certamente, parte di questi è di natura immateriale e perfino idealistica. Ma una parte è molto più mondana. Il lobbista Jack Abramoff (ora in disgrazia) spendeva così tanto in cene in onore di membri del Congresso e del Senato che aveva pensato bene di aprire direttamente due ristoranti a Washington. A queste cene egli aggiungeva biglietti gratuiti per gli eventi sportivi più importanti, viaggi in località turistiche "mascherati" da viaggi di istruzione e altro. Nelle scelte dei politici non sempre è facile distinguere fra interessi economici, ambizione personale e altre motivazioni, perché le carriere nel settore pubblico e nel settore privato spesso s’intrecciano e si supportano vicendevolmente. Nelle ultime elezioni per la carica di governatore nel New Jersey nessuno dei due principali candidati poteva d’acchito dirsi spinto a ottenere ricavi monetari. Il democratico Jon Corzine prima di entrare in politica era il Ceo di Goldman Sachs e vantava un patrimonio personale di centinaia di milioni di dollari; il candidato repubblicano era l’imprenditore Douglass Forrester, con una ricchezza stimata in oltre 50 milioni di dollari. Per Corzine la carriera politica è il costoso coronamento di una carriera interamente svolta nel settore privato (per farsi eleggere senatore ha speso oltre 60 milioni di dollari di tasca propria). Nel caso di Forrester, però, si è trattato di un ritorno alle origini. Dopo essere stato consigliere comunale e sindaco di una cittadina del New Jersey e, infine, aver gestito il sistema pensionistico dei dipendenti dello Stato del New Jersey, Forrester aveva lasciato l’attività nel settore pubblico e aveva raggiunto il successo economico negli anni 90 fondando una società di servizi sanitari per enti pubblici, sempre del New Jersey. La carriera politica, quindi gli aveva aperto le porte ai successi privati, che sono tornati utili per finanziare il suo ritorno alla politica. Il caso di Forrester non è certo isolato. L’attuale segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, incominciò la carriera politica nel 1968 come rappresentante dell’Illinois al Congresso e poi continuò con vari incarichi nelle amministrazioni Nixon e Ford. Quando si ritirò dalla vita pubblica negli anni 80 diventò Ceo di una società farmaceutica (la G.D.Searle) che lo pagò in stock option. La Searle aveva bisogno di un amministratore pratico di politica perché doveva convincere la Food and Drug Administration ad approvare il nuovo dolcificante, l’Aspartame. Grazie a questa attività Rumsfeld riuscì ad accumulare un patrimonio di decine di milioni di dollari. Un caso simile è quello dell’attuale vicepresidente Dick Cheney, che per anni è stato Ceo della Halliburton, una società che riceve molti contratti dal Governo. In Italia ci sono 157mila persone che ricoprono cariche elettive e un numero imprecisato (ma considerevole) di persone assunte discrezionalmente dagli eletti come consulenti, collaboratori, segretari e così via. importante tenere sotto controllo i benefici privati che questi servitori della ”res publica” riescono a estrarre dal sistema, ma non ci si può limitare ai loro emolumenti diretti. Bisogna monitorare gli intrecci, spesso complessi, fra carriere pubbliche e carriere private, distinguendo i casi in cui sono un’occasione per arricchire di competenze nuove la gestione pubblica da quelli che servono solo a monetizzate i privilegi di una carica pubblica. Purtroppo, è impossibile scrivere una legislazione adeguata a regolare tutte le possibilità. Solo un’opinione pubblica informata e attenta può impedire gli abusi. Marco Battaglini