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 2006  febbraio 20 Lunedì calendario

"Da Fede a Eco, vi racconto i miei amori e la mia Rai". Corriere della Sera 20 febbraio 2006. La Rai che querela Enza Sampò è Forza Italia che espelle Berlusconi, Napoli che vieta la pizza, Pavarotti afono, Pippo Baudo zitto

"Da Fede a Eco, vi racconto i miei amori e la mia Rai". Corriere della Sera 20 febbraio 2006. La Rai che querela Enza Sampò è Forza Italia che espelle Berlusconi, Napoli che vieta la pizza, Pavarotti afono, Pippo Baudo zitto. Invece è accaduto: mentre Mike Bongiorno veniva candidato al laticlavio, contro la Sampò veniva annunciata querela. "Così ha detto Del Noce. Ma la sto ancora aspettando". Per una polemica sugli ascolti, ottimi peraltro, come sempre in questi 49 anni di Rai. "Anche gli inizi furono difficili. Era il 1957, andai a fare un provino come annunciatrice. Avevo 18 anni, mia madre aveva una scuola di taglio e cucito, io sfilavo come mannequin. Famiglia seria, chiusa. L’ apertura sul mondo e sulla televisione la devo al nostro vicino di casa, Maurizio Corgnati, il futuro marito di Milva, regista al centro Rai di Torino. Ma come annunciatrice non andavo bene, mi muovevo troppo. Sulla scheda scrissero: "Brunetta tutto pepe, poco adatta alla tv"". Un anno dopo, l’ esordio. "Con i programmi per i ragazzi, Anni verdi e Il circolo dei castori. Incontro un giovane giornalista siciliano, bello, galante, capelli neri, occhi scuri: Emilio Fede. Teneva una rubrica di motori sulla Gazzetta del Popolo e arrivava sgommando su una spider. Fu il mio primo fidanzato. Durò fino a quando mi accorsi di non essere sola. Salgo sulla spider e lui mi dice: tieni Enza, hai dimenticato i tuoi occhiali da sole. Non erano i miei. Sono scesa sbattendo la porta e non l’ ho mai più voluto vedere. Fede non capì. Gliel’ ho spiegato solo poco tempo fa, quando mi ha telefonato: Enza, perché quel giorno mi hai sbattuto la portiera in faccia? Gli occhiali, Emilio, gli occhiali". "Cambiai città, da Torino a Milano. In corso Sempione mi presentai all’ usciere: cosa potrei fare? Lui mi introdusse alla signora Marta, la segretaria della direzione varietà. Lei mi disse che non ero adatta e mi smistò ai programmi culturali: il mio si chiamava "Lei e gli altri". Alle prove veniva a vedermi un ragazzo con gli occhiali spessi, non bello ma molto simpatico". Umberto Eco aveva chiesto di lei ma gli hanno sbagliato il nome, così l’ approccio diventa una gaffe: signorina, io la conosco, lei si chiama Elena... "Nacque un rapporto tenero, sognante. Sembravamo i fidanzatini di Peynet. Umberto era talmente lontano dall’ idea del successo che per gioco fece la comparsa nella Notte di Antonioni. Io di politica non sapevo nulla, lui me ne parlava sempre. Un giorno incontrammo un corteo socialista e Umberto mi diede una lezione di lotta di classe, rivoluzionaria più che riformista: non bisogna aiutare l’ operaio a spingere il carro, meglio che capisca quanto è sfruttato; solo allora si ribellerà. La cosa mi colpì: io ero stata educata dalle salesiane di Maria Ausiliatrice, sapevo che lui veniva dall’ Azione cattolica, non lo pensavo così". La famiglia Sampò non è entusiasta dell’ intellettuale gauchiste che frequenta la figlia. "Mi faceva leggere Moravia e Nabokov. Ma quando mia madre mi trovò in camera La noia e Lolita si infuriò e insistette perché lo lasciassi. Allora lui le scrisse una lettera molto bella, per dirle che era importante per me leggere tutti i libri, anche quelli". Nell’ estate del 1960 la Sampò è in Sicilia per una serata con Enzo Tortora. Piero Turchetti, il regista di "Campanile Sera", la nota e la scrittura: Bongiorno conduce in studio, lei e Tortora dalle due città che si sfidano. "Mike ed Enzo avevano un rapporto appuntito, di rivalità. Mai un litigio però: Tortora aveva il dono dell’ ironia, Bongiorno si sentiva un divo che non deve temere i confronti; quando Eco pubblicò la Fenomenologia ci rimase malissimo, per fortuna non sapeva che ero stata la sua fidanzata". Non fu il successo a separarli. Anzi, quando Enza arriva ad Alessandria, a teatro c’ è anche la ragazza invano amata da Eco al liceo (figura evocata anche nell’ ultimo romanzo): per lui è un trionfo. "Finì perché non è facile essere la donna di un genio - racconta la Sampò -. E Umberto già allora era geniale; anche troppo, per me. Mi sentivo inadeguata, non abbastanza colta, non alla sua altezza. Erano tempi in cui le donne non osavano competere con gli uomini; in ogni caso, con lui io non avevo chances. Uscivamo con Luciano Berio e la moglie americana sempre vestita di viola o di rosso e io non capivo la sua musica, con Umberto che passava ore a tentare di spiegarmela; mi presentava Furio Colombo e io restavo in soggezione: un bel ragazzo, ma così serio... Eco leggeva, pensava, scriveva di continuo e si attendeva che tenessi il suo passo. Era un esame perpetuo. A volte mi rimproverava aspramente. Una sera sbagliai il nome di un pittore, dissi Mignaco per Migneco, e lui mi fece una scenata. Alla fine del ’ 60 progettavamo di sposarci. In effetti ci siamo sposati poco tempo dopo, ma con un’ altra persona". Della Rai di un tempo la Sampò conserva un buon ricordo ma non celebra il mito. "Per il mio "Album", il programma che conduco il venerdì mattina, rivedo spesso vecchie trasmissioni. L’ altro giorno, la "Cittadella" con Alberto Lupo. Posso dirlo? Due scatole... certo un’ opera d’ arte ma, rivista oggi, con tempi e ritmi inevitabilmente datati. Era una tv pedagogica, magari si lasciava sfuggire Celentano bollandolo come "inconsistente imitatore di Jerry Lewis", certo era legata alla Dc, però lasciava spazio agli intellettuali di sinistra, Vattimo, La Capria, Guglielmi, Barbato, che mi manca molto. E poi Milano, Giordani, Fuscagni. Quindi è arrivata la stagione dei professori. Oggi comandano i manager. Della "mia" tv resiste Piero Angela. Minoli è bravo, ma fa il giornalista; Guglielmi era l’ intellettuale che faceva la televisione, popolare e colta insieme. Tra la Rai dell’ Ulivo e quella di Berlusconi non c’ è gran differenza: entrambe hanno i loro protetti. Quel che con il tempo abbiamo perduto non è la cultura, o la morale; è il gusto. Per questo la tv generalista non può che peggiorare, e le star di un tempo, dalla Carrà - la prima donna ad aver avuto davvero potere in tv - a Baudo, si ritagliano una loro nicchia". E i volti nuovi? "Mi piacciono molto Fiorello e Daria Bignardi. La Bignardi ha capito che il talk-show sta entrando in crisi e punta sul faccia a faccia, come Fazio, che ha la fortuna di avere accanto Luciana Littizzetto: la adoro, dovrebbero darle il compito più importante e difficile che ci sia, un programma sui libri. Biagi mi manca. Come Santoro; ma preferisco Floris, è meno autoriferito. Mi piacciono Ferrara e la Armeni, pure Lerner che però sceglie temi molto ambiziosi, gasdotti, geopolitica, talora un po’ pesanti. Vespa, Martelli, Mentana vanno in onda troppo tardi, li vedo su "Blob"; anche se mi pare che ora Mentana abbia preso il ritmo giusto. Lo stimo, mi manca il suo Tg5". Le donne? "La Ventura è tecnicamente bravissima, conosce tutte le astuzie del mestiere. Fa quel che il reality richiede: tirar fuori il peggio delle persone. Il primo "Grande Fratello" lo seguivo, però questo cast mi pare privo di interesse, anche se la Marcuzzi ha il dono della spontaneità. La De Filippi è brava ma confesso di non guardare i suoi programmi. La Pivetti è sempre alla ricerca del look giusto. La Venier sa entrare in empatia con le persone, farle parlare; certo se sceglie due energumeni non può che finir male, ma in fondo è stata la tv stessa a inventarli, a creare i suoi mostri. Ammiro Ambra Angiolini: lei la gavetta l’ ha fatta dopo il successo con Boncompagni, e questo è un segno di serietà. Ma ora basta: la critica non è il mio mestiere. Sulle Langhe abito vicino ad Aldo Grasso, ho una casa tra Dogliani e Monforte, però non mi sono mai fatta viva con lui, per rispetto: deve aver diritto di scrivere male di me, se vuole. Altri critici mi hanno sempre detto che mi facevo troppi scrupoli. Ne vado fiera e intendo continuare". E Monica Maggioni, che l’ ha sostituita a "Uno Mattina"? "A dire il vero, la Maggioni ha preso il posto di Franco Di Mare, come giornalista. Io credo di essere stata sostituita da Luca Giurato", e qui Enza Sampò ha un sorriso che nessuna descrizione potrebbe restituire. Aldo Cazzullo