Varie, 21 febbraio 2006
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DE DONNO Marcello Lecce 7 febbraio 1941. Ammiraglio. «Con la divisa addosso ha comandato la Marina
DE DONNO Marcello Lecce 7 febbraio 1941. Ammiraglio. «Con la divisa addosso ha comandato la Marina. Ha spedito nel Golfo Persico la Garibaldi con a bordo gli Harrier per gli attacchi inAfghanistan. Poi la divisa se l’è tolta, è andato in pensione, e adesso l’ammiraglio Marcello De Donno è diventato un po’ il papà di tanti orfanelli africani. ”Non abbiamo idea - racconta - di cosa succede in Africa. Entro i prossimi 5 anni al di sotto del Sahara circa 35 milioni di bambini resteranno senza i genitori. L’Aids fa stragi”. Per dare un futuro a questi piccoli disperati, De Donno e alcuni suoi amici stanno realizzando a est di Nairobi un villaggio chiamato Nyumbani, che in keniano vuol dire ”la casa accogliente”. Darà un tetto a 1.120 orfani e 200 anziani. L’Aids si mangia la generazione di mezzo, restano solo i vecchi che nel villaggio dovranno trasmettere ai bambini la cultura e le tradizioni locali. L’amore di De Donno per i piccoli africani comincia una quindicina d’anni fa. Conobbe il gesuita americano Angelo D’Agostino, figlio di emigrati italiani. Grande esperto di tragedie umane, a lui padre Arrupe, il capo dei gesuiti, aveva affidato la cura dei cambogiani fuggiti dagli orrori di Pol Pot. Quando padre D’Agostino scopre la sventura degli orfani africani decide di dedicarvi il resto della sua vita. De Donno gli è subito vicino. Chiama a raccolta gli amici, organizza cene al circolo della Marina per racimolare fondi, e invia in Kenya, dove il gesuita si è stabilito, soldi, vestiti, generi alimentari. Collabora la nobildonna napoletana Januaria Piromallo, che ha sposato un industriale tedesco. Per il battesimo della figlia non chiede regali, ma donazioni. Con gli aiuti di De Donno, nominato nel frattempo capo di stato maggiore della Marina, padre D’Agostino costruisce un villaggio in grado di ospitare 94 bambini. Ma De Donno sogna più in grande. ”Volevamo un bel villaggio più ampio, completo di scuola, ambulatorio, posto di polizia”. Nasce un progetto da realizzare a Kitui, a est di Nairobi. Dal Sud Africa, De Donno e i suoi amici fanno arrivare a Kitui una macchina per fabbricaremattoni. ”Dai nostri calcoli - spiega l’ammiraglio - ogni abitazione, completa del mobilio essenziale, sarebbe venuta a costare 9 mila euro”. Un imprenditore romano regala subito i 9 mila euro necessari per un’abitazione, desidera intitolarla alla moglie morta. Ma per l’intero villaggio servono ben altre cifre. Insieme col giornalista televisivo Mino Damato, De Donno bussa alla Regione Lazio, presieduta allora dall’attualeministro della Salute Francesco Storace. A Storace il progetto sembra meritevole e fa stanziare 500 mila euro. Si comincia a costruire. All’inizio del 2004 De Donno va in pensione e si getta conmaggior entusiasmo nell’impresa. Lo raggiunge a Roma padre D’Agostino con notizie drammatiche. Il numero dei genitori morti per Aids è in forte aumento. Padre D’Agostino se la prende con le case farmaceutiche, troppo alti i prezzi dei medicinali. La storia arriva in Vaticano. Papa Wojtyla fa sua la denuncia contro le case farmaceutiche. Grida che ”l’Aids ha già reso orfani 11 milioni di bambini, l’umanità non può chiudere gli occhi”. E fa emettere dalle poste vaticane un francobollo dedicato ai ”Bambini vittime dell’Aids”. Se ne ricavano 500 mila euro devoluti al gruppo di De Donno e padre D’Agostino. Può nascere così una seconda area del villaggio. ”Adesso - racconta l’ammiraglio- serve ancora una buona somma di danaro per completare i lavori. La Provincia di Bolzano, che favorisce molte iniziative umanitarie in varie parti del mondo, ci ha promesso un contributo”. Un po’ alla volta il sogno si avvera» (Marco Nese, ”Corriere della Sera” 21/2/2006).