Varie, 20 febbraio 2006
CAPRARICA
CAPRARICA Antonio Lecce 30 gennaio 1951. Giornalista. Corrispondente Rai da Londra. Ex direttore di Radiouno e dei Gr • «[...] progressista allevato nel vecchio Pci, con un passato da redattore dell’’Unità” e da direttore di ”Paese Sera”, autore di un giallo profetico in cui già nel 1986 descriveva Bettino Craxi esule a Hammamet [...] ultimo dandy del giornalismo catodico [...] corrispondente eccentrico, un po’ personaggio e un po’ guitto [...] l’unico erede legittimo di Sandro Paternostro, suo predecessore a Londra, un palermitano che giocava a fare l’inglese con pipa, bombetta e garofano all’occhiello del tight, ma anche di quell’indimenticabile Ungaretti della notizia che borbottava: ”Qui Nuova York, vi parla Ruggero Orlando” [...] ”Credo che Sandro, Ruggero e il qui presente [...] siano stati i più longevi, ben 9 anni, in uno stesso ufficio di corrispondenza. Solo Demetrio Volcic ne trascorse a Mosca 11, però in due diversi periodi [...] Mio padre, funzionario dell’Inam, veniva dal Psi lombardiano, fu tra i fondatori del Partito socialista italiano di unità proletaria e infine dirigente del Pci. Al liceo Palmieri di Lecce ero tra i leaderini del ”68. Primi articoli su Mondo nuovo, settimanale del Psiup. Laurea in filosofia con Lucio Colletti”. Marxista atipico che è morto forzista. ”Io invece sono finito a via dei Taurini, redazione dell’Unità. Aldo Tortorella, il direttore, cominciava a leggere il giornale dalla cronaca di Roma. Per una breve di dieci righe scritta male ci levava la pelle. Il giorno che mi assunsero come praticante ricevetti anche la nomina a capocronista [...] All’esame d’idoneità professionale volevano invalidarmi la prova: un principiante non può dirigere la redazione [...] ho avuto direttori mitici: dopo Tortorella, Luca Pavolini, Alfredo Reichlin, Claudio Petruccioli, Emanuele Macaluso, Gerardo Chiaromonte. Il meglio della destra comunista. Una volta chiesi a Chiaromonte: ma come avete potuto, nel 1956, non aprir bocca sull’invasione sovietica a Budapest? ”Avrei voluto vedere te a discutere con Palmiro Togliatti’ mi rispose”. [...] va in video agghindato da lord [...] ”I lord hanno i buchi non rammendati nei calzini. Visti con i miei occhi [...] Lord Chesterfield diceva che l’abito è lo stile del pensiero. Il mio corpo è il mio linguaggio. I telecronisti non sono belle sventole, però con pochi tocchi di colore possono mandare precisi segnali sullo stato d’animo. Prenda le mie cravatte: sono segni d’interpunzione. Il giorno in cui muore la regina non ne indosserei mai una di colore rosa” [...]. Dove le compra? ”Tra Jermyn street e Savile row, la zona dove nel ”700 nacquero i club dei gentiluomini, interdetta alle donne perbene sino alla fine dell’800”. Quante ne ha? ”Cinque-seicento”. Dove si veste? ”Tutti pensano da un sarto inglese. Invece è salentino come me, di Francavilla Fontana. Si chiama Angelo Galasso. Ha l’atelier in Beauchamp place. stato lui a inventarsi la doppia asola sul revers della giacca. E le cifre sul colletto della camicia”. Un genio. ”In video qualcuno le ha scambiate per una cacatura di mosca. Galasso ha anche perfezionato la moda lanciata da Giovanni Agnelli: una camicia col polsino forato che consente di tenere l’orologio in vista. l’unico oggetto italiano esposto al Design museum”. Si considera molto vanitoso? ”Onestamente no. Anche qui ho ereditato da papà, che portava il papillon”. Come il povero Vittorio Orefice. ”Non era il suo pastonista preferito”. Il critico televisivo Aldo Grasso l’ha descritto come ”uno che ormai mette in scena se stesso prima delle notizie”. ”Questa non l’ho capita. Si riferiva agli attentati di Al Qaeda del 7 luglio. Non mi pareva d’avere gigioneggiato”. ”Una macchietta da commedia”. ”Un giorno mi spiegherà perché ce l’ha con me. Grasso è un grande critico che tutti stimiamo, e guai a dire il contrario, naturalmente, sennò finisci massacrato. Però assomiglia sempre di più a Pietro Aretino nell’epitaffio dello storico pontificio Paolo Giovio: ”Qui giace l’Aretin, poeta tosco, di tutti disse mal fuorché di Cristo, scusandosi col dir: non lo conosco’”. Era indispensabile quel suo servizio sugli scienziati che misurano l’inquinamento dalla quantità di moscerini spiaccicati sulle targhe delle auto? ”Era assolutamente superfluo. E sono pronto a dichiarare sotto giuramento che buona parte dei miei servizi da Londra rientra in questa categoria. Invoco un’attenuante: le storie minime contribuiscono a farci capire una nazione che, a dispetto dei voli low cost, rimane assai distante dall’Italia. E che usa la stravaganza per difendersi dal rischio perenne del conformismo” [...] Francesco Merlo sul ”Corriere della Sera” la accusò d’aver messo in una nota spese da Gerusalemme una bottiglia di vino che costava 1,5 milioni di lire. ”Ma figuriamoci! Querelai. Causa vinta dopo 11 anni. Il Corriere ha dovuto pagare risarcimento e spese processuali. Merlo aveva preso per buona l’interpellanza di due senatori leghisti. A quel tempo in Rai infuriava una caccia alle streghe sui rimborsi. Era il periodo dei cosiddetti professori”. [...] A Mosca, dov’è stato corrispondente dal 1993, non si trovava bene? ”Al contrario. stata una stagione professionale esaltante. Ho visto la nascita del capitalismo nella patria del socialismo. La prima borsa. Il primo night. Il primo locale per gay, Chance si chiamava, aperto nella sacrestia sconsacrata del convento ortodosso Danilovskij. Il primo miliardario [...] Konstantin Borogovoi. Gli domandai: ma come si fa a diventare tanto ricchi in così poco tempo? ”Non ho mai sentito di uno che ci sia riuscito onestamente’ ridacchiò”. [...] fu indicato come direttore in pectore dei Ds, al Tg1 o al Tg3, nel 1998, nel 2000 e nel 2002. [...]». Stefano Lorenzetto, ”Panorama” 16/2/2006).