Varie, 8 febbraio 2006
Tags : Piero Chiambretti
PIANTI Piero Chiambretti è nato ad Aosta il 30 maggio 1956. Mamma Felicita l’ha avuto a diciotto anni e l’ha tirato su da sola a Torino: «A quattro anni imitava le gemelle Kessler e Gino Bramieri
PIANTI Piero Chiambretti è nato ad Aosta il 30 maggio 1956. Mamma Felicita l’ha avuto a diciotto anni e l’ha tirato su da sola a Torino: «A quattro anni imitava le gemelle Kessler e Gino Bramieri. Era un patito di Rita Pavone. Si vestiva da sceicco bianco. Voleva diventare Alighiero Noschese e piangeva tutti gli anni davanti alla televisione quando il suo biglietto della lotteria non vinceva».
SCUOLE. Da bambino Piero sognava di fare «il pompiere, soprattutto per il pullman rosso». E la scuola? «Mia madre mi iscriveva a tutte le scuole possibili. Liceo linguistico, corrispondente in lingue estere, cartellonista pubblicitario, odontotecnico. Diceva: l’importante è partecipare. Ogni tanto facevo quattro anni in uno, tre anni in uno, due anni in uno. Qualcosa portavo sempre a casa».
ORGE. Chiambretti passò l’adolescenza «nel periodo dei figli dei fiori»: «Mi accodavo a dei piccoli incontri di gruppo, dove c’era uno che faceva e gli altri che guardavano. Io ero tra quelli che guardavano. Poi agli amici dicevo: ieri abbiamo fatto un’orgia».
PAROLE. «Mi consigliarono di comprare un cane di razza per rimorchiare le ragazze. Ma io non avevo una lira. E decisi di fare il disc jockey. Perché lo faceva anche il mio macellaio e mi segnalò che al Ritual ne cercavano uno. Poi le radio libere. La prima fu quella dei preti. Radio Torino Centrale. Molto rigore. Certe parole pesanti non si potevano dire. Tipo minigonna e gambe».
CONCORSI. «La televisione? Cominciai nella più sfigata di Torino, Tele Manila. Mi inventai la candid camera visibile. Feci comprare al proprietario un cavo lungo centinaia di metri e andavo per le strade con la telecamera di studio coinvolgendo i passanti. Beccavo una vecchietta che arrivava da lontano, e cominciavo a dire: ”Buongiorno da Stoccolma. Vediamo una vecchietta italiana. Andiamo a intervistarla”. Il grande momento fu il concorso Rai. Nove mila partecipanti. Vincemmo in quattro, io, Cecchi Paone, Fabio Fazio e Corrado Tedeschi. Mi arrivò una bella lettera: ”La chiameremo per inserirla nei nostri futuri programmi”. Mai più sentiti».
ASINI. «Mi telefonò uno da Torino. ”Si è ammalato un valletto, venga a fare un provino”. Dovevo dire: ”Pronto, da dove chiama”? Mi presero. Ma non piacevo al capostruttura, un democristiano di ferro, Luciano Scassa. Io mi ero un po’ allargato e lui per castigo decise che il mio intervento doveva essere registrato. Corinne Clery apriva una cesta di vimini. Uscivo fuori io e dicevo: ”Che numero è?” E Corinne richiudeva la cesta. Tutto registrato».
RAMBO. «Arrivò Angelo Guglielmi a Rete Tre. E Bruno Voglino. Volevano facce nuove. E feci Il divano in piazza. Fermavo una passante: ”Signora sono un giovane intervistatore, dovevo intervistare la madre di Rambo che non è potuta venire, io perdo il posto, potrebbe recitare la parte della mamma di Rambo? Tanto non se ne accorge nessuno”. E lei nel giro di trenta secondi diventava la madre di Rambo».
POTENTI. «Il mio Portalettere fa parte di una stagione televisiva che non c’è più. C’erano dei potenti oggi meno potenti: o meglio ci sono meno potenti. C’erano cinquecento partiti, cinquecento segretari di partito, migliaia di sezioni, migliaia di feste di partito, era divertente. Oggi esiste il teatrino della politica, sempre gli stessi personaggi».
ESERCITI. «La7 è un’isola felice, siamo concorrenti di noi stessi. Siamo come la Svizzera, neutrale, anche se abbiamo il nostro esercito. Il panzer Ferrara, i primi ministri come Biscardi, la Croce Rossa come la Bignardi....».
PROGRAMMI. Idee di Chiambretti per avere un Auditel eccezionale: 1) fare un programma dedicato alle famiglie campione che hanno in casa l’apparecchio per la rilevazione degli ascolti («si farebbe un ascolto clamoroso»); 2) «Ogni giorno si tira a sorte un programma. Quello che esce va in onda, gli altri si spengono. Si torna al monopolio. L’ascolto cresce e il pubblicitario è contento».
FRASI. Ha detto: «Provocare in tv è come stare su un filo, da trapezisti: se si cade ci si fa male»; «La televisione è un po’ come le sabbie mobili. Si va su e si va giù»; «Fare la televisione mi permette di evitare di guardarla».