[1] ཿCorriere della Sera 20/4/05; [2] Sandro Magister, ཿL’espresso 28/4/05; [3] Pierluigi Battista, ཿCorriere della Sera 23/4/05; [4] Paolo Valentino, ཿCorriere della Sera 23/4/05; [5] Aldo Cazzullo, ཿCorriere della Sera 20/4/05; [6] Ernesto Galli De, 20 maggio 2004
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 25 APRILE 2005
Un missionario nella terra del relativismo.
Benedetto XVI è il duecentosessantacinquesimo papa nella storia della Chiesa. Joseph Ratzinger è stato eletto papa martedì 19 aprile al quarto scrutinio, nella seconda giornata di un conclave brevissimo (poco più di ventiquattr’ore). Novecentocinquanta anni e sei giorni dopo Vittore II, al secolo Gebhardt dei conti di Dollnstein Hirschberg, l’ultimo papa tedesco a salire sul trono di Pietro. il cinquantunesimo pontefice non italiano. [1]
Duro come il diamante. Magister: «Da cardinale, Ratzinger non ha fatto niente ”a buon mercato”, perché lo eleggessero papa. I voti, i consensi, gli sono caduti addosso l’uno dopo l’altro, mese dopo mese, scrutinio dopo scrutinio, attratti soltanto da quel suo programma duro come il diamante. [...] L’obiettivo è ”essere adulti nella fede”, e non ”fanciulli in stato di minorità, sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina”. Perché proprio a questo portano i tempi odierni, ha ammonito. A ”una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”». [2] Battista: «Il voto del Parlamento spagnolo che autorizza il matrimonio tra gli omosessuali e consente l’adozione per i coniugi gay è il primo banco di prova della battaglia contro la ”dittatura del relativismo” denunciata da Benedetto XVI. Rappresenta inoltre la prima barriera simbolica su cui rischia di infrangersi l’appello alle ”radici cristiane” dell’Europa di cui Joseph Ratzinger è stato e certamente continuerà a essere pugnace assertore». [3]
Io lo conoscevo bene. «Pochi possono dire di aver conosciuto il futuro Papa Benedetto XVI meglio di Hans Küng. E pochi possono vantarsi di aver avuto un ruolo così importante nel cursus honorum che ha scandito la vita di Joseph Ratzinger. Come direttore della facoltà di Teologia di Tubinga, fu infatti Küng che nel 1966 chiamò il giovane teologo bavarese nel prestigioso ateneo. Anche se poi, da Prefetto per la Congregazione della dottrina della fede, proprio Ratzinger sarebbe stato decisivo nell’emarginazione del teologo da parte del Vaticano». [4] «’A Küng andava bene così. Si sentiva più libero. Me l’ha confessato lui stesso”. Hans Küng fu privato del diritto di insegnare per conto della Chiesa nel 1979, secondo anno del pontificato di Wojtyla. [...] Küng amava irridere il rivale perché la sua aula era piena, quella di Ratzinger vuota. Ratzinger non diceva quel che gli studenti del Sessantotto volevano sentirsi dire». [5] Secondo il teologo svizzero, «Ratzinger ebbe un rifiuto totale di tutto il ’68 e credo che questa sia stata proprio la molla decisiva della sua svolta in direzione conservatrice. Penso che abbia sempre portato in cuore un pezzetto di non chiarita religiosità bigotta bavarese. C’erano dogmi, questioni che erano più semplici da affrontare dal lato conservatore». [4]
Testimone dell’epoca. Secondo Galli Della Loggia, il conclave ha eletto «non già un arcigno conservatore o un occhiuto inquisitore: a dispetto di molti timori e di molti pregiudizi, Joseph Ratzinger non è questo. Egli è principalmente un testimone della nostra drammatica epocalità, l’uomo consapevole che – nella vampa infuocata dei tempi – interi universi storici, interi mondi antropologici e culturali che per secoli ci hanno plasmato, minacciano di venire annientati e di scomparire; e sente che, lungi dal corrispondere a un qualsiasi progresso, ciò apre solo la strada verso il nulla. Al pari di una parte significativa dell’élite intellettuale europea e americana che oggi sente in modo non dissimile, anche Ratzinger, negli anni Cinquanta e Sessanta, ha immaginato altri orizzonti che per quell’élite furono gli orizzonti dell’emancipazione sociale attraverso la rottura politica, per lui quelli del Concilio. Ma poi egli pure ha dovuto prendere atto delle dure repliche della storia e della mutata atmosfera dei tempi; e come altri egli pure ha avvertito il bisogno di sintesi e di pensieri nuovi sì, ma che fossero capaci innanzitutto di non perdere il legame con il passato e con ciò che ne deriva alla nostra identità». [6]
Utopia e istituzione. «I ”due Ratzinger” sono, a guardarne la biografia intellettuale, uno solo. Persuaso che la Chiesa tedesca che cede al nazismo – il vescovo di Friburgo Konrad Grober accettò il grado di ”SS onorario” – si consegna ”all’Anticristo”, Ratzinger matura la fiducia nella Chiesa ”istituzione”, capace di rinnovare la liturgia, ma senza asservirsi all’approvazione del mondo. Ieri il nazismo, nel 1968 il ”nichilismo anarchico”, negli anni ’80 una teologia della liberazione che perde di vista lo Spirito. Nel 1988 a New York, Ratzinger sintetizza i due tempi del suo pensiero parlando di ”Chiesa viva... dove la Scrittura è Rivelazione... che noi dobbiamo percepire... non come meteora da cui prendere campioni per l’esame in laboratorio”. La diffidenza di Benedetto XVI per San Tommaso riaffiora nel mondo postmoderno: non basta la ragione a salvarci» [7]. La sintesi di Giancarlo Zizola: «Il pensiero di Ratzinger è racchiuso fra questi due estremi: il pessimismo teologico e il disincanto sulla storia e sulla natura di Agostino, e l’ottimismo cosmico di Bonaventura, l’uomo cui toccò l’eredità di San Francesco e quindi il compito di conciliare utopia e istituzione». [5]
Non sarà un papato di transizione. Melloni: «Nessuno potrà rimproverare al cardinal Ratzinger di avere camuffato ciò che gli stava a cuore. Non l’ha mai fatto e non lo farà mai. Al Vaticano II, come consultore del cardinal Frings, aveva assunto posizioni molto forti. Dopo, nelle turbolenze della Chiesa e della teologia tedesca postconciliare, ha progressivamente preso le distanze da quelle speranze anche sue, fino a diventare uno dei primi a chiedere ad alta voce un disciplinamento. Da cardinale, dopo la breve esperienza di Monaco, ha gestito le condanne e le definizioni di papa Wojtyla, relegando sempre più lontano il Vaticano II che invece per Giovanni Paolo II era un riferimento sereno e rasserenante. [...] Di certo, un teologo aduso alla battaglia intellettuale non vorrà limitare il suo pontificato ai gesti. Benedetto XVI, all’opposto di Wojtyla, è tutto e solo un Papa professore, uomo di scrittura e di pensiero; dunque tornerà al magistero delle parole, dei documenti, dell’elaborazione dottrinale. [...] A 78 anni, inizia il pontificato di Benedetto XVI. Un pontificato che è stato pensato ancora una volta nelle categorie della transizione (Ratzinger ha passato di pochi giorni l’età che aveva Roncalli quando fu eletto) e che, come sempre, non potrà essere tale, nel senso un po’ quieto e bonaccione che tradizionalmente si attribuisce al termine». [8]
Papa prof. Gramellini: «Lo Spirito Santo deve avere disdetto l’abbonamento alla tv, se dopo un Papa da ascoltare e da vedere ne ha ispirato ai cardinali uno tutto da leggere. Osservando Ratzinger salutare la piazza con l’espressione tenera e impacciata che hanno i timidi davanti alla loro torta di compleanno, solo ieri sera il mondo ha preso davvero atto che Wojtyla non c’è più. Ci si sentiva come a scuola quando finiva l’ora di religione e al posto del sacerdote disinibito e scaldacuori, con cui si era parlato del Vangelo ma anche dell’imminente partita contro la quinta B, entrava il ”prof” di una materia mal studiata che senza neanche togliersi il cappotto si metteva a spiegare la lezione. Per quanto gentili fossero i suoi modi, nulla riusciva a toglierci dalla testa che presto avrebbe preso il registro e cominciato a interrogare: non era tanto il votaccio a far paura, ma lo sguardo dolente e un po’ deluso con cui ce lo avrebbe dato. [...] Le sue parole, più che agli applausi, inducono all’acquisto di un quaderno per gli appunti. Il miracolo del Papa ”prof” sarà rivalutare gli intellettuali nel cuore della gente. La sua scommessa, farsi capire da un mondo la cui capacità di attenzione oscilla fra la lunghezza di un sms e quella di uno spot». [9]
Semplice e complesso. Zega: «Venuto dopo il ”grande” Giovanni Paolo II, non sarà una sua fotocopia. Nessuno, del resto, e tanto meno i cardinali che l’hanno eletto con quattro sole votazioni, se lo aspetta o se lo augura. Ma non sarà neppure il grintoso ”guardiano della fede” che alcuni hanno ingiustamente dipinto come una sorta di castigamatti, gelido e puntiglioso. Per temperamento, formazione e cultura, Ratzinger è un personaggio complesso, ma con tratti di disarmante semplicità. Geloso dei suoi sentimenti. Ma ricco di umanità. uno studioso serio, è un teologo raffinato, ma sa anche essere dolcemente conviviale. Ama la musica sacra e profana, il bel canto, la liturgia, al punto che molti hanno confuso i suoi richiami ad una più decorosa celebrazione della messa come una sconfessione delle aperture del Concilio Vaticano II». [10]
Operazione choc. «Rispetto a una Chiesa che punta al minimo comun denominatore, a una vaga spiritualità un po’ new-age, a una sorta di terapia dell’anima, con una spruzzatina di devozione, un po’ di miracolismo, la proposta di Ratzinger è di totale rottura. Un’operazione quasi choc: puntare al massimo, non al minimo» (monsignor Gianfranco Ravasi, biblista e prefetto della biblioteca Ambrosiana). [11] «Nel domani della Chiesa, Benedetto XVI non sogna conversioni di popoli in massa. Prevede in molte regioni un cristianesimo di minoranza, ma lo vuole ”creativo”. Al timido dialogo con i non credenti e gli uomini di altre fedi, preferisce lo slancio missionario. Pessimismo e angoscia non gli appartengono, anche qui a rovescio delle etichette correnti. [...] stato così fin da bambino: ”Il cattolicesimo della mia Baviera, in cui sono cresciuto, era gioioso, colorato, umano. Mi manca il senso del purismo. Sarà perché fin dall’infanzia ho respirato il barocco”. Diffida dei teologi che ”non amano l’arte, la poesia, la musica, la natura: possono essere pericolosi”. Ama le passeggiate in montagna. Suona il pianoforte e predilige Mozart. Suo fratello Georg, sacerdote, è maestro di cappella a Ratisbona, una delle ultime isole di resistenza della grande polifonia sacra e del gregoriano». [2]
L’uomo che sussurrava ai gatti. Tosatti: «Dov’è finito il ”panzerkardinal” Joseph Ratzinger? In poco più di tre giorni di regno Benedetto XVI ha già capovolto l’immagine che quasi venticinque anni di servizio come Defensor Fidei gli avevano appiccicato addosso, come una divisa, un vestito di scena. [...] Ratzinger che bacia bambini, per strada? Che sorride, con quella sua aria un po’ timida, schiva, per ringraziare la folla, che lo aspetta per ore? veramente un uomo diverso dal Prefetto dell’ex Sant’Uffizio. Anche se forse non per tutti. Confida il cardinale Tarcisio Bertone, suo collaboratore ed amico, che ”Benedetto XVI è un uomo dotato di una grande sensibilità musicale ed una sensibilità verso la natura, che nelle sue passeggiate a Borgo Pio e nei Giardini Vaticani lo portava a dialogare anche con i gatti. Ho cercato di capire il suo linguaggio con i gatti, che venivano sempre incantati quando lo incontravano”». [12]
Sola fide. Accattoli: « probabile che Benedetto XVI faccia meno discorsi del predecessore – magari scrivendoli, per quanto può, personalmente – e in essi tratti meno argomenti. In particolare dovrebbe esporsi di meno in materie che toccano la politica e le relazioni internazionali. [...] probabile anche che sotto il nuovo pontificato gli organismi vaticani producano meno documenti su argomenti marginali, dal turismo alla pubblicità, agli Ogm. Sappiamo che il cardinale Ratzinger non vedeva di buon occhio la superproduzione di testi invalsa negli ultimi decenni. Da sempre l’argomento che appassiona il teologo Ratzinger è quello della fede: come sia possibile che l’uomo d’oggi accetti il ”mistero” della morte e resurrezione di Cristo che è al centro della predicazione cristiana. E come la possa esprimere – quella fede – nella lingua d’oggi. Può essere dunque che avremo un papa che concentri le sue energie sullo specifico della propria missione di ”vescovo di Roma” e in particolare su quanto riguarda la crisi di fede del nostro tempo e i modi di portarvi rimedio. [13]
Le prime mosse. «Benedetto XVI ha cominciato subito a governare: il Papa ha ”nominato” il cardinale Angelo Sodano Segretario di Stato – lo stesso incarico ricoperto per oltre quattordici anni ”, e confermato tutti i capi dei dicasteri di Curia [...] donec aliter provideatur, cioè fino a quando non si provvederà altrimenti. Di per sé si tratta di una sorta di ”atto dovuto”, nel senso che tutti i Pontefici prima di Ratzinger hanno da principio confermato i vertici vaticani che erano decaduti con la morte del predecessore [...]. Ma c’è qualcosa di più, a cominciare dal fatto che il cardinale Sodano sia stato ”nominato” e non semplicemente ”confermato”». [14] «Ammissione ai sacramenti dei cattolici divorziati risposati; elevazione a 80 anni dell’età pensionabile dei vescovi (ora ferma a 75); e due importanti pronunciamenti ecumenici concepiti per rilanciare il tema dell’unità dei cristiani. già pronta la tabella di marcia del successore del cardinale Joseph Ratzinger, neo papa Benedetto XVI, alla guida della Congregazione della dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio. Sulla scrivania occupata dal nuovo pontefice per 24 anni nella veste di cardinale difensore dell’ortodossia cattolica, sono in attesa di pubblicazione ben quattro documenti dottrinali, potenziali ”bombe” teologico-dottrinali destinate a rivoluzionare il quadro socio-ecclesiale dell’universo cattolico». Tra i candidati alla successione il cardinale austriaco Christoph Schönborn, l’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte, teologo e biblista di fama, e il cardinale di Genova Bertone. [15]
Shalom. «Il 19 aprile 2005 i cardinali di Santa Romana Chiesa mi hanno eletto vescovo di Roma e pastore universale della Chiesa cattolica. Nell’annunciarle la mia elezione e l’inaugurazione solenne del mio Pontificato, domenica 24 aprile, alle ore 10, confido nell’aiuto dell’Altissimo per continuare il dialogo e rafforzare la collaborazione con i figli e le figlie del popolo ebraico. Dal Vaticano, 20 aprile 2005. Benedictus XVI» (l’ invito recapitato al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni). [16]
Ieri e oggi. «Quel che ieri sembrava moderno oggi è fuori moda, ma quel che ieri era il Bene resta il Bene anche oggi» (la massima di un oscuro poeta locale affissa all’ingresso del museo civico di Marktl am Inn, paese natale di Joseph Ratzinger). [17]