Varie, 4 gennaio 2006
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DE LUCA Vincenzo Ruvo del Monte (Potenza) 8 maggio 1949. Politico. Del Pd. Sindaco di Salerno (tra il 1993 e il 2001 e di nuovo dal 2006), nel 2010 candidato alla presidenza della Regione Campania (fu sconfitto da Stefano Caldoro) • Grande nemico di Antonio Bassolino: «C’è chi narra che il Grande Odio sia cominciato nel 1992, quando De Luca si candidò alla Camera e non ce la fece
DE LUCA Vincenzo Ruvo del Monte (Potenza) 8 maggio 1949. Politico. Del Pd. Sindaco di Salerno (tra il 1993 e il 2001 e di nuovo dal 2006), nel 2010 candidato alla presidenza della Regione Campania (fu sconfitto da Stefano Caldoro) • Grande nemico di Antonio Bassolino: «C’è chi narra che il Grande Odio sia cominciato nel 1992, quando De Luca si candidò alla Camera e non ce la fece. O nel ”93, quando Bassolino fu il sindaco più votato d’Italia, e De Luca, eletto a Salerno, arrivò secondo. Ma la tesi più accreditata fa risalire tutto alla metà degli anni ”70. Sezione ”Di Vittorio” del Pci, a Salerno. Tra gli iscritti, due giovani emergenti: Antonio Bassolino e Vincenzo De Luca. Promettono bene, ma non legano. Caratteri troppo diversi: uno introverso, diffidente, di umili origini e con poco tempo per coltivare hobby (l’arte contemporanea è una scoperta recente). L’altro estroverso, narciso, laureato in filosofia, due passioni: Bacone e la chitarra (sarebbe memorabile la sua interpretazione di Bandiera rossa). E quando l’allora segretario, Franco Fichera, va via, scoppia la crisi. De Luca aspira a sostituirlo, ma Bassolino gli preferisce un uomo a lui vicino, Paolo Nicchia. E la faida, per alcuni, prende inizio quel giorno. Cominciano vent’anni di polemiche a distanza tra Bulldozer – Pol Pot per gli avversari – e ”O Sindaco [...]’O Governatore. La dinamica è sempre la stessa: il primo attacca, il secondo sta zitto e fa rispondere i suoi. Nel frattempo i due ”crescono”. De Luca passa dalle lotte per i braccianti della piana del Sele a dirigere per 13 anni la Federazione di Salerno. Bassolino da segretario regionale del Pci diventa l’’anti Pomicino”, e poi commissario della federazione napoletana del Pds nel ”93. Sono eletti sindaci. E dopo un po’ De Luca, parlando del suo collega di Napoli, la butta lì: ”Al Sud non servono i Masaniello”. Al congresso di Pesaro vota Fassino, Bassolino invece Berlinguer. Arriva il momento della svolta vera: De Luca è il nuovo referente di D’Alema in Campania, e avversario tosto e ruvido di Bassolino. Cominciano anni di attacchi infuocati. Bassolino va alla Regione. ”Mi fa i dispetti”, confessa esasperato De Luca ai suoi. Gli esempi? Un giorno da Palazzo Santa Lucia gli arriva una richiesta: ”Come da regio decreto 11 dicembre 1933 pregasi inviare il progetto in 97 copie”. De Luca urla: ”97, capite? 97!”. O come quando non potè chiudere il cinema porno di fronte al Comune... era di proprietà della Regione. Casualità? Nel dubbio, lui si lega tutto al dito. Litigano anche sull’alleanza con l’ex ministro psi Carmelo Conte. ”Scelta inqualificabile” per Bassolino. ”Moralismo d’accatto” per De Luca. A dividerli, adesso, è la questione morale. In un primo tempo evocata da De Luca sulla gestione bassoliniana della Regione: ”Accendiamo i riflettori o avremo una nuova Tangentopoli”. Qualche mese prima, al Corriere del Mezzogiorno, arrivò alle accuse personali: ”Antonio rifiuta il dialogo... Non sa governare... Il consenso? Io ho avuto il fegato di candidarmi con la mia sola lista, lui no”. Adesso, lui e i suoi fedelissimi sono stati toccati da un’inchiesta sul piano regolatore di Salerno per il quale da sindaco aveva chiamato l’architetto catalano Oriol Bohigas. Per lui e De Biase, il suo successore, la Procura ha chiesto l’arresto, respinto dal gip. Ed è partita anche un’inchiesta sulla camorra che ha coinvolto Nino Savastano, assessore comunale tirato in ballo da un pentito. Ma la bufera non spaventa De Luca. In una delle sue ”omelie” settimanali su Lira Tv, nel programma Linea diretta, sorride, e la liquida come una bolla di sapone, ”perché le varianti al Prg sono state fatte secondo le regole”. Bassolino, nel frattempo, tace. Ma, si dice, gode. [...]» (Angela Frenda, ”Corriere della Sera” 31/12/2005).