Filippo Ceccarelli La Stampa, 28/06/2004, 28 giugno 2004
Il corpo del leader nell’era della tv: l’eucarestia di Umberto Bossi, La Stampa, 28/06/2004 Biopolitica e pietà: cosa è più, ormai, il corpo dei leader nell’era della comunicazione assoluta? Fra evoluzione tecnologica e patologia del potere si connota il tele-corpo liftato di Berlusconi, e a loro modo si segnalano anche quelli di Prodi, Casini, Fassino
Il corpo del leader nell’era della tv: l’eucarestia di Umberto Bossi, La Stampa, 28/06/2004 Biopolitica e pietà: cosa è più, ormai, il corpo dei leader nell’era della comunicazione assoluta? Fra evoluzione tecnologica e patologia del potere si connota il tele-corpo liftato di Berlusconi, e a loro modo si segnalano anche quelli di Prodi, Casini, Fassino. Ma nulla, neppure la misericordia, riesce a far distogliere lo sguardo da Bossi. un’attenzione quasi esclusivamente anatomica che va avanti dall’11 marzo e trascende i risultati dei ballottaggi: il reparto neurorianimazione, tegn dur, il coma farmacologico, la carezza alla moglie, il risveglio, la lavagnetta, i tubi per respirare, la minestrina, s’è fatto la barba, il braccio sinistro, la voce, il ricovero (oggi non più misterioso), l’elettro-stimolazione, i massaggi... All’università di Genova, istituto di Antropologia, esiste da un paio d’anni un «Progetto Corpo», animato dal professor Federico Boni, autore de Il corpo mediale del leader (Meltemi, 2002). C’è da ritenere che la vicenda di Bossi costituisca una tappa di studio fondamentale, una pietra d’angolo per interpretare le trasformazioni in corso. Molto tempo è passato, in effetti, quasi cinquant’anni, da quando Ernst Kantorowicz fissò la teoria dei «due corpi del re». Il primo, cioè, materiale, fisico, mortale; e l’altro simbolico, politico, immortale. Il più travolgente sviluppo televisivo ha però cambiato tutto, sempre più la vita collettiva è alimentata dalle immagini, e c’è ragione di credere che la separazione tra questi due corpi sia oggi divenuta, nei leader, molto meno netta. Questi operano in una zona grigia, né pubblica né privata, comunque sottoposta a incessante scrutinio. E proprio la malattia di Bossi indica come il sistema dei media sia la graticola su cui viene arrostita la carne da «dare in pasto» - espressione emblematica ma non meno terribile - all’opinione pubblica. Di cannibalismi più o meno camuffati vive anche il potere. E subito tornano alla memoria i corpi smagriti dei prigionieri di Tangentopoli, l’irriconoscibile Mannino, l’ex squalo Sbardella rimpicciolito, De Lorenzo costretto a tenersi i pantaloni nell’aula del tribunale. E poi la foto di Craxi ammalato, la maschera d’ossigeno sul volto, in un ospedale tunisino. Ecco. Il corpo di Bossi, capo carismatico e perciò insostituibile, è venuto di colpo a mancare al popolo leghista come il peggiore cataclisma. Lo dimostra la collezione della ”Padania”, a partire dalle lettere: quella perdita fisica ha generato vero dolore trasfiguratosi in poesie («Il mio pensiero è là / in quel letto d’ospedale / il mio guerriero dorme / di un sonno innaturale»), raccolte intensive di foto e filmati bossiani (vedi l’appello dell’associazione R. Ronchi), biglietti d’auguri e di speranza rivelatori d’identificazioni sostitutive (la moglie, soprattutto). Ma intanto le elezioni si avvicinavano, e così il corpo del grande assente è stato deposto sul braciere della visibilità mediatica, smembrato pezzo a pezzo e quindi distribuito secondo una precisa sequenza, boccone dopo boccone. Prima il nastro con la voce di Bossi: «Voce flebile, eppur possente / come un innesto di linfa potente» la giudica un lettore-poeta del quotidiano leghista. Poi le foto, anch’esse impressionanti, e «gioia grande» proclama il ministro Castelli: «La Lega ha di nuovo il suo segretario». Quindi l’intervista con il medico, il ripristinato bollettino sanitario e la firma del leader, debitamente ingrandita sulla prima pagina della Padania. Bossi, con tutta probabilità, ad aver governato con enorme coraggio e generoso sacrificio questo processo che da un lato ha consentito alla Lega di continuare ad esistere, ma dall’altro ha inesorabilmente consumato il carisma del suo leader. Che non sarà più lo stesso, così come neanche la Lega sarà più la Lega: a riprova del nesso palpitante che tiene insieme corpo e anima, immagine e realtà, nell’era delle visioni a distanza. Filippo Ceccarelli