Francesco Pacifico L’Indipendente, 23/06/2004, 23 giugno 2004
Due chiacchiere col ”Lampadina”, ovvero Pierluigi Tremonti, farmacista a Sondrio e fratello di ministro, L’Indipendente, 23/06/2004 La sua, dice, è una famiglia normale
Due chiacchiere col ”Lampadina”, ovvero Pierluigi Tremonti, farmacista a Sondrio e fratello di ministro, L’Indipendente, 23/06/2004 La sua, dice, è una famiglia normale. «Mio padre è defunto, con mio fratello non ci parlo da una ventina d’anni, mia sorella ogni tanto la sento, mia madre pure. Com’è la mia famiglia? Normale». Ma sì, proprio una famiglia normale quella dei Tremonti. Con Giulio che a Roma fa il ministro e che la gente di qua ormai considera «un pavese», Angiola che fa la pittrice a Cantù, a Sondrio è rimasto solo il ”Lampadina” - forse per il suo cranio lucido, forse per il suo genio - a difendere la schiatta. Parenti serpenti Pierluigi e i suoi fratelli, gente che forse si amerebbe alla follia se non ci fossero le miserie della politica a dividerli: Giulio è iscritto a Forza Italia, Angiola si è candidata prima con gli azzurri quindi è diventata assessore con An, mentre Pierluigi è un fascista a tutto tondo. Siede nel comitato centrale della Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli, ma non è «particolarmente ostile neppure alla linea di Pino Rauti». Lui, casomai, particolarmente ostile lo è verso il fratello. Fiero nel vantare un percorso lineare - prima Msi, poi An, «ma mal digerendola», quindi la Fiamma - non gliela perdona: «Giulio prima era vicino alla sinistra. Era all’università, era ragazzino e era affascinato da quelli di Lotta Continua o del gruppo del Manifesto. Potrei fare confusione, mentre ricordo bene che dopo è diventato socialista. Era convinto che le persone più intelligenti che avesse mai conosciuto fossero Craxi e Martelli. Poi deve avere cambiato idea». Tanto che per qualcuno è pronto a guidare la Lega. «Mio fratello - corregge - è vicino a Bossi solo per opportunità. Lui è uno che ha la puzzetta sotto il naso, l’altro è un bifolco». Proprio un tipo sui generis, il Lampadina. Un originale lo definiscono i concittadini. Dei quali prova a essere la coscienza critica, come dimostrano le tante battaglie fatte negli anni con il suo giornale, ”Alpes”, o dal Consiglio comunale, tra richieste di «un centro polifunzionale religioso» o del registro delle affettività per le coppie (eterosessuali) di fatto. Originale anche quando gli si chiede l’età: «Sono del 1943, io mi rifiuto di contarli. Se vuole se li conti lei». Dal padre ha ereditato il lavoro, e come lui domina tutta la valle dalla farmacia di famiglia. La più antica di Sondrio, in pieno centro, che persino Vittorio Sgarbi chiese di poter vedere durante una delle sue visite guidate notturne. L’ex sottosegretario venne da Roma anche per quegli armadi con le decorazioni realizzate da Piero Fornasetti. Se fosse nato a Bologna o a Napoli, i partiti del centrosinistra se lo sarebbero conteso per portarlo in giro a lanciare strali contro il famoso fratello. Meglio di un Vincenzo Visco o di un Enrico Letta qualsiasi. Ma a Sondrio - gente sana, gente di montagna - non è che faccia scandalo. Eppoi di famiglie divise dalla politica, di Berlinguer versus Cossiga, ne hanno tante: come Marco e Giulio Tam, altri fratelli che si amano alla follia, ma che sull’ideologia proprio non si ritrovano: il primo è consigliere regionale dei Ds, l’altro dice messa in onore dei caduti della Rsi al cimitero Musocco di Milano. Il dottor Pierluigi Tremonti non è quindi un’eccezione. E, fedele alle abitudini locali, non ama parlare del fratello. Forse teme di essere strumentalizzato. «Un giorno dirò tutto», promette. Eppure, quando gli si dà il là, non si tira certo indietro. Giulio Tremonti a Roma vuole ridurre le tasse, e lui da Sondrio lo corregge: « una copia della logica reaganiana, un disastro. Se fa risparmiare 50 euro a me o a lei, non cambia un cazzo. Intanto si registra un macello completo del sociale: si tagliano i servizi, si introducono nuove tasse comunali e i ticket». Giulio Tremonti da Roma vuole far ripartire l’economia con un bel piano di opere pubbliche e lui da Sondrio ricorda «quando venne da noi, insieme con Lunardi, per annunciare il traforo dello Stelvio. Quando gli hanno chiesto dove avrebbe preso i soldi, rispose che solo uno stronzo poteva fare una domanda simile. Ma questi cosa vanno in giro a promettere? Il ponte sullo Stretto?». Ma se a Roma Giulio Tremonti rischia di essere fatto fuori dagli alleati, a Sondrio qualcuno si intenerisce: «Al di fuori che lì c’è mio fratello, perché mi creda non mi importa, chiunque si mette su quella poltrona, finisce per stare agli ordini di qualcuno». Ma appena si accorge di essere stato troppo benevolo, aggiunge: «Sì, c’è troppo potere nella mani di quel ministero, chi lo guida finisce per diventare arrogante. E lo stesso vale per Giulio». Una strana destra sociale Fatti i conti con il fratello, eccolo prendersela con il fronte dei «retici» (da Alpi Retiche, ndr). «Sì, quella frangia demenziale e destroide di ex democristiani che fa capo a quell’ex dc, quell’ex sottosegretario Eugenio Tarabini. Il quale, quando stava a Roma faceva il ministeriale e ora, invecchiato, sta qui a Sondrio con le sue idee autonomiste». Pierluigi Tremonti vorrebbe, invece, «una destra sociale, che però non ha nulla a che fare con quella di Alemanno». E a voler essere pignoli, è forse questo l’anello di congiunzione con alcune posizioni keynesiane o colbertiane del fratello Giulio. «No guardi, lui guarda solo ai cazzi suoi. Se lo paghi il doppio, ti passa pure nel partito delle lesbiche». Francesco Pacifico