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 2004  giugno 23 Mercoledì calendario

«Meglio di Pelè forse Gesù. E, qualche volta, Dio», la Repubblica, 23/06/2004 Solo in Brasile ci poteva essere un ladro di gol

«Meglio di Pelè forse Gesù. E, qualche volta, Dio», la Repubblica, 23/06/2004 Solo in Brasile ci poteva essere un ladro di gol. Solo qui potevano rubare una rete. Capirne la preziosità, ammirarne la ricchezza. Come fosse un gioiello da portar via dalla cassaforte. E lo era. Il gol più bello di Pelè tra i suoi 1.282. Quello più straordinario. Segnato a marzo del 1961, nel torneo Rio-San Paolo, il Santos vinceva 1-0 contro il Fluminese quando al 41’ Pelè scatta, si fa tutto il campo, e scarta sette avversari. Zigzaga tra Valdo e Edmilson, lascia indietro Clovis, Altair e Pinheiro, si libera di Jair Marinho, si beve Castilho. [... ] La palla alta scavalca il portiere, ricade, lui la ferma, per un attimo, sembra stare lì da sempre, sul collo del suo piede, poi la lascia andare clemente in fondo alla rete. Ha fatto tutto da solo. Verrà chiamato il gol della placa. Perché il giorno dopo nello stadio mettono una targa: «In questo campo il 5 marzo ’61 Pelè segnò il gol più bonito del Maracanà». Quella rete venne filmata da due tv e da tre telegiornali, ma non esiste più. Se la sono fregata e l’hanno sostituita con un’altra azione. [...] Se n’è accorto un produttore e regista cinematografico, Anibal Massaini Neto, 58 anni, uno che ha inseguito Pelè per tutta la vita. I suoi gol, dribbling, finezze, acrobazie. C’è chi colleziona orologi, francobolli, diamanti. Neto ha messo da parte le immagini. S’è affidato ai Lumiere. I ricordi sbiadiscono. I racconti si fanno pieni di particolari, la storia si modifica, l’azione diventa lunghissima, incredibile, si trasforma, perde. Il tempo farà anche guarire dai dolori, ma cancella le gioie. Che fare? Massaini ne ha fatto una storia vera. Ha fermato per sempre O’ Rei in un film di due ore: Pelè eterno. Una lunga ricerca: ritrovare tutto il repertorio autentico calcistico di Pelè, dopo che ”L’Equipe” nell’80 lo aveva definito il numero uno del secolo. Massaini dall’82 al ’99 ha girato tutte le tv del mondo alla ricerca dei gol che gli mancavano, circa 450. andato in Sudamerica, Argentina, Cile, Perù, Portogallo, Svezia, Germania, Italia. L’unico paese dove non ha trovato niente è stata la Spagna: «Il problema è stato dare omogeneità ai materiali, alla pellicola, al 16 mm e a altro, molta materiale era rovinato, il colore in Brasile è arrivato nel ’71. Così ho restaurato frame per frame, trasferito tutto sul digitale». E c’è stato il problema del gol delle rua Javari, nello stadio conte Rodolfo Crispi di San Paolo. il 2 agosto ’59. Pelè gioca con il Santos contro la Juventus. «Scimmia, scimmia», gli grida la torcida avversaria. Lui si arrabbia. Parte dalla destra e con un pallonetto dopo l’altro scarta 5 difensori e segna di testa davanti al portiere che gli viene incontro. C’erano 10 mila persone allo stadio quel giorno, ma nessuna telecamera. Massaini dice che ora ci sono 60 mila tifosi che dicono d’aver visto quel gol e 7 difensori della Juve che giurano di essere stati il primo avversario scartato da Pelè. Massaini ha chiamato quei difensori, li ha rimessi in campo, ha rifatto giocare a Pelè quell’azione, mettendogli dei sensori addosso e ha filmato, reintegrando come originale la scena nel film. La stessa cosa l’ha fatta per il gol rubato. Con un giovane calciatore nella parte di Pelè. Nel film-documentario c’è il mito, ma anche molte curiosità: l’unica volta in cui Pelè giocò con la maglia del Vasco, a Rio nel ’57 e segnò 6 gol in 3 partite; la tournèe del Santos nel ’69 in Colombia quando Pelè fu espulso, ma lo stadio s’infuriò, perché aveva pagato per vederlo, e allora in una mischia i giocatori spinsero l’arbitro nella porta e gli fecero gli occhi neri. Lo pestarono così tanto, che l’arbitro fu sostituito e Pelè rientrò tra gli applausi. C’è la partita Santos-Botafogo con Garrincha da una parte e Pelè dall’altra. C’è l’ex ct dell’Argentina Menotti che dice: «Meglio di Pelè forse Gesù, e qualche volta Dio». C’è quella volta in cui il Santos andò a giocare in Africa e c’era la guerra tra Zaire e Congo e per far disputare la partita i due paesi fecero la pace, ma Pelè dovette giocare un incontro a Kinshasa e uno a Brazaville. E un capo-tribù gli regalò una moglie, «prendila», che però a lui non piaceva. C’è Pelè che nel ’59-60 batte l’Inter 7-1 in Spagna, c’è lui che si cambia in aereo perché a giugno il Santos si esibiva in Europa e non c’era mai tempo da perdere. Il Santos con Pelè valeva 30 mila dollari, senza 15 mila. Pelè ad un certo punto ottenne metà della borsa. E divenne ricco. Ci sono le pubblicità (una per il Viagra) che Pelè ha girato, i problemi legali con le figlie Sandra Regina e Flavia. C’è che quando lasciò il Santos aveva l’offerta per giocare in Italia alla Juve, la sua situazione finanziaria era brutta perché il suo manager gli aveva rubato tutto, ma trovò la fortuna in America coi Cosmos e la Warner Bros. Massaini spiega di aver voluto fare un documentario per nonni e bambini, per la gente che ama il futebol d’autore, «contro chi pensa che esiste solo il calcio di adesso». Lui è il primo fan di Pelè. «Maradona aveva solo il sinistro, Pelè tutto. Fu suo padre, che segnò 5 gol di testa in una sola partita, ad insistere perché il figlio calciasse anche di sinistro. Pelè ha sempre dimostrato una determinazione eccezionale. Era il primo ad arrivare all’allenamento e l’ultimo ad uscire dal campo. Provava punizioni, rigori, cross. Ha sempre detto: se Dio mi ha regalato queste qualità e io le alleno, nessuno potrà togliermele». Nel documentario ci sono 200 interviste, ma c’è soprattutto la sensazione che non ci sarà più un calcio così. Quando con la maglia numero 10 in Brasile giocavano Jairzinho nel Botafogo, Pelè nel Santos, Gerson nel San Paolo, Tostao nel Cruzeiro, Rivelino nel Corinthias. La prima del film è stata l’altro ieri. Quando le luci si sono riaccese, Pelè stava piangendo. «Questo non è pallone, ma è vita», ha singhiozzato. Non gli importava del gol rubato. Lui lo sa che ruba anche la memoria. E che i veri replay sono i gol che si continuano a sognare. [...] Emanuela Audisio