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 2004  giugno 19 Sabato calendario

Un 2-2 tra Danimarca e Svezia sarebbe uno sputo in faccia. Domani a Guimaraes, ore 20.45, l’Italia affronta la Bulgaria

Un 2-2 tra Danimarca e Svezia sarebbe uno sputo in faccia. Domani a Guimaraes, ore 20.45, l’Italia affronta la Bulgaria. Per gli azzurri è il terzo incontro ai campionati europei di calcio dopo quelli pareggiati con Danimarca (0-0) e Svezia (1-1), che si affronteranno in contemporanea a Porto: per passare il turno ed accedere ai quarti di finale è indispensabile un vittoria, impresa che non dovrebbe essere troppo difficile (i balcanici hanno finora perso entrambi gli incontri disputati incassando sette gol senza segnarne alcuno). [1] C’è però un problema: se le due squadre scandinave pareggiassero segnando almeno due gol per parte (2-2, 3-3 ecc.), gli uomini di Trapattoni sarebbero eliminati a prescindere dalle dimensioni di un’eventuale vittoria nell’ultimo match (fosse anche per 100 a 0). quella che chiamano ”classifica avulsa”: usata quando due o più squadre arrivano a pari punti, considera punti e differenza reti solo negli scontri diretti. Se Svezia-Danimarca finisce 1-1 dobbiamo battere i bulgari con almeno due gol di scarto, nel qual caso entra in gioco una cosa chiamata ”coefficiente europeo”, e lì siamo messi meglio dei danesi. [1] Ogni ora che passa aumentano quelli che temono una combine. Giorgio Tosatti: «Per restare in Portogallo, gli azzurri debbono augurarsi che Svezia e Danimarca siano oneste fino al masochismo, anziché organizzare un pareggio con un paio di gol a testa. Il che le qualificherebbe entrambe, rendendo inutile la nostra probabilissima vittoria sulla Bulgaria, cenerentola del girone. Sono troppo sospettoso? Dubito del ben noto fair-play nordico? Può darsi, ma la carne è debole sotto qualunque latitudine». [2] Tra gli azzurri c’è preoccupazione. Cannavaro: «Speriamo che quella tra Svezia e Danimarca sia una partita vera. Se si accordassero non sarebbe giusto, ma hanno già fatto squalificare Totti e parlano di fair play...». Gigi Riva, infuriato coi danesi: «Sono stato chiaro. Mi vergogno per loro e non bisogna farsi illusioni. Con il 2 a 2 passano loro due e magari fanno festa negli spogliatoi». [3] Nelle prime 14 partite dell’Europeo (fino a Italia-Svezia) c’è stato un solo 2-2 (Francia-Croazia), nessun 3-3 ecc. Buffon: «Tutto può succedere. Fare 1-1 è possibile, molto più difficile un 2-2. L’opinione pubblica sarà attenta a cosa succederà e la gente merita rispetto. Finisse così bisognerebbe mandare in campo le Teste di cuoio. Un risultato simile si può combinare solo a tavolino». Vieri: «Mi aspetto una partita leale, ci mancherebbe. Devono giocarsela. E poi la Uefa dovrà stare sveglia. Dovrà guardare. Non credo che possa succedere che due nazionali si possano mettere d’accordo per fare 4 gol. Per mentalità Svezia e Danimarca se lo giocano sempre alla morte». Gattuso: «Loro che ci danno sempre lezioni di fair-play voglio proprio vedere come si comportano». Nesta: «Mi auguro che Svezia e Danimarca non siano nazioni troppo amiche...». Pirlo: «Se finisse 2-2 sarebbe da ufficio indagini». [4] Tra gli ottimisti spicca Franco Carraro, presidente della Figc: «Svezia e Danimarca sono due squadre serie. Sono sicuro che si affronteranno lealmente, come nella loro tradizione. Su questo argomento non ho altro da aggiungere, se non ribadire il fatto che ci troviamo di fronte a due formazioni serie e leali». [3] Zlatan Ibrahimovic, autore del gol del pareggio svedese contro gli azzurri: «State tranquilli: noi la gara contro la Danimarca ce la giocheremo fino alla fine e lealmente. Non inseguiremo il 2-2 ma cercheremo solo di vincere. nel nostro dna, del resto». [5] Un inquietante e recente precedente non induce all’ottimismo. Matteo Dalla Vite: «Gli svedesi, per quanto nordici e dunque poco usi a talune camarille tipiche di altre latitudini, pochi mesi fa si trovarono in una situazione per certi versi affine a quella attuale. Nell’ultima giornata delle qualificazioni all’Europeo in corso, la Svezia, capolista del gruppo 4, promossa con un turno di anticipo in virtù di cinque vittorie e due pareggi, ospitava la Lettonia, mentre l’altra sfida era Ungheria-Polonia. Se la Svezia avesse battuto la Lettonia, come tutto lasciava presagire visto il cammino dei gialloblù scandinavi, la vincente di Ungheria-Polonia avrebbe conquistato il secondo posto e perciò avrebbe acquisito il diritto di giocarsi la chance dei playoff tra le seconde di ogni girone». [6] In effetti la Polonia vinse in Ungheria. Dalla Vite: «Ma contemporaneamente la Lettonia ottenne un clamoroso successo (0-1 in Svezia), con gol di Verpakovskis. Naturalmente i polacchi non la presero bene e accusarono gli svedesi di aver fatto un favore alla Lettonia». [6] I pareggi sono le partite più facili da truccare. Lamberto Boranga, portiere che negli anni Sessanta e Settanta giocò in serie A con Fiorentina, Brescia e Cesena, racconta che «se una partita deve finire in parità perché per entrambe le squadre è meglio così, allora in campo i giocatori s’intendono con lo sguardo». [7] 11 maggio 1975, Cesena-Sampdoria 1-1. Boranga: «A entrambi serviva un punto. Prima di entrare in campo ci guardammo in faccia e ci dicemmo: ”Che vogliamo fare?” [...] I pareggi si accordavano dal punto vista istintivo o, per meglio dire, intuitivo». Certo, i pareggi più facili da aggiustare sono gli 0-0, gli 1-1 vengono ancora abbastanza bene, per i 2-2 ci vuol del talento. [7] La «solidarietà» nordica può costarci cara. Subito dopo il vittorioso 2-0 sulla Bulgaria (e prima di sapere il risultato di Italia-Svezia) hanno chiesto all’allenatore danese Morten Olsen se fosse possibile un gentlemen agreement con la Svezia. Quando quello ha risposto «Of course» (certamente) i giornalisti italiani sono sbiancati. Poi, dopo una pausa da consumato attore, ha aggiunto: «Sto scherzando, certamente no». [8] Martin Jorgensen, che gioca in Italia con l’Udinese, ha mostrato invece qualche dubbio: «Se a tutti servisse il pari perché rischiare? Però in questo caso ce la dobbiamo giocare. Il pareggio tra azzurri e Svezia è il risultato peggiore per noi: bastava che qualcuno avesse vinto e a noi era sufficiente un punto. Ora siamo costretti a vincere per essere certi di passare ai quarti di finale». Come abbiamo spiegato, non è proprio così. [8] Truccare una partita in mondovisione è pericoloso. quanto ripetono in questi giorni gli ottimisti di tutta Italia per farsi coraggio. La storia lascia dei dubbi. Tra i casi da manuale, Germania Ovest-Austria del 25 giugno 1982, stadio El Molinon di Gijon. I tedeschi avevano clamorosamente perso 2-1 il match d’apertura con l’Algeria, battuta poi per 2-0 dall’Austria. Gli africani, il giorno prima a Oviedo, avevano vinto 3-2 col Cile. A quei tempi non valeva la differenza reti ”avulsa” ma quella totale, i tedeschi non avevano altra scelta che vincere, agli austriaci bastava perdere con meno di tre gol di scarto. [9] Finì 1-0, in modo abbastanza sospetto. Chris Freddi: «Scandaloso, dissero - ma non c’è nessuna prova che le due squadre si accordarono in anticipo sul risultato. Moralismi a parte (come sempre), perché l’Austria avrebbe dovuto rischiare di farsi infilare da una squadra forte come la Germania Ovest? La verità sembra essere che i tedeschi avevano bisogno della vittoria, segnarono alla svelta (un goffo colpo di testa di Hrubesch su cross di Littbarski), quindi l’Austria non volle rischiare la sconfitta con tre gol di scarto che l’avrebbe eliminata. Nonostante ciò, fu molto dura per gli algerini, i cui tifosi sventolarono banconote da dietro le recinzioni, infuriati fino alle lacrime». [9] Anche l’Italia ha i suoi precedenti. Roberto Condio: «Spagna ’82 sollevò lunghe ombre anche sull’Italia campione e in particolare sull’1-1 con il Camerun che consentì alla contestatissima truppa di Bearzot di andare alla seconda fase senza gloria. Il caso scoppiò dopo un viaggio a Yaoundé, capitale del Camerun, dei giornalisti Oliviero Beha di ”Repubblica” e Stefano Chiodi di ”Epoca”, tornati con la convinzione, suffragata da testimonianze, che quel pareggio era stato concordato». [10] Beha e Chiodi, siamo nell’estate del 1984, lavorano all’inchiesta per quattro mesi. Carlo Caliceti: «I servizi dovrebbero uscire contemporaneamente su ”Repubblica” e su ”Epoca” il 5 ottobre. Non solo: l’inchiesta partorirà anche un documentario televisivo (da vendere alla Rai) e un libro (da pubblicare presso Feltrinelli)». [11]  Eugenio Scalfari, direttore di ”Repubblica” a complicare i piani degli autori. Letto il servizio di Beha, decide di non pubblicarlo, ritenendo probabilmente labili le prove accumulate a dimostrazione della presunta combine. Sarà ”L’espresso” a pubblicare l’inchiesta. [11] ’Epoca” non gradisce il dirottamento su un giornale concorrente. Il direttore Carlo Gregoretti decide di anticipare i tempi comunicando a un’agenzia di stampa i contenuti del servizio. Caliceti: «Così, quando il lavoro vede finalmente la luce, le sue conclusioni sono già state smentite da tutti gli interessati. Il faccendiere Moscatelli sostiene di non aver mai affermato che furono offerti 30 milioni a testa a cinque giocatori del Camerun. E anche quel tale Koutou, agente dei servizi segreti camerunensi che avrebbe ammesso di aver ottenuto la confessione dei giocatori, ora si rimangia tutto». [11] All’epoca, la stampa italiana si schierò in massa al fianco degli azzurri. Scrisse Adalberto Bortolotti sul ”Guerin Sportivo”: «Siamo campioni del mondo di calcio e di autolesionismo, questa volta abbiamo oltrepassato i limiti». Inutile la difesa di Beha: «Il motivo autentico è voler chiudere gli occhi per partito preso, per paura della verità». Caliceti: «Prima la Rai poi Retequattro rifiutano il documentario televisivo. E i ritagli di ”Epoca” ed ”Espresso” ingialliscono in fretta. L’ardua sentenza, una volta tanto, non è stata delegata ai posteri». [11] Al mondiale del 1974 gli azzurri vollero fare gli onesti. E tornarono a casa, eliminati al primo turno nel torneo disputato in Germania. Caliceti: «Nell’ultimo match del gironcino basterà un pareggio contro la Polonia, già qualificata. In attesa di nuove polemiche, una serata in compagnia non può che allentare la tensione. quel che pensa anche Mario Pennacchia, inviato del ”Giorno”. Sta portando alle labbra l’agognato boccale, quando viene raggiunto da un vecchio amico». [11]  l’unico giornalista polacco al seguito della sua nazionale, in pratica un accompagnatore. Caliceti: «Parla un italiano faticoso, ma comprensibilissimo. E, mettendo in fila le parole con la massima attenzione, fa all’esterrefatto Pennacchia questo discorsino: ”Caro Mario, noi siamo praticamente qualificati, ma vorremmo arrivare primi per restare a Stoccarda. Voi - mi sembra - non ve la state passando benissimo: con un pari passereste comunque al secondo turno. E allora che bisogno c’è di farsi del male? Parla coi dirigenti della tua Federazione. Se sono d’accordo, dovranno semplicemente lasciare fuori Chinaglia e Anastasi. Sarà un segnale: noi rinunceremo a Szarmach e insomma festeggeremo da vecchi amici un bel pari». [11] Pennacchia corre da Gianni Brera, capo della redazione sportiva del ”Giorno”: «Brera mi autorizzò a riferire a Franchi il messaggio di combine di cui ero stato fatto ambasciatore, ma mi ingiunse di non scrivere una riga di quella storia. L’avremmo invece riferita per filo e per segno se fossimo stati eliminati. Chiamai al telefono il presidente Franchi e descrissi personaggi, circostanze e discorso. Franchi non disse una parola. Prese atto, ringraziò e col solito garbo salutò». [11] Tre giorni dopo a Stoccarda va in scena il match dello scandalo. Caliceti: «Che invece non scandalizza nessuno: dal sottopassaggio sbucano Chinaglia e Anastasi, segno evidente che Franchi, salito da appena un anno al soglio della presidenza Uefa, delle affettuose profferte polacche se ne infischia. I nostri avversari non gradiscono: il bomber Szarmach è regolarmente in campo e, come i compagni, gioca alla morte. All’intervallo gli azzuri sono sotto di due e in tribuna stampa l’amico polacco si sbraccia, paonazzo, verso Pennacchia: ”Bravi! Avete voluto fare i furbi? E ora tornatevene a casa”». [11] Negli spogliatoi, intanto, si rimugina sul gran rifiuto. Caliceti: «Ideona: perché non mandare Sandro Mazzola, il più autorevole tra i senatori, a sentire se quella certa proposta è ancora valida? In caso contrario sarebbe disponibile anche qualche dollarone per indorare la pillola. Mazzola però è deciso: ”Io queste cose non le faccio”. Il match finirà 2-1 per i polacchi. L’Italia tornerà a casa, impacchettando polemiche e malintesi, e nemmeno una successiva inchiesta aperta dalla Fifa dopo le accuse del ct polacco Gorskj accerterà alcun illecito. Così, umiliati e irrisi, gli azzurri conservano l’onore. Per scelta o per necessità». La speranza è che, martedì a Porto, una tra Danimarca e Svezia faccia la stessa fine. [11]