Mario Porqueddu Corriere della Sera, 04/06/2004, 4 giugno 2004
Alessandra Brena, otto anni, pilota di kart, si crede un fenomeno e rilascia autografi ai colleghi di F1, Corriere della Sera, 04/06/2004 La fortuna di Schumi è che quando Alessandra arriverà in Formula 1 si sarà già ritirato
Alessandra Brena, otto anni, pilota di kart, si crede un fenomeno e rilascia autografi ai colleghi di F1, Corriere della Sera, 04/06/2004 La fortuna di Schumi è che quando Alessandra arriverà in Formula 1 si sarà già ritirato. Lei ha 8 anni. «Mamma voglio la merenda». La mamma arriva con una schiacciatina. «Ma no, quella è troppo grossa: sto facendo un’intervista...». Porta la maglietta rossa del Ferrari Club Caprino bergamasco. La tessera, intestata ad Alessandra ”Tigre” Brena, dice: socio ordinario, pilota. La mamma e il babbo indossano le polo nere del Lecco Karting, la scuderia per la quale corre la biondina che adesso abbraccia Bijoux, il suo coniglietto. Alla fine Alessandra prende un pezzo di pandoro e dice: «Mi piace la velocità. Non ho paura». Racconta che domenica scorsa, provando su un circuito dove gareggerà alla fine della settimana, ha guidato un kart di categoria superiore alla sua volando a 120 all’ora. «Ha girato mezzo secondo sotto la pole», aggiunge il padre raggiante. La storia comincia nel 2000. Una bambina di 5 anni che fa i capricci: «Voglio andare sul kart». E due genitori che la portano al circuito di Curno, vicino a Bergamo, e la fanno provare. Il primo giro lo fa in oltre 4 minuti (ora ci mette 47 secondi), con l’addetto alla pista che cammina dietro il kart e lo tiene al guinzaglio per poterlo fermare se la bimba sbaglia. Dopo un po’ lei dice: «Smollatemi l’acceleratore». Per errore lo smollano del tutto. Lei schiaccia e i suoi genitori la vedono che parte come un razzo: «Fa le prime due curve in controsterzo, poi c’è il tornante: perde il controllo, sbatte, si spaventa, piange. Il responsabile del circuito le dice: riprova subito o non avrai più il coraggio di andarci. Lei si rifiuta, ha paura». La mattina dopo si sveglia e chiede: «Oggi mi riportate sul kart?». A fine agosto Alessandra Brena, la ”tigre”, correrà per il titolo italiano nella categoria 50 baby sul circuito di Sarno, in Campania. Domenica, per il campionato lombardo, gareggerà a Castelletto di Branduzzo (Pavia), la pista che ha provato ai 120 all’ora. L’altro ieri è stata a Monza, dove piloti e collaudatori delle Formula 1 erano impegnati nei test. La scolara di terza elementare ha pensato bene di fare l’autografo a Coulthard. «A David da Alessandra» ha scritto su una cartolina con tre immagini: lei in primo piano mentre infila il casco, lei al volante del suo kart numero 8 motore Comer, il muso di una tigre. Coulthard deve averla presa sul serio, infatti ha ricambiato: «Ad Alessandra, buona fortuna. David Coulthard. McLaren 2004». Cose tra piloti. Anche se Alessandra, per ora, se la deve vedere con Fabio Cavallaro, milanese, campione d’Italia baby 50 in carica, pochi mesi più grande di lei. «Fabio guida bene ma è cattivo». Perché? «Fa scorrettezze». E tu? «Anche io faccio scorrettezze». E ride. «Almeno è sincera», commenta la madre. Alessandra ammira i piloti. Diciamo che sono i suoi idoli. Solo che lei si sente un fenomeno e così fuori dai box di Monza ha regalato il suo cappellino a Luca Badoer, il collaudatore Ferrari. In cambio ha avuto quello di lui. La bimba, in realtà, era lì con un piano preciso: fare l’autografo a Michael Schumacher. Ma il suo mito non c’era. «E quel sogno di incontrarlo - dice - sta ancora vagando per la mia testa». Nella sua cameretta ci sono tre caschi da corsa tanto grossi che lei fatica a tenerli in mano. Quello che usa in gara ha i suoi colori giallo e blu, e la tigre disegnata dietro. Davanti, l’indirizzo del sito Internet: alessandrabrena.it. «Ma ora è cambiato - spiega - punto com». Gadget, bandiere, zainetti e gagliardetti della Ferrari dappertutto. In alto il poster di Schumi. Sulla mensola, accanto ai cartoni animati Disney, i video dei campionati mondiali di Kart 2002. Sul letto tre bambole. Ci giochi? «No. Però ci dormo». E abbraccia Stella, una grossa bambola un po’ spelacchiata. Sul tappeto sono disegnate le caselle numerate per giocare a ”mondo”. Alessandra saltella fino alla scrivania. Lì sopra è appesa una foto presa dall’alto del circuito di Sarno. L’ha voluta lei, per memorizzare il tracciato del campionato italiano. Più in là, una minipanca e dei minimanubri: fa un po’ di palestra perché la guida è faticosa. Chiama gli avversari «i bambini» e dice: «Giochiamo assieme, tra una sessione e l’altra». Annuncia con la serietà assoluta di cui i bimbi sono capaci: «Voglio correre in Formula 1». Il 2 giugno a Monza ha incontrato Felipe Massa (Sauber) e il collaudatore della Bar, Anthony Davidson. E a loro, che deve ritenere più o meno dei colleghi, ha chiesto qual è l’età per guidare a quel livello. «Diciassette anni» e le si illuminano gli occhi. Li guardi i Gran premi in tv? «Non posso, ho le gare». Corre quasi tutti i fine settimana. Gare vere: a Cremona ha vinto per un decimo di secondo. Con scontri veri: «David Visioli si è rotto il polso da poco», ricorda Alessandra. Nel suo racconto dell’incidente c’è qualcosa del miglior Poltronieri: «Davanti c’era un doppiato, David gli stava dietro, attaccato. Il bambino si è girato (il doppiato ha fatto testacoda, ndr) e lui gli è andato sotto». Eric Tiozzo, l’uomo che le prepara il motore, dice che è lei a dare le indicazioni per la messa a punto a seconda delle sensazioni in pista. una vincente. L’anno scorso è arrivata prima nella Coppa delle Coppe, ora è terza nel campionato lombardo, con tre successi. Il padre Stefano, rappresentante di materassi ed elettrostimolatori, e la madre Anna, casalinga, le fanno da team: magazzinieri, meccanici, tutto. «Con le maestre a scuola ho un patto. Se non mi impegno non mi lasciano andare a correre saltando le lezioni del sabato». Ha un’amica del cuore, Valentina. «Ma non si intende di kart, le piace solo se porto le coppe». E un fidanzato, Kevin, 12 anni, pilota anche lui. In classe i maschi la guardano storto. Dicono che se andassero anche loro sui kart la batterebbero. Ti batterebbero? «No». Mario Porqueddu [Domenica 6 giugno Alessandra ha corso arrivando settima: s’è messa a piangere, ndr]