Candida Morvillo Vanity Fair, 03/05/2004, 3 maggio 2004
La paraculata omoaffettiva del Paone, Vanity Fair, 03/05/2004 pesante questa campagna elettorale, dottor Cecchi Paone? «Le circoscrizioni per le Europee sono enormi
La paraculata omoaffettiva del Paone, Vanity Fair, 03/05/2004 pesante questa campagna elettorale, dottor Cecchi Paone? «Le circoscrizioni per le Europee sono enormi. La mia comprende Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia. Faccia lei». Essere un volto tv aiuta in questi casi. «Sì, ma devi farti vedere in carne e ossa. Vado nelle librerie, nelle piazze, nelle discoteche. E i compagni di partito non mi aiutano granché. Sa com’è: in politica c’è la tendenza a perpetuare la casta e io sono nuovo». Alessandro Cecchi Paone, 42 anni, romano, conduttore di ”Macchina del tempo” tv e direttore editoriale dell’omonimo mensile, scrittore, professore universitario di Teoria e tecnica del documentario, è inaspettatamente candidato per Forza Italia dopo anni di battaglie combattute, da esterno, accanto ai radicali. Berlusconi lo ha voluto «per parlare di futuro e tecnologia in Europa, per raggiungere i giovani e l’elettorato colto». Lui, però, spiega che gli preme soprattutto «essere espressione e punto di riferimento delle realtà omosessuali». Ambizione non propriamente da centrodestra. Gli fa orrore la legge sulla fecondazione assistita. Soprattutto, vuole difendere i diritti dei gay e in questa intervista spiega perché. «Molti considerano l’omosessualità malattia o perversione. Invece è una delle tante espressioni della sessualità umana e come tale va tutelata anche dal punto di vista giuridico, a cominciare dalle unioni di fatto. C’è chi diventa omosessuale a un certo punto della vita, chi ha una sola esperienza, chi oscilla tra scelte sempre diverse». La sua esperienza diretta qual è? «Ho la sindrome di Alessandro Magno. Che era un uomo virile, un guerriero forte che ha amato molte donne e ha avuto una grande passione per sua moglie Rossane. Però, in certi momenti, la guerra soprattutto, il viaggio, le grandi tenzoni, aveva bisogno di avere attorno a sé, più che Rossane, gli amici di infanzia, quelli che diventeranno i suoi generali. In particolare Efestione. Con loro viveva una dimensione affettiva tutta maschile». Una dimensione che contempla anche la sessualità? «Che può contemplarla o no. Ma prevede sempre rapporti fortissimi, sentimenti fortissimi, fortissime presenze». E lei vive anche di queste presenze? «Ne ho sentito il bisogno e per fortuna ho avuto i miei Efestioni. Sono presenze che includono momenti di intimità fisica, anche di gioco e di pacche sulle spalle, e la necessità di condividere quasi tutto della giornata. Credo che accada pure alle donne: voler stare insieme, dor-mire nella stessa stanza per parlarsi fino a notte fonda, dormire abbracciati. Succede a molte più persone di quanto si creda. Però si fanno spaventare dalle etichette. Si dicono: ”Allora sono finocchio!”. Anch’io ho avuto paura, come sempre quando si tenta di costringermi in un recinto di qualunque genere. Ma questa intimità non necessariamente è stata vissuta in termini concreti. L’intimità fisica, per fortuna, ha tante sfumature». Di solito quella che chiama ”sindrome di Alessandro” viene definita bisessualità. «Non sarò mai disponibile ad accettare le connotazioni di genere. Secondo me, non esiste l’omosessuale, ma la persona umana che nel corso della vita conosce mutamenti psicologici, affettivi, emotivi. Preferisco il concetto di omoaffettività a quello di omosessualità. più corretto e interpreta bene la sindrome di Alessandro». Lei se la sente di definirsi omoaffettivo? «Certo. Sono ”anche” omoaffettivo». Se avesse avuto rapporti omosessuali lo direbbe? «Non avrei problemi qualora avessi una convivenza, una coppia con una sua progettualità. In quel caso, sicuramente mi presenterei in pubblico col mio compagno e con lui spererei di restare tutta la vita». Che cos’è? Un outing preventivo? «Mi sembra di aver ammesso tutto, in fondo. Io, che conosco l’omoaffettività, in battaglia sento il bisogno di avere il mio compagno d’armi come Achille con Patroclo. una cosa raccontata bene in un bellissimo grafico del celebre rapporto Kinsey sulla sessualità». Lo disegni. «C’è una linea retta. Agli estremi ci sono l’eterosessualità e l’omosessualità. In mezzo, uno spazio che si può percorrere come si vuole e che definisco ”il pendolarismo dell’affettività e della sessualità”. Al centro, c’è la bisessualità. Certi individui nascono a un estremo e restano più o meno in quella zona tutta la vita. Altri fanno un gran viavai». Lei da dove è partito e dove è approdato? «Sono rimasto fermo sull’eterosessualità per un po’, poi, forse dai 35 anni, sono andato su e giù nello spazio che sta tra eterosessualità e bisessualità. Ho avuto grandissimi amori con donne che mi hanno migliorato la vita. Uno è stato con la mia ex moglie Cristina. Il mio ultimo libro Solo per amore, su famiglia, sessualità e procreazione, è dedicato a lei perché ci siamo amati, siamo stati complici, siamo stati alleati. Se dovessi trovare un altro rapporto che mi dà questa intensità, non avrei problemi a presentarmi a cena o alla prima della Scala con un uomo». La sua ex moglie come ha vissuto questa omoaffettività? «Cristina è una spagnola di famiglia anarchica e libertaria. Davanti al mio bisogno di avere a volte lei a casa, come Rossane, e uno o più generali in battaglia, ha sofferto solo per l’inevitabile senso di esclusione». Perché racconta queste cose di sé proprio adesso? «Perché come tanti maschi mi sono sentito molto condizionato e ora ho imparato a ragionare con la pancia. Ho integrato la mia parte femminile. C’è da aggiungere che ho avuto un’altra sindrome: quella dell’énfant prodige. A 15 anni conducevo il Tg dei ragazzi in Rai, ho un curriculum immenso. Ho sempre lavorato e studiato, studiato e lavorato. Nell’adolescenza ho avuto pochi amici e giocato poco. Non escludo che l’omoaffettività abbia a che fare con il recupero di questa dimensione ludica». innamorato adesso? «Purtroppo no. Sono molto incazzato». Già, è nella fase della pugna elettorale. «Sono incazzato perché per stare bene ho bisogno di un amore. E adesso che sto investendo in un’avventura nuova, amare mi darebbe energia. Adoro la vita di coppia, mi piace la convivenza, dormire abbracciati, camminare allacciati. Le assicuro che ho talmente bisogno, oggi, di una donna o di un ragazzo, che se lo trovassi me lo porterei subito in campagna elettorale mano nella mano». Candida Morvillo