Francesca Sforza La Stampa, 28/05/2004, 28 maggio 2004
Barbara, donna molto (in)fortunata, La Stampa, 28/05/2004 La prima volta che sfuggì alla morte aveva tre anni, ed era il 1930
Barbara, donna molto (in)fortunata, La Stampa, 28/05/2004 La prima volta che sfuggì alla morte aveva tre anni, ed era il 1930. Da allora è stata una continuazione: ogni volta che a Varsavia capitava un incidente lei, Barbara Rolya, era sempre fra i testimoni oculari, a raccontare ai cronisti i dettagli dell’accaduto. Alla fine qualcuno se ne deve essere accorto e ha cominciato a fare due conti. Risultato: la signora Barbara Rolya, nata a Varsavia il 6 maggio 1927, è scampata alla morte almeno 127 volte. Dopo quella prima caduta dal balcone del quinto piano quando aveva tre anni - conclusasi con un atterraggio sul tendone di un negozio come si vedeva nelle comiche - la signora Rolya è sopravvissuta a quattro incidenti aerei, sette scontri di macchina, dodici capitomboli per le scale, due collisioni fra treni e una serie imprecisata di rapine, esplosioni di caldaie e incidenti domestici. Una delle più clamorose è stata all’Opera di Varsavia, quando nel mezzo dello spettacolo si staccò il lampadario dal soffitto precipitando sul pubblico. Non ci furono vittime, ma Barbara era ovviamente nella rosa dei «miracolosamente illesi», come titolarono le cronache locali. Il massimo che le è capitato è perdere un dente nel secondo dei suoi quattro incidenti aerei, per il resto mai nulla, neanche una feritina o un graffio. Nella sfortuna di vedersi capitare un giorno sì e un giorno no ciò che ad altri capita al massimo una sola volta nella vita - e non sempre lo possono raccontare - la signora Rolya ha avuto la fortuna sia di poterlo raccontare praticamente tutte le volte, sia di «non conservare traumi o cattivi ricordi», come ha dichiarato alla ”Pravda”, che si è interessata al caso dopo averne letto sulla stampa polacca. «Per simili eventi non ci sono spiegazioni scientifiche - osserva il quotidiano russo - e l’unica spiegazione possibile è che la signora Rolya abbia un angelo custode». Volendo azzardare una spiegazione più illuminista verrebbe voglia di fare di Barbara Rolya, cittadina di Varsavia, la metafora della Nuova Europa, sopravvissuta al nazionalsocialismo prima e al comunismo poi, e oggi decisa a lasciarsi i traumi alle spalle per correre insieme agli altri alla conquista di un posto al sole nel difficile mondo del post-capitalismo. Ma poi bisognerebbe affrontare il problema di che cosa capita ai Paesi limitrofi, che come i vicini della signora Rolya, rischiano ogni giorno di venire travolti dagli eventi più imprevedibili, dagli allagamenti ai crolli, dai terremoti ai cataclismi climatici. Per la già affaticata Vecchia Europa potrebbe significare l’inizio di una serie di sciagure. E allora meglio lasciar perdere la metafora e fermarsi al dato della fortuna personale. O al massimo, degli angeli custodi. Francesca Sforza