Cesare Martinetti La Stampa, 21/05/2004, 21 maggio 2004
Il silente Bobò s’è preso Parigi, La Stampa, 21/05/2004 Bobò «non ha frequentato nessuna scuola, non ha mai preso lezioni, eppure
Il silente Bobò s’è preso Parigi, La Stampa, 21/05/2004 Bobò «non ha frequentato nessuna scuola, non ha mai preso lezioni, eppure... S’avanza dal fondo del palcoscenico, viene verso di noi. niente, è tutto. Un istante che dura un’eternità», scrive ”Libération”. E ”Le Monde”: «Ha un modo unico di stare sulla scena e di farsi guardare. una star». Bobò è «la sola persona che può permettersi di salire sul palcoscenico con un mazzo di fiori in mano e restare fino alla fine senza dire o fare nulla». Ma chi è Bobò? Un signore di 67 anni, grassottello, con le gambe a ics e uno sguardo che punge il cuore. Un attore che emette versi incomprensibili e non dice una parola, che si muove in mezzo agli altri continuando a vivere dentro il suo mondo che i medici hanno diagnosticato per sempre «infantile». Bobò è microcefalo e sordomuto. In Italia l’avevano chiuso nel manicomio di Aversa dove ha passato quasi tutta la vita; in Francia lo applaudono come una «star» al teatro del Rond Point sugli Champs-Elysées. Inutile cercare un biglietto. Da due settimane e fino al 30 maggio è tutto esaurito. Bobò è uno degli attori della compagnia di Pippo Delbono, attore, regista, autore e inventore di teatro. nato a Varazze 47 anni fa e ha cominciato quando ne aveva 5 e faceva Gesù Bambino nel teatrino della parrocchia. Ha vissuto on the road sulle strade d’Italia e del mondo, ha studiato teatro in Oriente, nel mitico Odin Teatret in Danimarca, a Wuppertal con Pina Bausch. «residente» nello Stabile di Emilia e Romagna; aprirà la stagione del Teatro di Roma su invito di Giorgio Albertazzi. I suoi spettacoli si chiamano La Rabbia; Barboni; Il silenzio; Gente di plastica; L’Urlo. In Italia, dice Delbono, «sono passati quasi inosservati». Ma da due anni riempiono le sale del mondo, soprattutto francesi. Parigi, luccicante e snob, gli ha offerto per un mese uno dei suoi teatri più belli. E gli intellettuali di destra e di sinistra si sono messi in coda. Delbono è anche lo scopritore di Bobò. Sei anni fa, ad Aversa, dov’era rinchiuso da quasi mezzo secolo, lo hanno colpito i suoi gesti che sono le sue parole. Tra attori bravissimi e rigorosi (Lucia Della Ferrera, Gustavo Giacosa, Pepe Robledo) Bobò è diventato con naturalezza attore di un teatro che Delbono definisce «non sperimentale, ma popolare». Con un ragazzo Down (Gianluca) e un vero barbone (Nelson) che assomiglia a Samuel Beckett ha portato sul palcoscenico «la strada e la vita» perché il teatro, dice Delbono, «dev’essere un luogo di verità: sogni, amore, rabbia, poesia. Gli uomini, così come sono». Cesare Martinetti