Vanity Fair, 29/04/2004; Corriere della Sera, 01/05/2004; Gad Lerner Corriere della Sera, 03/05/2004;, 29 aprile 2004
Polemichette: Forattini disegna, Lerner s’arrabbia, Ostellino bacchetta, Vanity Fair, 29/04/2004 All’indomani della cattura dei poveri quattro ostaggi italiani da parte delle Falangi del profeta Maometto, e prima dell’assassinio di Fabrizio Quattrocchi, il quotidiano ”Libero” diretto da Vittorio Feltri esibiva a caratteri cubitali sulla sua prima pagina un proclama tonitruante: «Abbiamo 800 mila ostaggi
Polemichette: Forattini disegna, Lerner s’arrabbia, Ostellino bacchetta, Vanity Fair, 29/04/2004 All’indomani della cattura dei poveri quattro ostaggi italiani da parte delle Falangi del profeta Maometto, e prima dell’assassinio di Fabrizio Quattrocchi, il quotidiano ”Libero” diretto da Vittorio Feltri esibiva a caratteri cubitali sulla sua prima pagina un proclama tonitruante: «Abbiamo 800 mila ostaggi. Se applicassimo ai musulmani gli stessi criteri che loro applicano a noi dovremmo sequestrare tutti quelli che risiedono in Italia. Ma non lo facciamo perché siamo una civiltà superiore». Testuale. Nell’articolo poi Feltri ci dava dentro contro «beduini» e «cammellieri» (forse per spirito di emulazione nei confronti dell’inimitabile Fallaci). Ma il capolavoro si concentra in quel titolo che fa tutt’uno fra i criminali sequestratori dei nostri connazionali e i musulmani residenti in Italia («se applicassimo ai musulmani gli stessi criteri che loro applicano a noi...»). Vale la pena di soffermarci su tale cortocircuito della logica. Notando anzitutto che Feltri non è il primo a praticarlo in Italia. Il primato spetta infatti a Giorgio Forattini, del quale pure mi ero ripromesso di non commentare mai una vignetta (tanto più adesso che il suo contratto con ”La Stampa” è in scadenza, e lui cerca l’incidente per gridare alla censura, nella speranza che glielo rinnovino). Il 19 marzo scorso Forattini disegnava un Berlusconi affacciato al balcone, intento ad arringare la folla dei pacifisti: «D’accordo, imbecilli, ritireremo i nostri duemila soldati mandati a portare la vita, se loro ritirano i due milioni che ci hanno mandato a portare la morte!». Insomma, Osama Bin Laden (già ritratto due giorni prima nell’atto di sodomizzare Romano Prodi) avrebbe inviato in Italia niente meno che due milioni di musulmani portatori di morte. Terroristi come lui. Complimenti per la bella sintesi. Naturalmente a denunciare queste facezie ci si fa la figura dei vecchi tromboni, epigoni del politically correct ormai fuori moda da quando l’irrazionalità contemporanea si è impadronita dei nostri cervelli. [...] Non c’è niente di peggio, al giorno d’oggi, che fare la figura del bacchettone. Mettendosi per esempio nei panni di un lavoratore extracomunitario di fede islamica automaticamente identificato con gli assassini. Ricoperto di disprezzo e incoraggiato, dunque, a fare il tifo per loro. Del resto, si trova sempre nell’imbecillità altrui un alibi per giustificare la propria, una volta rotta la barriera del buon senso e del rispetto reciproco. Mai come in questa guerra mondiale della comunicazione la licenza verbale di insolentire coincide con la licenza morale di uccidere. Meglio titoli più noiosi e vignette meno hard, ma un po’ di cultura di pace in più. Anche perché è fin troppo facile esibire coraggio fisico al riparo di una comoda scrivania. Gad Lerner Corriere della Sera, 01/05/2004 Scrive Gad Lerner su ”Vanity Fair” a proposito di una vignetta di Forattini: «Il contratto di Forattini con ”La Stampa” è in scadenza e lui cerca l’incidente per gridare alla censura nella speranza che glielo rinnovino». Questo è lo stesso modo di pensare, a cavallo fra la diffamazione e la delazione, di chi, nell’Urss di Stalin, cercava di indurre il regime a epurare un intellettuale scomodo o anche solo, spedendolo nel Gulag, a «liberare» del suo inquilino la camera più spaziosa di un appartamento in coabitazione per prenderne il posto. Nell’Italia di Mussolini, era un modo di manifestare al potere la propria ideologica diligenza. Oggi, lo si può definire puramente e semplicemente una carognata. Lo dico con sincero e profondo rammarico. Gad Lerner è un intellettuale colto e acuto [...] e un collega di successo, sia quando scrive su un giornale sia quando fa il conduttore televisivo. Egli è anche uomo di grandi ambizioni e di forti passioni politiche. Oggi che, più maturo di anni e di esperienze, è apertamente impegnato nell’Ulivo, sta manifestando nei confronti di Romano Prodi la stessa appassionata dedizione che aveva riservato, in età giovanile, alla militanza in Lotta Continua. Ho, perciò, l’impressione che egli finisca spesso per cadere vittima delle sue stesse passioni e delle sue stesse ambizioni, perdendo serenità e autonomia di giudizio. Tanto da aver interpretato inopportunamente, nella circostanza, le intenzioni dell’editore del giornale per il quale ha lavorato (’La Stampa”, che è anche il datore di lavoro di Forattini) e di essersi identificato troppo opportunisticamente con gli interessi del movimento di Romano Prodi (che di Forattini non è propriamente un estimatore). Un’imprudenza strategica, la sua, che Prodi e gli altri uomini del centrosinistra non avrebbero mai commesso. Un peccato di buon gusto, il suo, che ne rivela incontestabilmente i limiti di moralità politica. Provi Gad Lerner a chiedersi perché lo dico. Perché Prodi e gli altri uomini del centrosinistra, quale che sia il giudizio che se ne dà, sono metaforicamente il grande esercito che si appresta a battersi con il centrodestra con le armi proprie della politica, mentre lui, con la sua improvvida sortita, ha rivelato di esserne solo l’intendenza. Che, come è noto, per definizione, segue. Ma che, nella circostanza, non ne ha interpretato certamente le esigenze, fornendogli un’arma impropria nei confronti di un professionista della satira, nel momento stesso in cui l’esercito politico del centrosinistra polemizza col centrodestra che la censura. Prima che un aiuto al centrosinistra, una sciocchezza controproducente. Il ”caso” Lerner- Forattini è, peraltro, emblematico del comportamento che sta tenendo, da tempo, l’intendenza giornalistica e intellettuale al seguito del centrosinistra. Un comportamento caratterizzato dall’aggressività, dall’intolleranza , dalla mancanza di rispetto per le idee altrui, dalla delegittimazione di chi non la pensi allo stesso modo, pur non essendo magari un avversario politico del centrosinistra. In ogni caso, un modo di affermare le ragioni della propria parte politica, a volte neppure espresse in modo razionale, che non esito a definire fascistoide. E che fa torto, producendo, a mio avviso, persino un danno di immagine, agli stessi rappresentanti istituzionali del centrosinistra, prima ancora di essere un’anomalia politica e civile in un Paese che voglia ancora dirsi democratico e liberale. Spiace dirlo. Ma la cosiddetta società civile di centrosinistra si sta rivelando spesso un oggettivo handicap per la credibilità di quella politica come forza di governo. Che è di gran lunga migliore di molti suoi sostenitori. Piero Ostellino Corriere della Sera, 03/05/2004 L’ampia lezione di liberalismo che Piero Ostellino mi dedica sul ”Corriere” dell’1 maggio, solo tre giorni dopo che in un’intervista avevo confessato di trovare banali i suoi articoli, è riuscita finalmente a stupirmi. Nonostante le mie critiche, infatti, ho sempre riconosciuto la libertà intellettuale di Ostellino che qui però prende il volo innalzandosi in licenza poetica. Dunque io critico su ”Vanity Fair” la volgarità di una vignetta di Forattini (per me Ostellino non è volgare, invece Forattini sì). Ci aggiungo un gossip, un pettegolezzo (in quanto tale sempre censurabile) sul suo futuro professionale: suppongo stia cercando l’incidente per politicizzare un eventuale cambio di testata. Apriti cielo. Ostellino ne deriva che sono un epuratore, un nostalgico dei gulag stalinisti, un sicario dell’Ulivo, un avvelenatore del civile confronto democratico. Naturalmente tutto ciò si spiega con le mie origini: dai diciotto ai ventuno anni militai in Lotta continua... (che banalità). Mi spiace interrompere il volo pindarico di Ostellino. Ma non è il caso di mescolare la tragedia alla commedia. Tragedie furono le diffamazioni e le delazioni di intellettuali all’interno dei sistemi totalitari. Commedie, caro Piero, sono i nostri passaggi professionali da direttore a rubrichista (è successo sia a te, sia a me), o da un giornale all’altro com’è successo a Forattini. Non segnala pericoli di epurazione che Forattini sia passato dalla ”Repubblica” alla ”Stampa” un paio di volte; né li segnalerebbe eventualmente un suo passaggio al ”Giornale” (già disegna su ”Panorama”). In ogni caso Forattini – anche se mutasse il quadro politico – continuerebbe a lavorare e guadagnare proprio come me e te. Temo che col ritratto demonizzante che mi cuce addosso, Ostellino contraddica il suo auspicio: un confronto corretto fra interlocutori di opposti schieramenti. Corretto, non edulcorato. Condivido in pieno il suo auspicio. Quando si attribuì a Cesare Previti la minaccia: «Dopo la vittoria, non faremo prigionieri», pensai di consigliare uno slogan opposto all’Ulivo: «Non temete, la nostra vittoria sarà una festa per tutti». Comunque prometto che non accuserò più di banalità le rubriche di Ostellino. Gad Lerner Corriere della Sera, 03/05/2004 Una sola precisazione: non avevo letto l’intervista di cui parla Lerner. In ogni caso, sono felice di averlo stupito. Per quanto mi riguarda, chiusa la questione e amici come prima. Piero Ostellino