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 2004  maggio 07 Venerdì calendario

Ritratto di Lynn il Mostro, La Stampa, 07/05/2004  diventata l’incarnazione del Male e della crudeltà, finita sulla prima pagina di tutti i giornali del mondo, vista e rivista in migliaia di reti televisive: con una sigaretta che le pende dalle labbra, osserva compiaciuta una piramide di prigionieri iracheni sbattuti uno sopra l’altro nudi e incappucciati o ride accanto a un altro detenuto costretto a masturbarsi di fronte a lei

Ritratto di Lynn il Mostro, La Stampa, 07/05/2004  diventata l’incarnazione del Male e della crudeltà, finita sulla prima pagina di tutti i giornali del mondo, vista e rivista in migliaia di reti televisive: con una sigaretta che le pende dalle labbra, osserva compiaciuta una piramide di prigionieri iracheni sbattuti uno sopra l’altro nudi e incappucciati o ride accanto a un altro detenuto costretto a masturbarsi di fronte a lei. E poi, come se tutto questo non bastasse, ieri è venuta fuori un’altra foto, dove c’è ancora lei che tiene al guinzaglio un iracheno come se fosse un cagnolino: foto che il ”Washington Post”, per «motivi di decenza», ha deciso di tagliare alla vita. Lynndie England, si chiama la soldatessa del 372esimo battaglione della polizia militare responsabile del carcere Abu Ghraib di Baghdad, passato dagli orrori di Saddam Hussein a quello che lo stesso presidente George W. Bush ha definito un «abominio» commesso dai suoi stessi soldati. E adesso, nella mente degli americani come di centinaia di milioni di musulmani e di cittadini del mondo offesi e disgustati da quelle immagini, la domanda è inevitabile: ma chi è la soldatessa England? O meglio: chi è mai questo Mostro? Lynndie England arriva da Fort Ashby, piccolo paesino rurale del West Virginia che, per ironia della sorte, è a solo poche miglia di distanza da quello dov’è cresciuta Jessica Lynch. Sì, proprio lei, la soldatessa catturata dagli iracheni l’anno scorso - nei primi giorni della guerra - nei pressi di Nassirya e, dopo la sua liberazione, diventata simbolo di quella che gli americani, ancora un anno fa, vedevano come una guerra giusta, che avrebbe protetto il loro Paese dal pericolo del terrorismo e portato agli iracheni libertà e prosperità. Un anno dopo un’altra figlia del West Virginia, 21 anni anche lei, diventa invece simbolo di una guerra che ha preso tutt’altro corso. Ma se si va a vedere la biografia di Lynn, come la chiamano in famiglia, non si trovano turbe psichiatriche né problemi di altro tipo. Solo racconti di una vita molto molto normale. Il papà, Kenneth, lavorava nelle ferrovie. La mamma, Terrie, lavora saltuariamente. Lynn ha altre due sorelle e la domenica, tutti assieme, andavano in una Chiesa presbiteriana. Come tutti da queste parti, il papà ogni tanto la portava a caccia, ma lei sparava solo ai tacchini e si rifiutava di colpire i cervi. Si sa anche che il suo show preferito erano ”The X-files” e che tra i suoi piaceri nella vita c’era quello di andare in bicicletta e, l’estate, fare il bagno in un vicino ruscello. Neppure alla Frankfort High School, la sua scuola, qualcuno ricorda episodi speciali. «Non era particolarmente studiosa, ma era una ragazza molto perbene e non ricordo di aver mai avuto problemi con lei», racconta Sandi Bradley, una delle sue insegnanti. Se aveva un passione erano i tornado: invece di fuggire, andava loro incontro per osservarli. Voleva fare la meteorologa, Lynn, ed è stato soprattutto per pagarsi gli studi che a 17 anni è entrata nelle riserve e poi, l’anno successivo, si è arruolata nell’esercito. Voleva studiare, voleva girare il mondo. E quando, l’anno scorso, le è arrivato l’ordine di partire per l’Iraq, non ha pensato a come avrebbe potuto finalmente sfogare ed esercitare il suo sadismo ma ha reagito in una forma molto più umana: ha pianto. «Ha pianto per due ore», ricorda Destiny Goin, la sua migliore amica. Sbarcata in Iraq, è stata assegnata al carcere di Abu Ghraib, dove il suo compito era quello di registrare e classificare i nuovi arrivati. Era orgogliosa di quello che faceva e in alcune foto mandate via e-mail alla famiglia e alle amiche la si vede sorridente a dorso di un cammello o assieme a un gattino che aveva adottato ed era diventato la sua mascotte. Ma la sera, finito il suo turno, spesso andava nel braccio A1, il corridoio dell’infamia, dove tra gli altri compagni c’era anche Charles Garner, il suo boy-friend che ride assieme a lei nelle foto della vergogna e che, secondo alcune voci non confermate, l’avrebbe anche messa incinta. Così lei adesso si ritrova al centro di una tempesta che ha creato un danno gravissimo, e per molti irreparabile, all’immagine del suo Paese. Che ci fosse qualcosa nell’aria, la sua famiglia lo ha appreso in gennaio. «Voglio che sappiate che ho avuto un problema», ha scritto. Non ci avevano fatto molto caso, ma adesso la casetta pre-fabbricata dove è cresciuta è circondata giorno e notte da decine di reporter arrivati dal mondo intero, la Cnn ha pure un elicottero che segue ogni movimento dei familiari. Nei primi giorni la mamma aveva difeso Lynn sostenendo che si trattava solo di «bravate da ragazzi» e che la figlia si era trovata «al posto sbagliato nel momento sbagliato». E se qualcuno rispondeva con scetticismo, allora lei si arrabbiava e replicava: e gli iracheni, sono tutti brava gente? Pensate che loro la Convenzione di Ginevra la rispettano? Volete che ammazzino liberamente i nostri ragazzi? C’era anche un vicino che cercava di spiegare che quei cappucci non sono poi così umilianti, che nei paraggi ci sono molti membri del Ku Klux Klan e che in fondo... Ma la controversia continua a montare e anche tra i concittadini di Lynn adesso c’è chi comincia a prendere le distanze. «Dovrebbero pagare caro per quello che hanno fatto», dice William McGregor, sergente dei Marines in pensione, riferendosi alla England e ai compagni che finiranno davanti alla Corte Marziale. Altri propongono soluzioni diverse, come quella di radere al suolo l’Iraq e far fuori tutti gli iracheni, popolo di ingrati. Poi c’è Kenneth, il papà di Lynn, che ieri sera è riuscito finalmente a parlare con la figlia, confinata in una base militare nel North Carolina. E che adesso se la prende con Bush e con Donald Rumsfeld, che hanno fatto della sua bambina il capro espiatorio. Poi sale, seguito da fotografi e giornalisti, a bordo di un vecchio pick-up con una decalcomania che dice: «Padre orgoglioso di un soldato americano». Lorenzo Soria