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 2004  maggio 03 Lunedì calendario

Venture capital, CorrierEconomia, 03/05/2004 Il fenomeno del golf Tiger Woods, Henry Kissinger e Andy Bechtolsheim, uno dei fondatori di Sun Microsystems, fanno parte del ristretto numero di facoltosi investitori che si ritroveranno ancora più ricchi se e quando Google, il più gettonato motore di ricerca Internet, andrà in Borsa

Venture capital, CorrierEconomia, 03/05/2004 Il fenomeno del golf Tiger Woods, Henry Kissinger e Andy Bechtolsheim, uno dei fondatori di Sun Microsystems, fanno parte del ristretto numero di facoltosi investitori che si ritroveranno ancora più ricchi se e quando Google, il più gettonato motore di ricerca Internet, andrà in Borsa. Il se è di rigore, perché Sergey Brin e Larry Page, i due maggiori azionisti della società, non avrebbero ancora preso una decisione definitiva. Anche se i primi contatti con le banche d’affari in vista del lancio di un’Ipo, ossia di un’offerta di azioni al pubblico, risalgono ad almeno un anno fa. Nelle ultime settimane, però, il tam tam di Wall Street si è fatto più frenetico, e le ultime indiscrezioni dicono che, con la designazione di Credit Suisse First Boston e Morgan Stanley a capofila dell’Ipo, trapelata lunedì scorso attraverso la fitta cortina di riserbo che circonda l’operazione, l’entrata in borsa di Google è ormai in dirittura d’arrivo. E che dopo l’Ipo la società avrà un valore di mercato compreso fra i 20 e i 25 miliardi di dollari. Google, nata dall’intuizione tecnologica di Brin e Page quando erano ancora studenti a Stanford, l’università californiana che ha fatto nascere molti grandi imprenditori di Silicon Valley, è uno dei più visibili successi del venture capital, ed è proprio grazie a questa strategia di finanziamento delle start-up che personaggi di mondi lontani dall’hi-tech, come lo sport, ne sono diventati azionisti quando ancora non era diventata un fenomeno globale. Il primo ”angelo” (così vengono chiamati a Wall Street gli investitori del venture capital), di Google era stato Bechtolsheim che, dopo un incontro con i due ideatori del motore di ricerca nel 1998, aveva firmato un assegno di 100 mila dollari, presto seguito da un secondo finanziamento dello stesso importo. Se le previsioni correnti sulle condizioni dell’Ipo saranno confermate, le azioni di Bechtolsheim comprate per 200 mila dollari valgono ora circa 300 milioni di dollari. Di un’analoga moltiplicazione del loro investimento beneficeranno gli altri angeli (fra i quali spicca Ram Shriram, ex dirigente di Netscape e di Amazon) che, nell’autunno 1998, avevano contribuito a portare a un milione di dollari il capitale iniziale di Google. Brin e Page, comunque, realizzeranno il bottino maggiore. Le loro quote, infatti, rappresenterebbero circa due quinti dell’intero capitale, ossia, al prezzo delle azioni previsto per l’Ipo, 9 miliardi di dollari. Poco meno di un anno dopo, nel giugno del 1999, mentre Google stava già diventando il motore di ricerca preferito dai più esperti utenti di Internet, Brin e Page avevano sollecitato un’altra iniezione di fondi. All’appello avevano risposto, con entusiasmo, diversi maggiorenti di Silicon Valley, fra cui Marc Andreessen (fondatore di Netscape), Pierre Omidyar (eBay) e Shawn Fanning, creatore di Napster. Ma il successo di Google aveva stimolato anche l’interesse di alcune finanziarie specializzate in venture capital, e in particolare di Sequoia Capital, che aveva sottoscritto il 14 per cento del capitale, e Kleiner Perkins Caufield & Bayers, la cui quota è stimata all’11 per cento. Altri fondi erano venuti da Angel Investors, una finanziaria che ha fra i suoi clienti Tiger Woods, il campione di basket Shaquille O’Neal, Kissinger e altre star. Fra gli investitori diretti figurano anche altri due protagonisti del boom di Internet, ossia Yahoo!, che, inizialmente, aveva utilizzato Google come motore di ricerca per il suo portale, investendo 10 milioni di dollari nella società che successivamente sarebbe diventata un concorrente diretto. Un analogo investimento era stato fatto da America Online, che può esercitare i diritti di acquisto su poco meno di due milioni di azioni al prezzo di circa 11 dollari per azione, molto inferiore a quello previsto da Wall Street per il collocamento in Borsa. Un altro investitore diretto è Frank Quattrone, il banchiere d’affari che era stato uno dei principali registi delle Ipo di società di Silicon Valley nella seconda metà degli anni ’90. Proprio in questi giorni, a Manhattan, si sta concludendo il processo che vede Quattrone imputato di depistaggio delle indagini su irregolarità commesse in qualità di dirigente di Csfb. Un altro beneficiario dell’Ipo sarà Stanford. La tecnologia del motore di ricerca, infatti, appartiene all’università, che possiede anche una partecipazione azionaria. Umberto Venturini