Isabella Bufacchi Il Sole-24 Ore, 13/04/2004 e 21/04/2004, 13 aprile 2004
Crack dimenticati: i tango-bond, Il Sole-24 Ore, 13/04/2004 Fare chiarezza sul buco nero dei Tango-bond
Crack dimenticati: i tango-bond, Il Sole-24 Ore, 13/04/2004 Fare chiarezza sul buco nero dei Tango-bond. Identificare i responsabili di un oscuro scandalo finanziario che, pur se surclassato dal clamore delle manette scattate per i dissesti Cirio e Parmalat, vede oltre 400mila risparmiatori italiani esposti per più di 14 miliardi di euro nel crack delle obbligazioni argentine, contro i «soli» 470 milioni di Tango-bond rimasti nei portafogli delle banche e gli 800 milioni nei conti gestiti. questo l’obiettivo del Parlamento che ha deciso di puntare un nuovo faro nel mare in tempesta del «risparmio tradito», questa volta mirando al caso argentino: è stata già avviata un’indagine conoscitiva a livello di Commissione Finanze alla Camera, e si sta mettendo in cantiere una Commissione d’inchiesta ad hoc (con poteri equiparabili a quelli della magistratura). In seguito all’indagine conoscitiva bicamerale che ha già sviscerato il rapporto tra banche, imprese e risparmio sulla scia dei dissesti Cirio e Parmalat, e in aggiunta all’avvio della discussione sulla nuova legge per riformare le autorità, la commissione Finanze alla Camera ha deciso di affondare il coltello su un potenziale caso di «risparmio tradito», quello dei bond argentini, che sta avendo un impatto ben più devastante sul portafoglio dei risparmiatori rispetto ai bond Parmalat e Cirio. Martedì prossimo la Commissione Finanze alla Camera convocherà Pier Carlo Padoan, direttore esecutivo per l’Italia al Fmi, e Nicola Stock, presidente della Task Force istituita dalle banche per tutelare gli interessi degli investitori privati. Obiettivo dell’incontro è capire come mai il 15,6% del debito argentino sia stato collocato in Italia (l’Italia è il Paese più esposto al mondo nel debito argentino in via di ristrutturazione contro il 10% della Svizzera, il 9% degli Usa, il 5% della Germania e il 3% del Giappone). Dopo l’Fmi e la Tfa sarà il turno di Consob e Associazione bancaria italiana. Il presidente della commissione Finanze, Giorgio La Malfa, ha scritto all’authority e all’Abi invitando i due organi, e dunque indirettamente anche il sistema bancario, a chiarire almeno tre passaggi oscuri della vicenda: 1) se è vero che i Tango-bond sono stati venduti dalle banche al dettaglio anche quando erano ormai emersi palesemente i segnali di una grave crisi finanziaria e se in quel caso l’investitore sia stato informato adeguatamente dell’alto rischio che stava correndo; 2) se è vero che bond argentini sono stati trasferiti dal portafoglio di proprietà delle banche e dai fondi delle banche alla clientela delle banche stesse, per scaricare sul risparmiatore titoli ad alto rischio prima del crack; 3) se è vero che Tango-bond siano stati acquistati sul mercato secondario internazionale dalle banche al prezzo di 80-70 comunque ben sotto la pari, per poi essere rivenduti a 100 alla clientela retail. Le domande che la commissione Finanze intende rivolgere all’Abi e alla Consob sono puntuali e soprattutto hanno l’obiettivo di capire perché le indagini della magistratura non siano scattate nel caso argentino almeno con la stessa forza d’urto dimostrata per i crack Cirio e Parmalat. Se le risposte non saranno ritenute adeguate ed esaustive, il lavoro della commissione andrà oltre. in arrivo alla Camera una proposta, a firma di Giorgio Benvenuto e altri, per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta, con poteri equiparabili a quelli della magistratura, per «accertare le circostanze che hanno portato alla diffusione dei Tango-bond presso i risparmiatori italiani», «verificare i comportamenti dei soggetti che hanno contribuito alla diffusione al pubblico dei bond argentini», e anche «riscontrare se i risparmiatori siano stati adeguatamente informati circa il livello e il progressivo deterioramento dei rating dell’Argentina». La commissione, in base alla bozza di proposta di legge che sarà messa a punto nei prossimi giorni, dovrebbe essere composta da 20 deputati: avrà tempo tre mesi per concludere i propri lavori. «Il colpo al risparmio degli italiani inferto dal crack argentino è terribile, la cifra è enorme, le banche coinvolte sono oltre 460 con una forte presenza in Veneto, Lombardia e Piemonte ma non si è ancora mosso nulla a difesa del risparmiatore - lamenta Benvenuto - Dobbiamo trovare uno strumento, in Parlamento, che sarà quello della commissione parlamentare d’inchiesta, per andare fino in fondo alla questione». Isabella Bufacchi Il Sole-24 Ore, 21/04/2004 Se l’Argentina resterà ferma sulla sua proposta di rimborso del debito in default in base al quale è previsto un taglio superiore al 90 per cento del valore di mercato delle obbligazioni, il governo italiano deve negare nuovamente il proprio assenso alla prossima revisione del prestito con il Fmi. questo l’orientamento espresso dal presidente della Commissione Finanza del Senato, Giorgio La Malfa, al termine dell’audizione di Nicola Stock, presidente della Task force Argentina (e copresidente del Global Committee of Argentina Bondholder, che rappresenta circa 36 miliardi di dollari di debito sui 57 totali detenuti da investitori esteri), ascoltato ieri in audizione come rappresentante di 450 mila obbligazionisti italiani in titoli argentini. «L’atteggiamento dell’Argentina è stato molto grave e negativo», ha sottolineato La Malfa. «La pretesa di non restituire il capitale è inaccettabile e a quelle condizioni, a nostro avviso, il governo italiano deve dire al suo rappresentante presso il Fondo monetario internazionale di non dare assenso alle successive intese per la revisione degli accordi sul prestito», ha aggiunto il presidente della Commissione Finanze. L’Italia si è già astenuta per la prima revisione degli accordi sul prestito come forma di pressione in vista dell’avvio dei negoziati tra l’Argentina e i creditori privati. Dal canto suo, Stock è apparso molto soddisfatto del sostegno politico ottenuto dal Parlamento e ha spiegato che è essenziale mantenere la pressione sul governo argentino. [...] R.Boc [Ndr. le audizioni continueranno probabilmente domani con i rappresentanti di Abi e Consob, chiamati per verificare il comportamento degli intermediari nella vicenda tango-bond]